Acabnews Bologna

Martedì corteo da piazza Verdi: “I diritti si conquistano a spinta” [comunicati]

L’appello al movimento lanciato dal Cua in vista della manifestazione di martedì 4 giugno’013, ore 18 da piazza Verdi. I Comunicati di Crash, Hobo, Làbas, Vag61, Cas, Xm24, Bartleby, Volya, Rete dei comunisti e singoli cittadini.

01 Giugno 2013 - 09:54

Appello al movimento per il corteo di martedì 4 giugno

“I diritti si conquistano a spinta”

Lunedì 23 maggio in centinaia abbiamo cacciato le forze dell’ordine da piazza Verdi. Con la polizia che scappa a gambe levate abbiamo conquistato il diritto di fare assemblea e di immaginare una zona universitaria costruita dal basso, dai soggetti che la vivono e la attraversano.

La provocazione di lunedì è stata intollerabile: il diritto alla libertà di parola, alla libertà di espressione rappresenta per noi un diritto inalienabile, un qualcosa di fronte al quale non poniamo alcun limite alla legittimità di ogni atto di resistenza.

Di questo ci parlano le giornate appena trascorse. Di resistenza ma allo stesso tempo di costruzione di una nuova piazza Verdi e di una nuova zona universitaria: libera, tollerante, solidale.

Su piazza Verdi spesso ha parlato chi non ci ha messo mai piede e si guarda bene dal farlo, ora vogliamo che a decidere siano appunto i soggetti che la vivono ogni giorno.

I diritti si conquistano a spinta, dicevamo e scrivevamo qualche giorno fa.

Dalle barricate in via Zamboni di giovedì 23 con la quali abbiamo spezzato le cariche della celere che voleva impedire un’assemblea con delle lavoratrici, fino alla fuga delle forze dell’ordine di lunedì abbiamo dimostrato che con determinazione e coraggio è possibile conquistare i nostri diritti e verificare nei fatti che la lotta paga!

E allora proviamo a portare in città tutta la ricchezza e la determinazione che questa settimana ci consegna in zona universitaria. Portiamo in piazza la Bologna delle lotte, quella solidale e capace di pensare alla trasformazione come una sfida e non come uno spauracchio da cui fuggire. Quella Bologna che lunedì si è ritrovata in piazza Verdi insieme a centinaia di studenti e studentesse per difendere i diritti e la dignità.

Rilanciamo, per martedì 4 giugno alle 18, un corteo dove tutti quelli che hanno difeso piazza Verdi da un gravissimo attacco alla libertà di espressione possano trovare un luogo accogliente e capace di testimoniare la ricchezza di chi vive la piazza.

Non si può vedere la zona universitaria solo come una vetrina, come un salotto buono della città attraversata da studenti-consumatori in una dimensione da deserto sociale. Questo vogliamo testimoniare riprendendoci le strade, insieme alla voglia di creare un nuovo momento di lotta, tutti e tutte insieme, nella nostra zona universitaria.

Invitiamo a scendere in piazza la Bologna che ha costruito come un corpo unico le grandi giornate di resistenza del 23 e del 27 maggio, la Bologna che ha liberato piazza Verdi dall’oppressiva volontà di repressione del forze dell’ordine e che ha dimostrato che i diritti è possibile conquistarseli tutt* insieme!

I diritti si conquistano a spinta!

Fino alla vittoria!

Collettivo Universitario Autonomo

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Siete circondati, arrendetevi

Lo abbiamo detto lunedì scorso da Piazza Verdi appena liberata: abbiamo vinto. Adesso lo ripetiamo: insieme a poliziotti e carabinieri, abbiamo per ora cacciato da Piazza Verdi i loro mandanti politici. Parlano di “dietrofront”, è una disfatta. Come da copione, allora, ecco che la Procura si sostituisce a un potere politico incapace e alle corde: 35 denunce per aver difeso e praticato il legittimo diritto a riunirsi e discutere, a respingere i tentativi di militarizzazione degli spazi urbani e della zona universitaria. A queste si aggiungono le veline su misure repressive per altre iniziative politiche di mesi e anni trascorsi, come quando nello scorso dicembre – insieme ai lavoratori della logistica – studenti/esse e precari/e hanno picchettato il punto vendita Ikea di Bologna. I giornali parlano senza troppo pudore della “controffensiva della Procura”, mostrando involontariamente la vera
natura di queste ennesime denunce: si tratta di un maldestro tentativo di intimidazione mafiosa contro il diritto di resistenza e di espressione collettiva.

