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“Le assunzioni di Merola? Al massimo eviteranno il crollo della macchina comunale”

La posizione di Sgb, che interviene anche sulla vertenza Gh in aeroporto e sul diritto di sciopero nel settore dei trasporti. L’Usb, invece, boccia l’accordo sullo “smart working” in Regione.

21 Maggio 2018 - 16:07

(Comune Palazzo D'Accursio - foto Zic)“Le 281 assunzioni della Giunta Merola non sono un miglioramento, al massimo eviteranno il crollo della macchina comunale”. Così Sgb commenta gli ultimi annunci dell’amministrazione sul piano assunzioni. “Chi ricorda le parole del sindaco- continua il sindacato- che si vantava di aver ridotto il personale del Comune di Bologna di 1000 unità? E che la Spending Review era già stata adottata a Bologna prima che arrivasse Cottarelli del Governo Monti? In questi anni i dipendenti del Comune di Bologna hanno sopportato un aumento di carichi di lavoro insostenibile , in molti casi svolgendo mansioni superiori al loro inquadramento (nel Comune di Bologna ci sono ancora dipendenti inquadrati in categoria A!) con meno salario! Nessuno ha dimenticato il taglio al salario accessorio (produttività), decurtato del 60% dal commissario Cancellieri, mai reintegrato dal Sindaco, nonostante le promesse. Tutto questo per dire che ‘una delle macchine amministrative più efficaci d’Italia, che Merola assicurerà ai cittadini’, è in piedi grazie a quei dipendenti che, nonostante ‘fossero sempre in assemblea‘, hanno garantito i servizi, in un periodo in anni in cui il blocco del turnover, ha contribuito a svuotare i posti di lavoro. Nessuno nega che la Giunta Merola abbia fatto molte assunzioni(635) nei servizi educativi e nella scuola in questi ultimi anni ma non dimentichiamo che si tratta soprattutto di stabilizzazioni di precari che hanno contribuito a far funzionare i nidi e le scuole in questi anni. Negli uffici centrali ed in quelli di quartiere(Urp), la situazione insostenibile è stata tamponata con la mobilità interna di lavoratrici provenienti dalle scuole e dai nidi. Ad oggi gli uffici aperti al pubblico (Urp, Stato Civile e Cittadinanza, Anagrafe, sportelli sociali, ecc ) sono rimasti aperti grazie alla grande disponibilità e professionalità degli operatori. Non dimentichiamo che da quest’anno una biblioteca di quartiere è stata affidata totalmente alla cooperativa per mancanza di personale comunale, ma le assunzioni nella cultura per il 2018 sono solo 9, non sufficienti a scongiurare le prossime esternalizzazioni di biblioteche comunali. Si parla di assunzioni con contratto di formazione lavoro, di circa 100 giovani under 32 ( svecchiamo così i dipendenti comunali) ma nel Settore Cultura, ci sono precari che lavorano da tempo nelle biblioteche, a cui bisogna dare l’opportunità di essere assunti in comune, per non buttare all’aria le loro professionalità. Con 281 assunzioni, tra cui anche geometri, ingegneri, architetti, analisti informatici, compresi anche 2 dirigenti, il Sindaco scongiurerà il blocco della macchina comunale, quando i pensionamenti, posticipati dalla Riforma Fornero, produrrà lo svuotamento degli uffici e dei servizi! Altro che ‘assicurare la macchina più efficiente d’Italia ai cittadini’!”.

Sempre da Sgb, un aggiornamento su una delle vertenze in corso all’aeroporto: “Reduci da un ulteriore incontro con i vertici di Gh a seguito della disdetta unilaterale dei contratti integrativi e di tutti gli accordi pregressi, in vigore da decenni, riscontriamo, dati alla mano, che i conti non tornano affatto. Non paghi dei ritardi inaccettabili con cui erogano lo stipendio e degli errori madornali con cui redigono le buste paga, propongono un taglio dello stipendio di €109 netti (a nostro parere molti di più) per i 185 lavoratori più anziani in cambio di un incremento medio di €68 per tutti gli altri (riparametrati per i part-time). Siamo curiosissimi di sapere dove pensano di destinare i rimanenti 41 euro mensili medi pro capite. Contribuiranno ad aumentare i capitali di Gh Italia oppure finiranno direttamente nelle tasche di Ryanair (che irrispettosamente per tutti gli altri vettori definiscono il loro unico cliente)? Promettono pure che restituiranno le indennità tra tre anni, come se esista la possibilità contrattuale di prendersi e mantenere un impegno del genere a lunga scadenza e sempre ammesso che nel frattempo non cambino gli interlocutori. Ma quello che ripugna maggiormente è il tentativo di divisione e il clima di ostilità che stanno cercando di diffondere tra i lavoratori con diverse anzianità. Attaccano i ‘vecchi’ mettendoli contro i ‘giovani’, ai quali raccontano che la responsabilità dei loro stipendi da fame e dei contratti precari per oltre 5 anni, è da attribuire ai colleghi anziani che ‘non si vogliono tagliare lo stipendio’! Respingere questo violento attacco dell’azienda e non creare un devastante e pericoloso precedente per le future generazioni è la cosa più responsabile da fare per tutti! Questo teatrino va fermato: gli sconti a Rynair li fate con i vostri soldi, non con quelli dei lavoratori!”.

