Acabnews Bologna

Libro su Ramelli, tira e molla al Santo Stefano

I destri annunciano spostamento, poi ci ripensano. Intanto inizia processo all’ex assessore-ex vicequestore Preziosa. Imola Antifascista: “Forzanovisti in piazza, inefficace odg Comune”. Sempre da Imola, Trama di terre a Minniti: “Sua legge condanna doppiamente donne”.

24 Giugno 2017 - 17:12

La presentazione del fumetto sullo squadrista nero Sergio Ramelli prevista per mercoledì prossimo, che dopo l’opposizione espressa dal centro sociale Làbas è stata criticata anche da alcuni esponenti del centrosinistra cittadino, trasloca dal Baraccano alla Sala dell’Angelo di via San Mamolo? Ne parlava ieri uno degli organizzatori su Facebook, spiegando di un accordo con la Questura per “razionalizzare i servizi di sicurezza”. Oggi però del post non c’è più traccia e su un giornale lo stesso organizzatore conferma l’iniziativa al Baraccano, così come fa un comunicato della casa editrice del libro.

E se molti vecchi arnesi della destra cittadina si preparano alla serata di mercoledì, uno di loro passa un periodaccio: è l’ex vicequestore ed ex assessore alla sicurezza della giunta Guazzaloca Giovanni Preziosa, per il quale è iniziato il processo per detenzione di armi e altri reati. Ne parla il blog Staffetta, ricordando i trascorsi in polizia: “Ai tempi in cui Preziosa ricopriva il ruolo di dirigente della sezione rapine e omicidi della squadra mobile (1988-1995), la Questura di Bologna poteva vantare personale di eccezione: Roberto Savi era assistente capo alle volanti e alla centrale operativa/ufficio controllo del territorio assieme a Pietro Gugliotta, mentre Marino Occhipinti era in servizio alla sezione narcotici della mobile. Più della metà degli assassini della Uno Bianca era agli ordini di Preziosa che avrebbe dovuto trovarli”.

Imola antifascista interviene intanto su un banchetto di Forza Nuova “stamattina in centro a Imola, a dispetto dell’ordine del giorno contro i neofascismi approvato neanche pochi mesi fa in consiglio comunale dalla maggioranza a guida Pd”. Prosegue il comunicato degli antifa: “Questo nonostante oltre 1.300 firme raccolte in pochi mesi dal nostro appello ‘No alla legittimazione e alla presenza dei movimenti neofascisti’ per richiedere la modifica del regolamento comunale per quanto riguarda la concessione di spazi pubblici a movimenti razzisti e neofascisti. La modifica del regolamento infatti, presentata da una consigliera del Pd, non è stata proposta nella sua forma originaria e ha quindi perso i contenuti che avrebbero potuto renderla efficace. Ancora una volta è mancata da parte di tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale, dal Pd al M5S, la volontà politica di contrastare realmente i neofascismi presenti sul territorio, e i risultati sono che oggi Forza Nuova era in piazza protetta da un dispiegamento di forze dell’ordine per diffondere messaggi razzisti. Le istituzioni politiche locali, targate Partito Democratico, ancora una volta rendono chiari i loro limiti, e nel maldestro tentativo di individuare ed arginare derive razziste, xenofobe e neofascismi, dimostrano di non saper prendere una netta posizione di condanna. Non ci stupiamo affatto di questo fallimento visto come il Pd si muove a livello nazionale, approvando leggi fascistoidi come il Decreto Minniti. Una legge che discrimina povertà e disagio sociale e reprime i movimenti politici che si battono quotidianamente contro precarietà, xenofobia e neofascismo. Oggi con un controvolantinaggio abbiamo ribadito che non ci siamo mai illusi delle misure inutili approvate dal Pd, e che all’inefficacia rispondiamo con l’organizzazione e l’informazione: l’antifascismo non si delega, si tratta di una responsabilità comune”.

