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L’alta marea femminista blocca la città [foto]

“Siamo diecimila”. Consultoria a rischio sgombero: alle 5.30 “favolosa colazione resistente” in via Menarini. In mattinata blitz delegate sindacali a Confindustria.

08 Marzo 2017 - 22:09

Non è riuscito a entrare tutto in piazza dell’Unità il lunghissimo corteo-cacerolaza partito dopo le 19 da piazza Maggiore e che ha riempito di nerofuxia e del fragore delle pentole via Indipendenza e via Matteotti, bloccando il traffico dovunque passava, a chiusura della lunga giornata bolognese dello sciopero internazionale delle donne.

“Siamo diecimila”, assicurano agli inviati di Zeroincondotta le attiviste di Non una di meno, mentre piazza dell’Unità rimane occupata da balli e musiche fino alle 22. Una nuova marea di donne, tantissime, tante migranti, ma anche una significativa presenza di uomini. Ben visibile per tutto il tempo la vulva già portata in processione questa mattina, tra i cori più scanditi “lotta anale contro il capitale” e  “senza stato né dio sul mio corpo decido io”, tra i manifestanti alcuni gruppi teatrali hanno messo in atto performance itineranti. Sono riapparse le bandiere “I love Xm24” che avevano inondato la città sabato scorso.

Al microfono, al termine del corteo, l’appello alla “favolosa colazione resistente” domani alle 5.30 alla Consultoria minacciata di sgombero: “Se dobbiamo essere vulnerabili facciamo insieme e godiamo”.

Prima della partenza della manifestazione, Non una di meno aveva fatto il punto della giornata in un comunicato stampa: “L’8 marzo a Bologna è cominciato col dimostrare che lo sciopero delle donne è stato reale. 5000 donne hanno raggiunto la piazza dagli asili pubblici e privati, dalle scuole e dall’università, dai magazzini della logistica, dalle cooperative sociali e dai centri antiviolenza, dalle case editrici, dagli uffici, dal mondo dello spettacolo. Erano presenti lavoratrici di comune, regione ed enti pubblici e quelle licenziate dalla Fiera. Tantissime hanno preso parola da un palco affollato, per raccontare la loro condizione e le ragioni di un’adesione allo sciopero che non riguardano solo ciò che accade nei posti di lavoro, ma un rifiuto complessivo della violenza sulle donne. Molte donne migranti sono intervenute per ricordare la lotta quotidiana di coloro che attraversano i confini e trovano sul proprio cammino la violenza maschile e quella degli Stati e dell’Europa, quella dello sfruttamento e del permesso di soggiorno, o della cittadinanza negata ai loro figli. Tante hanno urlato l’importanza dell’educazione per costruire un mondo libero dalla violenza maschile, dall’imposizione di ruoli di genere, tutte hanno rivendicato l’importanza dello sciopero per rendere visibile e forte il proprio rifiuto della violenza”.

Prosegue il testo: “E questo sciopero ha investito anche la riproduzione. Le donne oggi non svolgono nessuna delle attività di cura e domestiche che sono normalmente attribuite loro. Anche per questo la piazza ha ospitato uno spazio bimbi curato dagli uomini che oggi hanno scioperato contro la violenza maschile. Mentre il palco ospitava decine di interventi piazza maggiore si è riempita di altre iniziative: le lezioni in piazza tenute dalle docenti unibo che hanno aderito allo sciopero e la consultoria autogestita, che ha organizzato un’inchiesta sui bisogni e la libertà riproduttiva”.

Alla cronaca della mattinata si aggiunge anche un blitz di donne aderenti  al sindacato Sgb alla sede di Confindustria, dove sono state deposte mimose ‘insanguinate’ a simboleggiare “lo sfruttamento a cui sono sottoposte le donne nel lavoro”, e una manciata di rossetti che “rappresentano l’autonomia e la richiesta di diritti delle donne”. Il sindacato ha riferito di aver riscontrato alte adesioni allo sciopero nelle scuole e nella pubblica amministrazione, dove però “si registrano i tentativi di boicottaggio di Cgil, Cisl e Uil”.