Dal canto nostro, rivendichiamo con ancora più forza tutto ciò che abbiamo fatto con tante e tanti e che continueremo a fare: dalla prima  sedia messa in via Zamboni per difendere lo svolgimento di un’assemblea fino all’ultimo poliziotto cacciato da PiazzaVerdi, dalle campagne per la riduzione dei costi della mensa alle iniziative di discussione e socialità, politiche e culturali, con cui stiamo costruendo una nuova università e spazi metropolitani da vivere in comune. É con questa determinazione che sabato 1 giugno saremo alla manifestazione contro la Granarolo e le cooperative della logistica (h. 15 da Piazza Nettuno) e martedì 4 giugno al corteo da Piazza Verdi alle 18, per poi continuare a riempirla di assemblee e iniziative. Perché le lotte dei facchini e degli studenti hanno in comune la battaglia contro le condizioni di sfruttamento e di precarizzazione, contro il restringimento degli spazi di agibilità politica e sociale (dal diritto agli spazi metropolitani a
quello di sciopero), per la dignità e per trasformare collettivamente le nostre vite.
Denunce e misure repressive, dunque, dimostrano solo una cosa: la debolezza di un potere politico in crisi e privo di legittimità. Noi ve lo ripetiamo, ancora una volta: toglietevi dimezzo, perché non potete fermare il vento.

Hobo – Laboratorio dei Saperi Comuni

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Tutti in piazza dopo lo sciopero dei facchini e la spinta di Piazza Verdi

In pochi giorni nella nostra città sono accaduti episodi davvero gravi: la prefettura di Bologna su consiglio del Garante Nazionale per il diritto di sciopero, attacca tutte le iniziative dei facchini, dallo sciopero, al picchetto, fino al blocco dei cancelli delle azienda, demandando alla questura il compito di reprimere il movimento operaio; e poi i recenti eventi di Piazza Verdi con l’aggressione, giovedì scorso, alle operaie della Sodexo invitate dagli studenti da parte dei vigili, carabinieri e poliziotti; e poi l’ignobile forca caudina di lunedì, allestita dalle autorità cittadine, che voleva opprimere il diritto d’espressione e d’assemblea rivendicato dagli studenti. Crediamo che questa gravi provocazioni di inusitata violenza da parte delle istituzioni contro il diritto di sciopero, d’espressione e d’assemblea, non riguardino solo il movimento dei facchini, e gli studenti di piazza Verdi, ma invitano tutte le lotte della città ad esprimersi, e ad alzare la voce insieme, per costruire un coro che spinga in avanti i nostri diritti e la piena legittimità delle lotte sociali ad esprimersi nella città.

Proprio come stanno facendo i facchini, che una volta ricevute le prime intimazioni delle istituzioni, non si sono fatti intimidire, ma hanno spinto avanti con gli scioperi, con i picchetti, e con i blocchi ai cancelli delle azienda, una tra tutte la Granarolo.

Proprio come hanno fatto gli studenti e i precari lunedì scorso che davanti alla provocazione cilena volta ad umiliare e oltraggiare il diritto d’espressione e all’assemblea, non hanno chinato la testa, ma anzi a testa alta hanno spinto, e spinto ancora per conquistare un diritto su cui non si transige e che segna un limite invalicabile per cui la resistenza non solo è legittima, ma necessaria!

Se questa è la prima manifestazione di governo territoriale delle lotte ai tempi della crisi e dell’austerità, non si può restare indifferenti! E’ necessario che dalla Bologna ribelle, solidale, e degna ci si muova nella direzione giusta di un secco e deciso “No!”, e ci si muova ancora tutti e tutte insieme in avanti, e a spinta, per conquistare i nostri diritti.

Invitiamo tutta la città a partecipare al corteo dei facchini sabato 1 giugno alle 15h in piazza Nettuno, per gridare forte “Siamo tutti facchini!”, “Scarichiamo la Granarolo! Scarichiamo l’austerità! Scarichiamo il divieto di sciopero!”

