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“Lavorare alla Festa dell’Unità? In nero e per 4 euro l’ora”

Intervista ad una ragazza che per alcune sere ha fatto la barista al Parco Nord. “Quanta ipocrisia. Forse il Pd pensa di non avere responsabilità?”

19 Settembre 2014 - 10:51

20140916_194207Lavorare dietro il bancone di un bar per poco più di quattro euro all’ora. Rigorosamente in nero. Storia di ordinario sfruttamento in una città come Bologna, si potrebbe dire. Ed è vero. Ma, in questo caso, a rendere meno “banale” la vicenda è il luogo. Non un bar qualsiasi del centro, no. Bensì, la mitologica Festa dell’Unità del Parco Nord. Sì, tra un dibattito intitolato “Crescita e sviluppo per un Paese più giusto” ed una tavola rotonda sulla legalità, tra una vibrante dichiarazione contro la precarietà e una promessa in più alle “giovani generazioni”. E a pochi metri dallo stand della Cgil.

A raccontarci la storia è una studentessa che ha lavorato per alcune sere in uno degli stand privati che, durante la Festa, si affiancano a quelli gestiti dai volontari del Pd e da varie associazioni: puro business, insomma. La chiameremo Serena: nome di fantasia, che dovrebbe piacere al segretario Renzi. Il quale, magari, davanti a Serena c’è anche passato: lei, infatti, ha lavorato durante i giorni della Festa nazionale, che si è conclusa proprio con la visita del premier prima di lasciare spazio a quella provinciale, tuttora in corso. Manifestazione che, negli anni, non manca mai di regalare chicche: dai gadget nazisti ai comizi leghisti e le t-shirt sui “busoni”. Vicende vecchie? Beh, è lo slogan della Festa che ci invita a guardare un po’ indietro e un po’ al domani: “Che storia, il futuro”. Già. E il presente? Quello ce lo racconta Serena.

20140916_175020Raccontaci la tua breve esperienza lavorativa alla Festa dell’Unità.

“Ho lavorato per tre sere: le prime due per nove ore e la terza per sette ore, senza pause. In tutto, ho guadagnato 111 euro. Quindi, più o meno, la paga era di 4,40 euro all’ora. Questo senza alcun tipo di contratto e, da quello che ho potuto capire, sono le stesse condizioni offerte a chi lavora lì per tutta la Festa, quindi quasi tre settimane”.

Per chi hai lavorato?

“Per una persona che aveva preso in carico l’intero stand per poi affittarlo a diversi rivenditori. A detta sua, lo stand lo avrebbe preso in gestione pagando per metà in nero, ma su questo non ho informazioni dirette”.

Nelle serate in cui eri presente non c’è stato neanche un controllo?

“In realtà sì. Una sera è arrivata la Guardia di finanza, che ha naturalmente scatenato il panico generale. Dopo essersene stati per un po’ in disparte, hanno fatto una multa per un solo scontrino… Che ipocrisia! E in tutto questo, il mio capo era venuto da me dicendomi che, se fosse arrivato un controllo, io avrei dovuto sfoggiare ‘il sorriso più grande del mondo’ e sperare che se ne andassero”.

Come ci si sente a lavorare in queste condizioni proprio alla Festa del Pd?

“Di tutto questo io mi sentirei di mettere in risalto l’incredibile ipocrisia di tutto quel mondo: si riempiono la bocca di un sacco di cose e poi neanche alla loro festa di partito (che ormai sembra più un immenso parco dei divertimenti che altro) riescono ad essere, almeno un minimo, coerenti. Solo perchè appaltano la gestione degli stand ad aziende esterne forse credono di essere del tutto deresponsabilizzati dalle schifezze che accadono a pochi metri dal loro palco?”.