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Milano / Altri arresti per la #NoExpoMayDay [audio+comunicato]

Detenzione cautelare per cinque attivisti milanesi e altettanti giovani greci, tutti accusati di devastazione e saccheggio. Autonomia diffusa: “Non lasciare soli i compagni, non arretrare di un passo”.

12 Novembre 2015 - 14:50

#NoExpoMayDay, © Michele LapiniCon l’accusa di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e travisamento durante “MayDayParade No-Expo” del 1 maggio a Milano, dieci persone sono state arrestate oggi dalla polizia a Milano e in Grecia. Si tratta di cinque giovani milanesi definiti dagli inquirenti come appartenenti alla locale area “anarco squatter/antagonista” e “già noti nell’ambiente”, e cinque anarchici greci. Inoltre, altre persone sono indagate a piede libero per gli stessi reati: tre milanesi, un ragazzo comasco e un greco.

Nei mesi passati, in aggiunta ai manifestanti arrestati in flagranza durante il corteo NoExpo, anche altri due giovani erano stati colpiti da misure cautelari.

Per arrivare ad identificare gli attivisti, la polizia ha dichiarato di aver passato al vaglio, fotogramma per fotogramma, ben 600 Gb di materiale multimediale attraverso i video realizzati dalla polizia scientifica, le foto scattate dai fotoreporter e le immagini trasmesse dalle televisioni presenti il giorno della manifestazione in piazza.

Intervistato dai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’avvocato nominato da tre degli attivisti in carcere Eugenio Losco ha denunciato: “Sono state eseguite le perquisizioni e uno dei miei assistiti è stato portato in questura e sottoposto all’esame del Dna”. E a proposito dei suoi clienti il legale ha inoltre dichiarato: “Non ho potuto ancora vedere il fascicolo perché stanno ancora eseguendo le ordinanze. Finché non c’è la prova dell’avvenuta esecuzione non mi danno accesso al fascicolo, contrariamente alla stampa che invece pare sapere già tutto di questa ordinanza”.

> Audio da Radio Onda d’Urto

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Il comunicato di “Autonomia diffusa”:

Expo non è finito, solidarietà con i compagni colpiti dalla repressione

La festa è finita, dopo 6 mesi il grande evento è arrivato al capolinea, ma i festeggiamenti tra applausi, abbracci e complimenti a quanto sembra non sono ancora finiti. Impresse rimarranno le immagini dei giovani volontari sfruttati a fare festa tra i padiglioni vuoti dopo mesi di duro volontariato. Champagne e musica, il mix giusto per fuggire dalla realtà e il futuro che li aspetta, un riconoscimento dovuto a chi ha fatto risparmiare un sacco di soldi ai signori di Expo.

Quanto ci mancheranno gli articoli di giornale pro-Expo, le lunghe code, i gossip sul padiglione del Giappone e quella stessa frase che si sentiva in metro, ai bar, ai parchi, in università, al lavoro: “Non sono riuscito a vedere niente, ma le luci erano stupende e poi c’era tanta gente, ne valeva la pena!”

E ora arriva anche il conto da pagare per chi quel Primo Maggio decise di non seguire l’orchestra e di ribellarsi rovinando la festa ad Expo. Gli occhi del mondo erano puntati sulla capitale economica italiana e ciò che doveva essere la massima espressione del modello Renzi venne oscurato dalla rabbia e dagli scontri che quel giorno sconvolsero Milano.

Dieci persone tra Milano e Grecia sono stati arrestati con le pesanti accuse di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e travisamento. Altre cinque persone sono indagate a piede libero.

C’e chi si è indignato spacciandosi per sociologo della rivolta, chi ha marciato il giorno dopo munito di spugnette sdegnato da mura di palazzi signorili deturpate da scritte e risentito in difesa della proprietà: per la vetrina di una banca venuta giù o le fiamme di un’auto di lusso. Noi, invece, ci ricordiamo la violenza mediatica che ha costretto migliaia di giovani a lavorare gratis per Expo con la speranza di essere gratificati con una esperienza da inserire nel curriculum. Ci ricordiamo degli appalti truccati, del consumo del suolo, della farsa del cibo per la vita, degli arresti che hanno portato al cambio della cupola di Expo, delle opere inutili come La BreBeMi e la Tem. Di tutto questo media e benpensanti non ne hanno parlato e non ne parleranno mai. Così come non si parla dell’attacco alla scuola, la precettazione di quattro scioperi, gli sgomberi contro i poveri dei quartieri popolari, il vuoto, la distruzione di ogni appartenenza e legame vero che lascia gli individui soli davanti al mondo, catapultati verso una competizione continua tra esseri viventi che stanno uno peggio dell’altro. Perché bisogna dirlo: la rivolta del Primo Maggio è anche esistenziale, segno dei tempi che stiamo vivendo.

Questa operazione vuole colpire chi ogni giorno in mezzo a mille difficoltà con forza e coraggio cerca di costruire delle possibilità di vita diverse, di strappare quella dignità che viene calpestata in nome del profitto. Il nostro compito ora consiste nel non lasciare soli i compagni colpiti dalla repressione, non arretrare di un passo rispetto alle lotte che portiamo avanti e rilanciare da qui, perché Expo non è finito. Il grande evento continua ad esistere come modello di governo e legittimazione delle porcherie di quella parte della società che siede in alto e si distribuisce oneri e opportunità speculando sulla pelle della povera gente. Non a caso il Prefetto Tronca (lo sceriffo di Expo) è stato trasferito a Roma nella veste di Commissario Speciale per garantire lo svolgimento del Giubileo Romano, un modello Expo da esportare per un’altra occasione da cogliere per migliorare un dispositivo atto al controllo e ad ingrossare sempre di più le tasche di palazzinari e speculatori .

Le lotte non si arrestano, chi ha devastato e saccheggiato Milano è stato Expo!

Tutt* Liber*!

Autonomia diffusa – Milano