E confermando la nostra partecipazione al corteo promosso dal Collettivo Universitario Autonomo per martedì prossimo alle 18h in piazza Verdi, facciamo appello a tutte le lotte della città ad esprimersi e a partecipare alla giornata di lotta “I diritti si conquistano a spinta!”.

Laboratorio Crash

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I diritti si conquistano a spinta

Un dibattito mutevole per una piazza multiforme

In questi giorni, sui giornali di questa città, abbiamo assistito a un dibattito a nostro avviso deplorevole: da una parte istituzioni e forze dell’ordine che, riguardo ai fatti di giovedì e lunedì scorsi, si sono giocati il ruolo di vittime inermi e indifese aggredite da studenti e attivisti organizzati e violenti; dall’altra una strumentalizzazione dei fatti che ha dipinto un contesto che ha acuito la contrapposizione tra cittadini e studenti senza avere il merito di sciogliere i nodi di ciò che è accaduto realmente.

In questi termini, risulta a nostro parere necessario, raccontare gli avvenimenti in modo chiaro con la consapevolezza di doverlo fare collocando i fatti nel giusto contesto.

Per iniziare pensiamo sia doveroso un ripasso di cronaca: giovedì 23 ci sono i primi scontri fra forze dell’ordine e studenti, perché viene intimato di fare un’assemblea senza amplificazione. Quella sera siamo accorsi perché, appena abbiamo sentito cosa stava succedendo in piazza Verdi, si stava verificando un’ingiustificabile tentativo di restrizione degli spazi di libertà.

Pensiamo, infatti, che un’assemblea in una piazza pubblica, con l’amplificazione, non possa essere considerata alla stregua di un rave party che devasta la zona e le auto dei suoi abitanti.

Lunedì 27 volevamo partecipare ad un’assemblea pubblica: un momento di confronto sugli episodi precedenti e sul modo di ripensare collettivamente piazza Verdi, ma anche l’occasione per dire che questa piazza non è il fortino e la roccaforte nella quale ci vogliamo chiudere, ma da qui, cogliendo gli spunti che questa parentesi urbana offre, parlare di una città in cui l’amministrazione procede tramite ordinanze e divieti al disciplinamento della socialità.

Quella sera le forze dell’ordine sbarrano la strada a chi, con il megafono, chiede solamente di riunirsi e discutere, pretendendo provocatoriamente che il passaggio avvenga tra due cordoni di polizia dopo aver lasciato i documenti.

Davanti a questa scena, ancora una volta, è scattata la determinazione dei nostri corpi: abbiamo spinto. Spinto perché dietro di noi studenti e studentesse gridavano “assemblea!assemblea!” e questo grido dava ragione alle nostre spinte; abbiamo spinto per provare che le ordinanze non possono disciplinare i nostri corpi; abbiamo spinto per non lasciarci ridurre al silenzio e per riprenderci la possibilità di parola sulla nostra città.

Nei giorni scorsi, grazie a questa determinazione di tant* e divers*, piazza Verdi ha vissuto di dibatti, musica, sport, inchieste contro il caro vita, pranzi sociali, cultura; è stata colorata da una socialità che non è quella dei locali alla moda dove consumare alcolici né quella che devasta i luoghi nei quali si manifesta.

Il dibattito delle ultime ore ha lasciato il posto alla reazione della questura: pronte più di venti denunce per chi era in piazza. Ci sembra fuori luogo il vittimismo delle forze dell’ordine: si parla di un ammutinamento dovuto alla condanna di un celerino del 17 maggio scorso; dell’insicurezza dei reparti a causa delle ultime vicende giudiziarie (da Aldrovandi a Martina) che ha costretto il responsabile dei reparti mobili a venire da Roma ben due volte. Sappiamo, e pensiamo lo sappiano anche i giornalisti attenti, che il 17 maggio in tribunale abbiamo preso parola per denunciare l’omertà del VII reparto e l’assenza di un numero identificativo, per ricordare alla città le tante aggressioni delle quali si è reso protagonista sempre impunito e per chiedere che, sulla vicenda di Martina, ci fosse giustizia.

