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Mensa, finite misure cautelari: “Siamo ancora qua”

Cua: “Tira vento di tempesta dalle rocche accademiche, bene, da settembre continueremo a dare battaglia”. Intanto si apprende che sarebbero tre i docenti indagati per gli ‘esami collettivi’.

14 Luglio 2017 - 15:42

“Finalmente liberi dall‘obbligo di firma gli studenti che avevano partecipato alle manifestazioni di protesta per una mensa più accessibile”. Ne dà notizia un comunicato del Cua.

Prosegue il collettivo: “Insieme a centinaia di altri studenti e studentesse avevano lottato con determinazione e generosità contro il caro-mensa e il folle dispositivo poliziesco messo in atto da Università e Questura. Questo nel tentativo di ostacolare le giuste rivendicazioni di chi usufruisce del servizio pessimo e costoso della mensa (lo ricordiamo: 6.80 euro per un pasto!) a fronte della totale incapacità dell’Università di gestire un bisogno primario come l’accesso al cibo per noi studenti e studentesse. Per i giovani in questione era stata addirittura formulata l’accusa di estorsione e richiesti gli arresti domiciliari! Caduta in sede giudiziaria e comminato l’obbligo di firma in Questura, era sin da subito chiaro come l’attacco repressivo fosse utile a criminalizzare una lotta giusta e legittima, ma che causava molti malumori ai piani alti di Er.go e Alma Mater evidentemente vicini agli interessi di Elior (la cooperativa che gestisce la mensa) piuttosto che con gli studenti e studentesse che manifestavano le problematiche di un servizio universitario tra i più cari d’Italia! Ancora una volta si è preferito reprimere invece di risolvere, ma chi sta dalla parte del giusto non si ferma davanti a chi tenta di silenziare in questo modo le istanze poste”.

Si legge in conclusione: “Dalle strade alle aule accusatorie dei tribunali sono stati mesi di dure battaglie. Mesi in cui l’Università di Ubertini a braccetto con la Questura ha in ogni modo tentiamato di estirpare dalla zona universitaria migliaia di giovani studenti e studentesse. Non ce l’ha fatta. Siamo ancora qui, in via zamboni e piazza verdi con la cultura autogestita, i nostri comportamenti e le lotte sociali. Tira vento di tempesta dalle rocche accademiche, bene, da settembre continueremo a dare battaglia, a strappare pezzi di reddito, a difendere i nostri spazi di aggregazione, a conquistarne di nuovi. Liber tutt!”

Intanto, a quanto si apprende, sarebbero tre i docenti dell’Università di Bologna indagati per abuso d’ufficio per aver acconsentito agli ‘esami collettivi’, permettendo ossia ad alcuni studenti sospesi di sostenere i colloqui durante l’ultima sessione, senza verbalizzare.  Nessuno dei tre sarebbe ancora stato sentito in Procura.