Acabnews Bologna

Lettere, cancellati subito i nuovi murales

Erano stati realizzati solo giovedì scorso. Cua: “Non accettiamo vengano spesi decine di migliaia di euro per rimuovere la Storia della zona universitaria”.

29 Gennaio 2018 - 13:56

L’ateneo stavolta è intervenuto in pochi giorni per cancellare i “pezzi” disegnati solo giovedì scorso sui muri della facoltà. Lo denuncia il Cua, scrivendo: “Quest’oggi molti di noi erano di nuovo al 38 per l’inizio delle lezioni del secondo semestre e una nuova sorpresa ci è stata fatta: i due nuovi murales sono già stati rimossi dall’Università, solerte e pedissequa seguace di chi a mezzo stampa impiega soldi, tempo e spazio per denigrare quasi quotidianamente una generazione, i suoi bisogni, i suoi comportamenti, i suoi desideri e i suoi stili. E nemmeno si cura di leggere quello che c’è scritto, del resto Afrin è ben lontana da qui, a difenderci dall’Isis ci pensa la polizia, gli eserciti degli stati europei mica sono complici, ma và…”.

Prosegue il collettivo: “L’Università deve capire che le comunità non si cancellano, non si rimuovono, non se ne possono distruggere i segni senza provocare il disgusto e la reazione delle migliaia di persone che ne fanno parte, che sotto i colori, i disegni e le bandiere, non stanno soltanto storici muri, ma storici conflitti fatti di carne, sangue, corpi e passioni. L’arte, la libera espressione studentesca, il conflitto sociale sono materia viva che impregnano di realtà, concretezza e possibilità le sei cifre immobili del numero di matricola con cui compariamo sugli schermi dei vostri pc quando vi dovete accertare se abbiamo o meno pagato le tasse. Gli studenti e le studentesse di Via Zamboni non vogliono essere rimossi, ma potersi raccontare, in mille forme possibili, lì dove ogni giorno studiano. Che Università non fa i conti con la propria memoria? La più antica del mondo dovremmo rispondere! E’ inaccettabile che di giorno in giorno nell’invenzione, nella promessa fittizia di un futuro hi-tec, iper mobile e iper connesso, iper realizzato e iper americano si lavori spendendo decine di migliaia di euro per rimuovere l’unica cosa che, ad ora, in tutte le chiacchiere che sentiamo, c’è di reale a Bologna, di certo, di dato: la storia delle sue battaglie sociali. I giovani, gli studenti di questa città, nella fasulla mobilità altrui, nel gioco a rincorrersi dei low cost, sono sempre più estromessi: da Bologna stessa dove non trovano casa, dall’Università che chiede tempi forsennati per stare al passo, velocità e abnegazione che solo si può permettere chi non deve lavorare per vivere. I muri di via Zamboni raccontano da decenni la storia degli altri, la nostra, di una generazione costretta a scontrarsi ogni ora col ricatto della precarietà, con l’amarezza del lavoro gratuito, con la promessa di reddito e spazi, con l’allucinazione insieme della città e del futuro”.

Scrive il Cua in conclusione: “Non accettiamo di andarcene, il centro di Bologna deve essere dei giovani che lo abitano, delle battaglie sociali che lo hanno attraversato nei mesi e negli anni recenti, non un museo o una passerella. E’ lo spazio di una generazione che non solo non si può rimuovere, ma di giorno in giorno cresce, aumenta, accogliendo dentro di sé donne e uomini da molte altre città d’Italia. Il caso delle borse di studio lo ha dimostrato: ogni anno sono di più gli studenti a Bologna, e l’Università che fa? Non garantisce borse di studio, non garantisce spazi di libera espressione, si trincera dietro la propria burocrazia. Deve essere garantito spazio alla memoria di questo territorio, più e meno recente, come già sta accadendo coi murales che campeggiano in Zamboni e Piazza Verdi. Non accettiamo vengano spesi decine di migliaia di euro per rimuovere la Storia della zona universitaria”.