Quindici giorni dopo, le vicende di piazza Verdi vengono strumentalmente usate per ribaltare l’ordine del discorso: ancora una volta i carnefici svestono i loro panni e provano ad indossare quelli delle vittime. Questo atteggiamento dimostra la presenza di un potere in città che non accetta di essere giudicato e per questo continua a fare pressioni sulle altre istituzioni cittadine. Sappiamo che le condanne subite da questo celerino o dagli agenti di Ferrara per l’omicidio Aldrovandi sono irrisorie nelle pene, ma hanno una grande forza simbolica: non si può tollerare la violenza gratuita delle forze dell’ordine coperta dalle divise.

Martedì 4 giugno animeremo tutto il giorno piazza Verdi, sin dalle 12.30 come ogni settimana con il pranzo sociale contro la crisi, riempiendo quello spazio con la produzione di socialità altra, di dibattito, discussione e confronto che crediamo debbano essere la cifra di lettura di questa piazza. Alle 16.30 ci incontreremo con il “comitato Art.33”, promotore del referendum sui finanziamenti alle scuole paritarie.

Esprimiamo massima complicità e totale solidarietà ai denunciati per i fatti in questione.

Per questo alle 18.00 animeremo il corteo che da piazza Verdi attraverserà Bologna. Ci saremo perché si sta giocando sulla nostra pelle e perché crediamo che gli spazi di libertà vadano difesi e conquistati.

Le denunce non ci spaventano, i manganelli non ci fermano, il vittimismo non ci impietosisce, la cattiva informazione non ci racconta.

Làbas occupato

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Tracciando mappe di libertà

I fatti accaduti nelle settimane scorse in piazza Verdi lasciano vivo il ricordo di chi non ha accettato e non accetterà mai alcuna condizione o limite al proprio desiderio di condivisione e discussione collettiva. La reazione determinata all’occupazione militare della piazza operata dalle forze dell’ordine ha espresso con chiarezza la volontà di centinaia di student* e precar* di rivendicare, in zona universitaria come in qualsiasi altra piazza pubblica, i propri spazi di libertà e autonomia, sempre più necessari in epoca di crisi economica e austerità. Mai come ora le piazze e le strade delle nostre città devono assumersi a luoghi di solidarietà sociale e partecipazione. Non ci sono regolamenti comunali e non ci sono strumentalizzazioni che possano tenere. Le dichiarazioni roboanti dell’amministrazione comunale e di quartiere rispetto all’utlizzo dell’amplificazione durante le assemblee portano con sè qualcosa di tragicomico. Le patetiche rimostranze dei sindacati di polizia, il tentativo infelice di giocare il ruolo delle vittime, il confronto a distanza tra comune e prefettura, lasciano trasparire ancora una volta la totale miopia di chi governa questa città e crede di poter gestire ogni manifestazione di dissenso e ogni tentativo di costruzione dal basso di una città altra come una questione di ordine pubblico, e a colpi di manganello.

Respingiamo in toto il tentativo di criminalizzazione operato in questi giorni e esprimiamo massima solidarietà e complicità ai denunciati per i fatti dei giorni scorsi. Invitiamo anche a partecipare al corteo di martedì 4/6 con concentramento alle 18.00 in piazza Verdi, per continuare insieme a tracciare mappe di libertà.

Vag61

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Non solo piazza Verdi

L’Amministrazione comunale ha dimostrato in queste ultime settimane una totale incapacità a confrontarsi con le diverse istanze che dal basso venivano poste al centro del dibattito pubblico; un’incapacità che si è palesata di fronte alle mobilitazioni sul referendum per la difesa della scuola pubblica, alle proteste delle maestre contro i processi di privatizzazione, a quella dei facchini licenziati, all’occupazione di case e alle lotte contro la costruzione di inutili infrastrutture, alle manifestazioni per la riapertura di spazi sociali autogestiti e l’inagibilità di quelli fascisti. Tutto ciò ha avuto un’unica risposta: una totale chiusura.

La presenza in Piazza Verdi di diverse centinaia di persone, lunedì 27 maggio, oltre a denunciare quanto accaduto nello stesso luogo il giovedì precedente, intendeva, nel creare un momento di confronto pubblico e aperto, denunciare la non gestione delle tante questioni sociali ancora irrisolte in città. Una mobilitazione che ha incontrato esclusivamente la presenza delle forze dell’ordine già in assetto antisommossa, una presenza atta ad impedire un’assemblea pubblica.