Inoltre nei giorni scorsi, nella  giornata di mobilitazione nazionale dei sindacati di base contro le politiche del governo in materia di trasporto pubblico, Sgb ha deciso di essere presente “davanti ai depositi di Tper per informare i tranvieri delle ultime decisioni della commissione di garanzia in tema di sciopero che in modo sempre più evidente mirano ad impedire la mobilitazione dei lavoratori di un settore che ha, in passato, più volte dimostrato di essere in grado di bloccare il paese. Le immagini di questi ultimi giorni, degli autobus che prendono fuoco nel centro di alcune grandi città, sono emblematiche dello stato drammatico in cui versa il trasporto pubblico locale di questo Paese e le cui cause vanno ricercate nei continui tagli ai finanziamenti operati in questi anni dai vari governi, nelle politiche di privatizzazione e liberalizzazione del settore incentivati con i trasferimenti da parte dello stato, nei tagli alla manutenzione ed ai posti di lavoro. È l’insieme di queste ragioni che nega quotidianamente il diritto alla mobilità degli utenti del servizio, quindi le responsabilità non possono essere addossate ai lavoratori e agli scioperi proclamati proprio per contrastare questi processi. Gli autoferrotranvieri, grazie a rinnovi contrattuali a perdere, vedono progressivamente peggiorare le proprie condizioni con aumenti dell’orario di lavoro e delle flessibilità, tagli ai riposi e all’occupazione, ‘aumenti’ contrattuali che attraverso l’adesione obbligatoria ai fondi (il cosiddetto welfare aziendale) vengono sottratti dalle loro tasche per finire in quelle dei sindacati firmatari. Le parti datoriali di concerto con Cgil, Cisl e Uil, invece di adoperarsi per rimuovere le cause a base delle agitazioni sindacali, si sono resi responsabili al contrario di un nuovo attentato al diritto di sciopero firmando, il 23 febbraio scorso un accordo integrato e peggiorato ulteriormente recentemente dalla Commissione ammazza scioperi. Fra procedure di raffreddamento, allungamento dei tempi di preavviso, aumento dei giorni in cui è vietato scioperare, divieto esteso anche in occasione di fiere e grandi eventi, intervallo minimo fra due agitazioni (che passa da 10 a 20 giorni), aumento del potere e della discrezionalità di precettare, lo sciopero viene depotenziato fino a farne un’arma spuntata. Se tutto questo non dovesse bastare la Commissione di Garanzia, abusando del proprio potere, interviene con delibere pretestuose per vietare scioperi, proclamati nel rispetto della legge, semplicemente perché non graditi dalle controparti. Lo sciopero, unica arma a difesa dei diritti dei lavoratori, diventa quindi uno strumento da svuotare e depotenziare. Per ostacolare questi processi e per non soccombere è necessario rilanciare la lotta e costruire l’unità dei lavoratori fuori e contro l’accordo del 10 gennaio 2014”.