Sempre da Imola, l’associazione Trama di terre segnala di aver partecipato alla contestazione di ieri nei confronti del ministro dell’Interno, Marco Minniti, esponendo durante il convegno uno striscione  con scritto: “La legge Minniti-Orlando produce clandestinità e condanna doppiamente le donne”. Questo il testo dell’intervento dell’associazione: “Siamo Trama di terre, un’associazione che da 20 anni accoglie a Imola donne straniere e richiedenti asilo. Sono donne che quasi sempre hanno vissuto violenza maschile e discriminazioni nella sfera pubblica e in quella privata: nel Paese dove sono nate e in quelli di transito, molte volte anche in quello d’arrivo e persino nei centri di accoglienza finanziati dallo Stato. Si tratta di violenza psicologica e fisica, stupri e aborti forzati, tratta a fini di sfruttamento sessuale, matrimoni forzati, mutilazioni genitali. E nei Paesi di partenza per queste donne è spesso impedito l’accesso ai sistemi educativi e socio-assistenziali e al diritto a una giustizia che veda riconosciti i loro diritti in tutte le fasi della vita. Signor ministro, di certo saprà che l’Italia aderisce alla Convenzione di Istanbul, ratificata dal Parlamento italiano nell’agosto 2013 e entrata in vigore al Consiglio d’Europa dal 2014. L’Italia è quindi obbligata a riconoscere la violenza contro le donne basata sul genere come una forma di persecuzione ai sensi della Convenzione di Istanbul e di quella di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati e delle rifugiate che rafforzano le norme nazionali che già riconoscono atti di persecuzione quelli diretti contro un genere. Ed è anche per questo motivo che alcuni costituzionalisti ritengono la sua legge, cioè la 46 del 2017, incostituzionale. La legge Minniti-Orlando sta violando le Convenzioni e le altre norme nazionali quando svuota il primo grado di giudizio rendendo solo eventuale la comparizione della donna davanti al giudice e negando l’appello. Questo significa una grave compressione del diritto d’asilo perché crea una giustizia parallela nel nostro sistema giudiziario. La videoregistrazione che sarà usata in sede di audizione nelle commissioni territoriali per decidere della protezione o del rigetto è un’ulteriore vittimizzazione e abuso per le donne che possono non volere o non potere raccontare quanto loro accaduto perché ancora traumatizzate e impaurite, non consapevoli di quali sono i loro diritti e le loro opportunità. Riferire gli atti di violenza subiti ed essere riprese sarebbe per loro una ulteriore terribile violenza psicologica. Ancora, la sua legge, istituendo i CPR e rafforzando il sistema dei rimpatri forzati, viola la Convenzione di Istanbul che prevede il diritto al non-respingimento per le donne in Paesi dove la loro vita potrebbe essere in pericolo o dove potrebbero essere esposte al rischio di violenze, trattamenti o pene inumane e degradanti. Gli accordi bilaterali che l’Italia ha fatto con alcuni Paesi da dove queste donne provengono dimenticano che la maggior parte di questi Stati non è in grado di proteggerle adeguatamente e talvolta le opprime direttamente. Infine, signor ministro, la sua legge attribuisce impropriamente a noi operatrici e operatori le funzioni di Pubblici Ufficiali, un ruolo che non vogliamo e non possiamo avere perché le nostre competenze sono altre e perché, nel caso di Trama di terre ma ci creda anche in moltissimi altri casi, noi vogliamo continuare ad accogliere attraverso modalità basate sulle pratiche di genere. Dopo aver raccolto la storia dolorosa di una donna, dopo aver condiviso con lei la fatica di ricominciare a vivere in un Paese straniero, dopo averle insegnato l’italiano, dopo averla messa in condizione di conoscere i propri diritti in Italia, dopo tutto questo in caso di diniego secondo lei noi dovremmo obbligarle con la forza ad andarsene? Per noi è un atto di violenza inaccettabile e diciamo e diremo sempre no. Pretendiamo che i diritti delle donne e i diritti umani siano applicati sempre”.