Quello che si intendeva bloccare era il diritto all’autorganizzazione e all’autogestione di iniziative pubbliche in un luogo della città che si intende sterilizzare e consegnare alla logica del mercato.

La città che viviamo la costruiamo giorno per giorno, attraverso la presenza nelle piazze e nelle lotte, nei percorsi di mobilitazione per i diritti e per tutto quello che ci spetta. Non saranno un cordone di polizia o decine denunce a fermare il vento della riappropriazione collettiva, aperta e partecipata degli spazi pubblici.

Solidarietà ai denunciati

Martedì 4 giugno ore 18 Piazza Verdi

Spazio pubblico autogestito XM24*

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La spinta non è un principio della dinamica ma un metodo per conquistare diritti

Piazza Verdi in questi giorni è diventata un simbolo, un simbolo di lotta e di vittoria degli studenti e dei precari che la vivono e la attraversano quotidianamente, contro chi su quella piazza vorrebbe calare il sipario della normalizzazion e dell’appiattimento del dissenso.Abbiamo resistito, fianco a fianco con tutti coloro che credono nel diritto di espressione e abbiamo vinto, rispondendo con decisione alle cariche della polizia, alzando le barricate dei diritti e liberando la piazza.

Da queste giornate ne traiamo una riconferma cosi fondamentale che come studenti e studentesse medie ritorneremo in quella piazza liberata, perchè la caparbietà e l’insistenza nel dar battaglia per prendersi a spinta i propri diritti, dimostra che solo la lotta paga.Dopo il 27 maggio architettato a giornata di repressione e violenza e trasformato da tutti e tutte in un lunedì di gioia, di libertà e di vittoria, la determinazione nel conquistare la piazza e riprendersi il diritto di fare assemblea lo riporteremo, con la gioia di questa vittoria nelle nostre scuole e nelle prossime lotte per prenderci le nostre aulette autogestite.

Convinti che le piazze come le scuole sono nostre, sono di chi le vive quotidianamente, di chi le attraversa e di chi si batte per migliorarle, confermiamo la nostra presenza al corteo di martedi dalle 18 in Piazza Verdi.

I DIRITTI SI CONQUISTANO A SPINTA

Collettivo Autonomo Studentesco

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Noi saremo tutto e saremo dappertutto!

Gli eventi paradossali che in queste ultime settimane hanno segnato gli spazi e le strade di questa città, attorno a Piazza Verdi e oltre, ci consegnano e confermano un dato a tutti evidente, l’assoluta incapacità di questa amministrazione a relazionarsi con la composizione della città che governa.
Una distanza che assume i tratti dell’ottusità e della repressione in senso più classico.
Apprendiamo di piani innovativi con l’obiettivo di rilanciare un’immagine appannata, di scrollarsi di dosso il provincialismo, di ripulire il salotto universitario dai suoi “rumorosi” abitanti e dalle loro assemblee amplificate.
Gentrification e tortellini insomma. Così immancabilmente la polvere finisce sotto il tappeto. E’ la stessa logica per cui alle maestre in mobilitazione con poca eleganza si risponde che hanno “rotto le palle”, che ha guidato la mossa miserabile di sequestrare le coperte ai migranti nord africani come soluzione al problema della mancanza di posti letto dentro strutture che dovrebbero ospitarli, che ha portato le 60 persone in strada sgomberate da un’occupazione abitativa il 22 dicembre con il termometro fisso sotto lo zero. La scrollatina di spalle di fronte alla debacle del referendum sulla scuola pubblica o meglio ancora la vicenda del Cinema Arcobaleno, riaperto da centinaia di cittadini più di un anno fa, prontamente sgomberato dall’amministrazione che ora intende farne, tanto per cambiare, dei negozi. La stessa amministrazione che ha chiuso Bartleby, minaccia xm24 e Atlantide e minaccia ogni spazio di libertà in questa città.
Fino a Lunedì scorso in cui per entrare in Piazza Verdi è stato chiesto agli studenti di mettersi ordinatamente in fila indiana, tra due file di caschi blu in antisommossa. Ciò nonostante, quella piazza si è riempita fino a scoppiare; e quella e le altre piazze di Bologna continueranno a riempirsi, non ostanti le ordinate file di denunce, che non produrranno l’effetto antisommossa per cui sono state pensate. Per questo esprimiamo la nostra massima solidarietà a tutt* i/le denunciat*, e rilanciamo in avanti, perchè quella forza non vada dispersa, aperto uno spazio di libertà, condivisa con tanta passione, tutte e tutti insieme, siamo pronti a riprenderci molto più di Piazza Verdi.
Iniziando dalla giornata di iniziative che questo Martedì 4 Giugno animerà Piazza Verdi e attraversando le strade di questa città in corteo alle 18, insieme a tante e tanti, noi saremo tutto e saremo dappertutto!