Infine, Usb spiega perchè non ha firmato l’accordo sullo “smart working” in Regione: “Le domande che un’organizzazione sindacale si deve porre, quando la nostra controparte presenta un accordo sindacale, sono: ‘Da chi e da dove viene la proposta, cui prodets, quali effetti produce nell’immediato e quali scenari apre nel futuro?’. Vi ricordate una delle tante esternazioni dell’ineffabile ministro Poletti, ‘l’ora di lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione… la storia secondo cui c’è un posto dove si va a lavorare, la fabbrica, è finita. Il lavoro non si fa in un posto: il lavoro è un’attività umana, si fa in mille posti’. Era l’autunno del 2015. L’anno prima era iniziato lo smantellamento delle tutele e dei diritti dei lavoratori con l’approvazione del Jobs Act, le cui conseguenze le vediamo tutti giorni: precarizzazione, ricattabilità, disoccupazione, sfruttamento, morti sul lavoro. La Legge 81/2017 richiamata nell’Accordo regionale per la sperimentazione dello Smart working (da ora in poi lo chiameremo Sw), non è altro che un provvedimento legislativo derivante da una delega del Jobs Act (e si proprio così!) e più esattamente la Legge 81/2017 ‘Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi di lavoro subordinato’ conosciuto anche come Jobs Act dei lavoratori autonomi. Ma come si passa all’applicazione nella Pubblica Amministrazione? Dalla Riforma Madia, che attraverso la circolare dal titolo accattivante e fuorviante ‘Linee guida contenti regole inerenti all’organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti’ pone le basi per la sperimentazione nella pubblica amministrazione dello Sw, con l’obiettivo messo nero su bianco ‘di aumentare la produttività e risparmiare’. Di fatto questo nuovo strumento di gestione del rapporto di lavoro, prevalentemente usato nel privato, con la scusa di migliorare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, serve in realtà a renderne i confini sempre più labili a tutto sfavore della vita privata ed a favore del lavoro, determinando una maggiore flessibilità, lo spostamento della retribuzione dalle ore lavorate alla qualità del prodotto realizzato, quindi un moderno ‘cottimo 4.0’. La cancellazione della giornata lavorativa come misura e limite nella prestazione, può portare facilmente ad una dilatazione del tempo di lavoro, a spese del tempo da dedicare alla vita privata. Nel settore privato il lavoro agile sta producendo aumenti di produttività fino al 25%, e risparmi fino al 30% , sugli spazi, sulle utenze elettriche e riscaldamento (interi settori lavorativi vengono messi in regime di lavoro agile, spesso non su base volontaria, ed i relativi spazi vengono riutilizzati per altre attività), risparmi sulla sicurezza, sui buoni pasto. Testimonianze di questi aumenti sono state portate anche al Forum P.A del maggio 2017, da parte di vari rappresentanti datoriali, come Vodafone, Wind, Samsung. Fatte queste doverose premesse e chiarito che ‘la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti’ sono la foglia di fico per coprire una profonda e pericolosa trasformazione dei rapporti di lavoro, arriviamo all’accordo per la sperimentazione dello SW in Regione. – Intanto sottolineiamo che i circa 100 dipendenti che inizieranno la sperimentazione non sono stati individuati su base volontaria, ma scelti dai dirigenti (alcune Direzioni non hanno nemmeno aderito alla sperimentazione); – Esistono seri problemi in merito alla copertura INAIL in particolare l’individuazione degli infortuni indennizzabili nel caso di luoghi diversi dal co-working o a casa propria, o il riconoscimento dell’infortunio in itinere perché sarà riconosciuto solo ‘quando la scelta del luogo della prestazione sia dettata da esigenze connesse alla prestazione stessa o dalla necessità del lavoratore di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative e risponda a criteri di ragionevolezza’ (circolare INAIL n. 48 del 2 novembre 2017). E chi decide i criteri di ragionevolezza? L’Inail a posteriori; – I buoni pasto (qualora il dipendente risultasse al di fuori della propria sede di lavoro), le trasferte, gli straordinari, ovviamente, non vengono riconosciuti; – Non si capiscono realmente quali siano gli spazi di co-working e con che criteri siano stati scelti e adattati: sono tutti già disponibili? Sono stati messi a norma? Con quali risorse?; – Se all’amministrazione sta tanto a cuore la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ci devono spiegare perché la concessione del telelavoro rimane spesso in capo alla discrezionalità del dirigente, perché c’è resistenza a concedere l’orario flessibile di entrata/uscita, perché l’istituto della mobilità interna rimane ancora discrezionale e clientelare? E soprattutto quale sarà nel futuro il modello organizzativo e gestionale della pubblica amministrazione e nello specifico della Regione con l’introduzione dello SW? Quale tutele e diritti dei lavoratori verranno sacrificati in nome della flessibilità e del risparmio? Perché, ricordiamolo, lo scopo è proprio l’aumento della produttività e il risparmio. E si, il risparmio: subito sui costi gestionali e logistici, sui buoni pasti, trasferte, straordinari, appena sarà diffuso nella PA ci comincerà ad aumentare il carico di lavoro e a risparmiare anche su alcuni istituti contrattuali o di legge come ad esempio il diritto alla riduzione d’orario per allattamento, i benefici della L.104, se sei ‘agile’ perché il medico ti deve dare un giorno di malattia per una piccola indisposizione? Tanto sei a casa, nel corso della mattinata ti ripigli e puoi lavorare il pomeriggio o la sera. E quanto tempo ci vuole affinché lo Smart worker venga assimilato ad un lavoratore autonomo e quindi addio contratto di lavoro? Vi sembra inverosimile ed impossibile?”.