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“L’obiezione è una violenza”, centinaia in piazza per l’aborto [audio]

Dal presidio di ‘Non una di meno’ parte la ‘processione della Vulva’. E nel pomeriggio manifestazione all’Ufficio scolastico: “L’amministrazione regionale continua a sottovalutare le ingerenze integraliste cattoliche e neofasciste nella libertà di autogoverno della scuola”.

29 Settembre 2017 - 08:06

Tantissime donne (e non solo) hanno affollato piazza Re Enzo per il presidio convocato dalla rete ‘Non una di meno’ nella giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito. La manifestazione è iniziata poco dopo le 18 tra banchetti che distribuivano materiale informativo ma anche preservativi e lubrificanti, molti i cartelli, e poi performance e il “grande gioco di piazza dello Sfertility Day”, per “percorrere le discriminazioni, le violenze e le contraddizioni di una fertilità ‘obbligata'”. La manifestazione è culminata nella partenza della “Processione della Vulva”, che, come già l‘otto marzo, ha accompagnato con dissacranti litanie la rosea statua tra piazza Nettuno, piazza Maggiore e via Rizzoli per poi dirigersi verso la zona universitaria.

Spiega una manifestante a Zeroincondotta: “In Italia non si può parlare di aborto senza parlare di obiezione di coscenza, e del fatto che c’è una legge, la 194, resa inappicabile dal numero altissimo di obiezioni di coscenza. Per il ministero arriva al 70%, ma secondo l’associazione dei ginecologi e delle ginecologhe arriva anche al 90%. Impedire di scegliere sul proprio corpo è una forma di violenza di genere”.

> Le valutazioni di una manifestante:

In precedenza, nel pomeriggio, aveva avuto luogo l’annunciato presidio della rete “Stop agli integralisti cattolici e ai neofascisti” all’Ufficio scolastico di via de’ Castagnoli: una delegazione “è stata ricevuta dal vice direttore dell’Usr dott. Di Palma – recita il comunicato giunto in redazione – in rappresentamza del dott. Versari che, ancora una volta, non è stato possibile incontrare. Abbiamo consegnato una copia del documento di schedatura delle scuole bolognesi presentato alla stampa lo scorso 15 settembre dall’associazione Difendiamo i nostri figli. Con stupore e disappunto abbiamo infatti appreso che questo documento, nonostante il clamore suscitato, non era in possesso dell’amministrazione. Ci è stato assicurato che verrà esaminato con attenzione”.

Progue il testo: “In questa occasione abbiamo avuto la conferma di quanto già denunciato lo scorso giugno, ovvero che l’amministrazione regionale continua a sottovalutare le ingerenze delle associazioni integraliste cattoliche e neofasciste nella libertà di autogoverno della scuola. Temiamo che l’azione di vera e propria lobbing di questi soggetti stia influenzando negativamente le decisioni del Ministero (ricordiamo che la ministra Fedeli li ha incontrati il 31 luglio scorso) e degli uffici periferici. Abbiamo fatto presente che la campagna di odio attualmente in atto rischia di condizionare anche la normale attività degli organi collegiali della scuola. Per questo abbiamo chiesto, innanzitutto, che l’amministrazione nella persona del dott. Versari prenda una posizione pubblica in sostegno della libertà d’insegnamento. Abbiamo rinnovato, inoltre, la nostra richiesta all’Ufficio Scolastico Regionale di emanare linee guida sulla base della normativa vigente, che sostengano: i progetti didattici e le attività di aggiornamento sui temi dell’educazione all’affettività e al superamento degli stereotipi di genere; la sovranità degli Organi collegiali delle singole scuole; la validità delle normali prassi di comunicazione tra scuola e famiglia anche su queste attività. Per il momento abbiamo ottenuto l’impegno da parte del Vice Direttore a prendere in considerazione quanto da noi richiesto e a fissare al più presto un incontro con il dott. Versari”.