Bartleby e altre favolose soggettività

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Piazza, bella piazza…
Sugli ultimi eventi di Piazza Verdi

La crisi del sistema capitalista, a differenza di quello che i vari politici dicevano e dicono, peggiora sempre più e questo comporta
l’escalation della violenza statale a danno di quelle realtà che resistono e cercano di creare socialità alternative. Le vicende di
Milano (Libreria Ex-Cuem e Spazio Zam), di Napoli (l’attacco in piazza del Plebiscito a studenti e lavoratori e poi lo sgombro al Lido Pola di Bagnoli), di Palermo (i colpi di pistola sparati in aria dai carabinieri per “allontanare” gli operai della ex-Pip) sono alcuni effetti tangibili. A questa, si aggiunge anche la crisi dei partiti e del sistema rappresentativo, resa lampante dall’astensionismo e dalla formazione dell’ultimo Governo (PD+PdL).
A questa crisi le varie istituzioni non sanno fare altro che rispondere col manganello e la militarizzazione, ignorando consapevolmente la miseria sociale che continua a mietere vittime; non possono e non vogliono trovare delle soluzioni, poiché le uniche soluzioni sono al di fuori del loro sistema.
Compagni e compagne che vissero le agitazioni e le lotte degli anni ’70 ci insegnano che le piazze, i luoghi di aggregazione, erano vissuti come una grande officina dove, attraverso il continuo confronto collettivo, nascevano idee e lotte reali.
Nei giorni scorso, Piazza Verdi è stata attaccata in quanto spazio pubblico attraversato da centinaia di studenti e studentesse. L’attacco all’assemblea con le lavoratrici della Sodexo è stato un chiaro segnale di ciò che il Comune teme più di tutto: una socialità “incontrollata” proprio perché demercificata, libera, autonoma. Questo spaventa chi ha il potere in tempi di crisi: la libera associazione, il confronto. Chi ha creato questa crisi con politiche ultra-liberiste sa che quando le problematiche individuali si incontrano e si saldano in una prospettiva di emancipazione collettiva, possono immediatamente sovvertire l’esistente e costruire relazioni sociali nuove, libere, orizzontali, decommodificate.
Ecco perché siamo solidali con chi è stato colpito dalla repressione di regime per essersi, come chiunque era presente,  giustamente opposto a un divieto liberticida, circondando e cacciando le forze del (dis)ordine dalla piazza.
Ecco perché il 4 giugno percorriamo le strade di Bologna per affermare che quella di Piazza Verdi non è una questione di “ordine pubblico”, che riguarda solo la polizia e alcuni studenti, ma è invece una questione di “spazio pubblico” libero e liberato che interessa tutta la città; noi saremo in piazza per ribadire la nostra idea di una piazza/spazio-pubblico plurale, solidale, autogestita.

Collettivo Autorganizzato Volya

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Un movimento per il diritto alla città

Quello che ci accingiamo a intraprendere è un percorso che potrebbe cambiare almeno in parte i connotati del movimento politico e sociale che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi tempi. Alla repressione, inedita per sproporzione e inconsistenza dei pretesti, espressa dal braccio dei poteri forti cittadini ha risposto un insieme compatto di collettivi, gruppi e soggettività colti nel vivo del loro modo di intendere la propria città, di viverla, di riempirla. Abbiamo dunque assistito a una piazza eterogenea, accomunata non da una singola istanza o rivendicazione ma dalla paura di vedersi sottratti i propri spazi vitali, e dal quella ancor più grande di vederseli sottrarre con la violenza, violenza asimmetrica, legalizzata a cui non si può nemmeno rispondere a tono.

