Attualità

Milano / Verità e giustizia per Fausto e Iaio

Massimo Carminati, il Nar della banda della Magliana, assolto dall’accusa di omicidio dei due diciotteni del Leoncavallo nel 1978, è stato arrestato a Roma nell’inchiesta “Mafia capitale”. L’associazione dei familiari, dopo 36 anni, chiede ancora giustizia.

09 Dicembre 2014 - 10:36

Fausto e Iaiodi Babba Urra

Il 18 marzo 1978 a Milano, i due diciottenni Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci vicini al centro sociale Leoncavallo vennero uccisi per strada da otto colpi sparati da una calibro 32. Pochi giorni dopo i loro funerali, l’omicidio viene rivendicato dai terroristi neri dei Nar – brigata combattente fondata dal fascista romano Franco Anseli. Tra gli appartenenti al commando che ha ucciso Fausto e Iaio c’è Massimo Carminati, un criminale nero vicino alla banda della Magliana e ai i servizi segreti. Lo stesso Carminati che è stato arrestato il 4 dicembre a Roma nell’ambito dell’inchiesta ‘Mafia capitale’ con l’accusa di essere il quarto re della cupola mafiosa che gestisce gli affari criminali della capitale. Fausto e Iaio, prima di essere trucidati dal nucleo fascista in strada a Milano, stavano lavorando ad un reportage giornalistico sullo spaccio di eroina e cocaina a Milano.

Il nome di Massimo Carminati è contenuto dai primi anni Novanta, nelle carte dell’inchiesta sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio. Il 14 luglio 1997, il giudice Guido Salvini scrive infatti nell’ordinanza:”Le caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio sono decisamente compatibili con la persona di Massimo Carminati. L’impermeabile chiaro, indossato probabilmente da due degli aggressori, era del resto quasi una “divisa” per gli esponenti della destra romana. I collaboratori di giustizia Walter Sordi e Cristiano Fioravanti, sulla base di voci e di valutazioni di ambiente, hanno quindi indicato nel gruppo di Carminati il possibile responsabile del duplice omicidio di Milano”.

Nel settembre del 1999 però, la stessa Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione delle indagini sulla morte di Fausto e Iaio per mancanza di prove sufficienti a carico degli indagati neofascisti Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi. A trentasei anni di distanza dell’omicidio impunito, l’associazione familiari e amici di Fausto e Iaio è uscita con un comunicato ufficiale per chiedere “verità e giustizia sull’omicidio di via Mancinelli a Milano”.

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 > Il comunicato:

Gli ultimi sviluppi che riguardano l’inchiesta sulla nuova mafia di Roma e il ruolo di leadership di Massimo Carminati non colgono impreparata l ‘associazione familiari e amici di Fausto e Iaio.
Il nome di Massimo Carminati è contenuto dai primi anni Novanta, nelle carte dell’inchiesta sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio, avvenuto a Milano, in via Mancinelli, la sera del 18 marzo 1978 e rivendicato dalla “Brigata Combattente Franco Anselmi”.
Il 14 luglio 1997, il giudice Guido Salvini scrive infatti nell’ordinanza – sentenza N.271/80F:
«Le caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio sono decisamente compatibili con la persona di Massimo Carminati. L’impermeabile chiaro, indossato probabilmente da due degli aggressori, era del resto quasi una “divisa” per gli esponenti della destra romana. I collaboratori di giustizia Walter Sordi e Cristiano Fioravanti, sulla base di voci e di valutazioni di ambiente, hanno quindi indicato nel gruppo di Carminati il possibile responsabile del duplice omicidio di Milano.» E Massimo Carminati compare il 6 dicembre 2000 nel decreto di archiviazione del giudice Clementina Forleo.
«(.) Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva e in particolare degli attuali indagati (Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci), appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura de relato delle pur rilevanti dichiarazioni.» Alla luce delle nuove inchieste che coinvolgono Massimo Carminati nella più ampia associazione di stampo mafioso, l’associazione familiari e amici di Fausto e Iaio chiede che la verità e la giustizia sull’omicidio di via Mancinelli a Milano non venga archiviata.

Associazione familiari e amici di Fausto e Iaio

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> Il comunicato del csa Leoncavallo:

Sconcerta constatare la differenza di trattamento tra chi viene tacciato di eversione per manifestazioni legate alla difesa del territorio come quelle della Val di Susa ed è ancora in galera, e chi ha basato il proprio curriculum su fatti di sangue degli anni ’70, potendo proseguire poi con la violenza nelle curve fino agli attuali fatti di corruzione mafiosa. L’averli conosciuti nelle inchieste degli anni passati sembra non essere servito a nulla.
Ci sono nomi che non avremmo mai più voluto sentire…
Parliamo dei fascisti imputati anche per l’omicidio di Fausto e Iaio. La pista che i nostri compagni ci avevano indicato con il loro libro bianco sull’eroina a Milano ci portava all’eversione nera; noi abbiamo sempre sostenuto quella tesi.
Davano fastidio Fausto e Iaio non tanto perché pericolosi fisicamente, ma perché mettevano tutti nella posizione di poter leggere quei fatti. Fatti che a uno sguardo superficiale sembravano solo di cronaca nera, ma che erano dentro disegni più ampi. Toccavano proprio il cuore della democrazia e i valori che spesso la politica dice di voler difendere, ma nei fatti troppo spesso mette la testa sotto la sabbia.
Eppure i nomi di questi giorni li ricordiamo. La memoria è labile e noi, che ci siamo sempre dati questo compito, dovremmo ricordare sempre i fatti, i luoghi e i nomi, che guarda caso tornano, tornano, tornano… Liberi per insufficienza di prove (quelle sparite oppure distrutte).
Costoro, pur passati al setaccio dalla magistratura, hanno potuto vivere tranquilli. Anzi, ora lo possono vedere tutti, hanno potuto alimentare la Mafia, una cosa che, nostro malgrado, per abitudine, oramai non fa più nessun effetto.

Csa Leoncavallo