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Merola contestato da educatori e attivisti per la casa

E’ successo ieri durante un incontro pubblico, Usb: “Dal sindaco solo slogan elettorali per evitare il confronto”. Intanto il Comitato cittadino per la difesa e valorizzazione del Welfare: “Raccolte 1.100 firme sulla riorganizzazione dei servizi sociali”.

31 Maggio 2016 - 16:20

vou“Merola, contestato da educatori e militanti di Asia, si sottrae al confronto”. Lo rende noto l’Usb: ieri il sindaco “e la componente sociale che lo accompagna nella sua campagna elettorale, sono tornati a parlare dei servizi sociali della nostra città. Lo hanno fatto in un incontro pubblico, ma al centro sociale Montanari erano presenti solo pochi sostenitori Pd. Abbiamo ricordato la decisione di esternalizzare i servizi sociali all’Asp unica, la riduzione della copertura oraria per i bambini disabili nelle scuole, l’affondo contro educatori e insegnanti delle scuole comunali, la decisione di trasferire la gestione di alcuni servizi educativi pubblici alla Ies, l’investimento nel volontariato a danno di operatori e utenti, le forme di retribuzione al limite delle regole. Abbiamo ricordato  i cruenti sgomberi di strutture occupate a scopo abitativo, in cui risiedevano persone in condizioni di povertà. Proprio durante questi sgomberi, i bambini hanno dovuto assistere alla frammentazione del nucleo familiare, hanno dovuto sopportare scene in cui insieme ai propri genitori fuggivano per sottrarsi alle cariche della polizia, proprio come avviene nei paesi in guerra. È grave e vergognoso che a Bologna nel 2016 Merola abbia stabilito che la soluzione all’emergenza abitativa debba essere l’emergenza stessa. Infatti la giunta non ha prodotto un solo atto per risolvere un problema che è diventato strutturale e che colpisce i poveri, i più indifesi, sbattendoli in strada, indebolendo chi dovrebbe occuparsi di loro, proprio quelle e quegli assistenti sociali a cui paradossalmente oggi il sindaco va chiedere ancora fiducia. Merola ha parlato al suo pubblico con slogan elettorali e propagandistici, senza rispondere nel merito delle questioni, raccontando l’esatto opposto di quanto fatto dalla sua giunta in questi anni“.

Fornisce un aggiornamento sulle proprie attività, intanto, il Comitato cittadino per la difesa e valorizzazione del Welfare, che a fine 2015 fu costituito da operatori sociali di diverse professionalità “come proseguimento dell’attivismo dello scorso anno grazie al quale la Giunta comunale ha deciso di rinviare temporaneamente il trasferimento del Servizio Sociale Territoriale all’Asp Città di Bologna a decorrere dall’1 gennaio 2017″. Il Comitato ha tenuto aperto il dialogo con la cittadinanza “attraverso una raccolta firme rivolta ai residenti del Comune di Bologna e dell’area metropolitana che ci ha permesso di raccogliere, nel giro di poche settimane, oltre 1.100 firme. Tale attività ha rappresentato principalmente un’occasione per parlare e sensibilizzare un numero elevato di persone, trovando alleanze, critiche e un confronto che, a volte, ha fatto
anche rivedere ad alcuni cittadini la percezione che hanno dei Servizi, resi edotti delle grandi difficoltà in cui versano gli operatori”. Il consenso dei cittadini in merito all’appello del Comitato, sottoscritto e sostenuto anche dai sindacati di base Cobas e Sgb, “ha rafforzato, a nostro avviso, la richiesta che poniamo a tutti candidati sindaco di attivarsi per una riorganizzazione urgente e seria dei Servizi Sociali Territoriali, nell’ambito di una gestione diretta e con personale alle dipendenze del Comune”. Scrive il Comitato: “Noi crediamo che la gestione diretta del Servizio Sociale Territoriale da parte dell’amministrazione comunale, introducendo criteri cittadini di omogeneità all’interno dei Quartieri, possa rappresentare l’unica opportunità per realizzare il buon governo della città e della cosa pubblica. Scelte diverse dalla gestione diretta, quali le esternalizzazioni, sono a nostro avviso puramente dettate da motivi di contenimento della spesa e possono pertanto mettere a rischio lo svolgimento del delicato ruolo degli operatori sociali, volto a sostenere e ad assistere le fasce più fragili della popolazione, che non deve risentire di logiche aziendali ed imprenditoriali. Il lavoro sociale infatti, per sua natura, come l’attività educativa, necessita di un lavoro competente e ‘lento’, i cui frutti si possono raccogliere dopo anni. A fronte di queste considerazioni, sollecitiamo pertanto tutti i soggetti interessati ed in particolare i decisori politici ad avviare una profonda riflessione sullo scenario passato, attuale e futuro del sistema di Welfare del Comune di Bologna, in considerazione dell’estrema importanza che la configurazione dei Servizi Sociali Territoriali determina sulle vite personali e familiari della cittadinanza e degli operatori stessi, chiamati a lavorare con crescente dedizione e impegno in un’ottica comunitaria e generativa”.