Ebbene questa volta la risposta c’è stata, ma soprattutto c’è stata la piena consapevolezza, non solo interna ai circuiti del movimento, che la repressione poliziesca è stata indifendibile. Chi ancora sostiene e difende questa giunta, e più in generale le “istituzioni”, la necessità di una partecipazione politica nel rispetto e in collaborazione con esse, ha ora qualcosa di spinoso con cui confrontarsi. Questo calare la maschera, dunque, rivela il vero volto di quelle istituzioni che hanno da tempo intrapreso un progetto, che prevede l’azzeramento progressivo della quota di dissenso per procedere su binari dritti e sicuri verso l’Europa, la meritocrazia, la rigida divisione della classe dirigente e del suo bacino generatore dal resto della popolazione. Binari ad alta velocità, naturalmente. Questo processo ha il suo vero cuore nelle città, nelle metropoli, e Bologna si è spesso offerta come terreno di sperimentazione del programma politico dei diversi governi, il caso più recente riguarda senza dubbio l’entusiasmo nell’applicare la riforma Gelmini nelle università dimostrato da Ivano Dionigi e giunta comunale. Altrettanto, nelle città si gioca la partita che vede schierati potere e resistenza: il primo cerca di decentrare, emarginare, indebolire il secondo allontanandolo dal centro storico, geografico, economico e sociale della città, chiudendo gli spazi fisici e metaforici che consentono lo svilupparsi di identità alternative al mainstream, alla proposta politica che porta in rovina, al disinteresse verso le classi private dei propri diritti fondamentali. A un tipo di società, in sintesi, che consente la vita solo ad alcuni, mentre lascia agli altri la lotta per la sopravvivenza.

Proprio per questo dobbiamo cogliere l’urgenza di un movimento per riprendersi gli spazi, sì, ma anche per dare nuova vita agli spazi, dare loro nuovi scopi, nuove finalità nella lotta che intraprendiamo, nell’analisi della composizione della metropoli e dei suoi organi funzionali, nel tentativo di disegnare un progetto di città differente. Nel progetto politico e sociale a lungo raggio che decideremo di costruire. Questa azione collettiva in difesa di Piazza Verdi ci da infatti anche l’occasione per guardarci in faccia, capire chi siamo e rilanciare parole d’ordine condivise, costruire qualcosa di duraturo con l’unione di sforzi di chi ha scelto, o sceglierà, da quale parte della barricata schierarsi. Perché, se qualcuno ha definitivamente calato la maschera, significa che si assottigliano sempre più i margini di scusa, di non comprensione, il conflitto prende contorni ben definiti anche laddove non è sempre stato così, come ad esempio tra gli studenti. Se dunque individuare la propria parte è sempre meno difficile, perché le menzogne vengono a galla e la repressione colpisce chi se ne rende conto e grida il suo dissenso, passare alla pratica è possibile nel momento in cui riusciamo a stringere le connessioni dei settori in lotta, facendo intendere con chiarezza che nella crisi la lotta di uno è legata alla lotta di tutti.

Così come, in questo caso, la Piazza Verdi di uno è la Piazza Verdi di tutti. O meglio, la città di uno è la città di tutti. La difenderemo con forza il 4 giugno alle 18.00, in piazza Verdi.

Coordinamento giovani Rete dei Comunisti

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La Pazienza è finita!?

Qualche giorno fa, il Sindaco di Bologna ha dedicato una targa ad  Andrea Pazienza, e l’ha posta davanti alla casa dove abitava. Andrea Pazienza aveva frequentato Bologna, e da studente fuorisede sicuramente era capitato per Piazza Verdi. Nella piazza Verdi di Andrea Pazienza, però c’erano i totem di Pomodoro, i tazebao sul muro, il Piccolo bar dove radunarsi e partire per manifestazioni, attacchinaggi, assemblee. In una parte della piazza c’erano anche i tossici e probabilmente Pompeo li conosceva tutti.

Nella piazza verdi di Andrea Pazienza, non c’erano sicuramente né  Polizia, né Carabinieri, che mal avrebbero tollerato lui e tutti i suoi amici . Eppure qualche giorno fa il Sindaco gli ha dedicato un po’ del suo tempo e la stessa targa che è posta dinanzi l’abitazione di Carducci, Morandi, Pasolini. Ma Pazienza era uno studente, fuorisede, tossico e geniale che viveva in quella Piazza Verdi, poco studiando e molto disegnando: a tanti anni dalla sua morte, lo ricordiamo al pari dei grandi artisti bolognesi.

Questa immagine stride con ciò che accade in questi giorni, ed in particolare con il 23 maggio, quando la Polizia, in assetto antisommossa, è intervenuta per impedire lo svolgimento di un’assemblea studentesca. Avrebbe disturbato la città il contenuto di quella assemblea? O era così scomoda per i temi trattati in questo periodo di austerity e paura
per il futuro? Assolutamente No. L’assemblea era libera, i contenuti liberi e la città
indifferente, come sempre…

Ciò che disturbava era l’amplificazione. Ci si chiede dunque come possa invocarsi il rispetto del diritto di manifestare e di riunirsi liberamente così come recita l’art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio  pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”. Tutti hanno diritto, ma se le voci delle lavoratrici licenziate sono  oggetto di una piccola amplificazione, no, questo diritto cessa e
l’ordine deve essere ristabilito ad ogni costo…anche a costo della pax sociale. E quindi giù manganellate, e denunce, e titoli e sottosegretari, e chi  invoca gli idranti e feriti e contusi e proteste degli agenti e proteste dei residenti e proteste degli studenti.

Ma una riflessione Pazienza l’avrebbe fatta e si sarebbe forse stupito  di tanto clamore per un’assemblea, in una zona dove l’assemblea rappresentava il minimo sindacale, luogo dove si progettavano rivoluzioni… e forse, la sua targa, l’avrebbe voluta proprio lì, in piazza Verdi, con su scritto : “Qui visse, disegnando e lottando, Andrea Pazienza, studente…”

E così, per ricordare a questa città di poca memoria, che Piazza Verdi è la piazza degli studenti, laddove per studenti si intende persone libere, che il 27 maggio si sono nuovamente riunite e, lì, nuovamente attaccate, sempre dalla polizia in assetto antisommossa. Ed il giorno dopo, sui giornali, non c’erano le riflessioni di coloro che si chiedevano come mai la Polizia avesse attaccato degli studenti chiaramente inermi, o un’assemblea con delle lavoratrici licenziate ,qualche giorno prima. Sui giornali, il giorno dopo c’erano i nomi e cognomi di tutti quelli che, in occasioni diverse, erano stati denunciati per reati di piazza e cioè di resistenza a pubblico ufficiale. Sui giornali c’erano altresì i commenti dei sindacati di polizia che spiegavano il malcontento delle forze dell’ordine a seguito della condanna di uno di loro per avere rotto quattro denti a Martina, una manifestante, in occasione di una protesta contro la Banca d’Italia.

Ma la diffamante campagna di stampa non ferma le piazze, né quelle  europee, che il 1 giugno hanno lottato per la democrazia, in Spagna, in Grecia, in Germania, in Turchia, né la nostra piazza Verdi.E quindi, siccome, è evidente che mai come oggi i diritti si conquistano a spinta, aderiamo alla manifestazione studentesca che partirà, come tutte le manifestazioni studentesche, il 4giugno 2013 da piazza Verdi, ore 18,00

> Promotori e primi firmatari:

Tiziano Loreti (militante politico)
Marina Prosperi (avvocata)
Sergio Spina (militante politico)
Daniele Canton (operaio in mobilità)
Emanuela Grandinetti (patrocinatore legale)
Elisabetta De Renzo (praticante avvocato)
Carlo Bressan (avvocato)
Ivan Trocchia (lavoratore)
Mauro Baroni (lavoratore)
Valerio Guizzardi (operatore sociale)
Roberto Serra (fotoreporter)
Giulio Tiberio (lavoratore sanità)
Gisella Vismara (ricercatrice)
Alessandro Arigliano (studente sociologia)
Grazietta Demaria (lavoratrice Provincia di Bologna)