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“La vostra ‘garanzia’, la nostra precarietà” [+comunicati]

Tornano i collettivi di #civediamoingiro: blitz in Salaborsa mentre era in corso la presentazione della declinazione cittadina e regionale del piano governativo “Garanzia giovani”.

08 Luglio 2014 - 13:17

Blitz #civediamoingiro a presentazione Garanzia Giovani (foto Zic.it)Il piano per l’occupazione giovanile del governo Renzi? “Un ‘business della disoccupazione’, fondato su servizio civile, tirocini e stages, manodopera precaria, a basso costo ed estremamente ricattabile”. A puntare il dito sono i collettivi e i centri sociali riuniti in #civediamoingiro, la sigla che nelle scorse settimane ha messo in campo diverse iniziative tra cui il corteo cittadino finito con l’occupazione dell’ex Staveco.

Stamattina Salaborsa ha ospitato la presentazione del piano regionale, con gli assessori al lavoro di Comune, Provincia e Regione. Gli atttivisti hanno fatto irruzione mentre Matteo Lepore introduceva l’iniziativa, interrompendolo con la lettura di un documento al microfono.

La protesta si è conclusa all’esterno, in piazza del Nettuno, con altri interventi e fumogeni accesi.

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> I comunicati:

La vostra garanzia è la nostra precarietà

Oggi abbiamo deciso di contestare l’iniziativa “La garanzia giovani parte. Con le imprese”, sponsorizzata ed organizzata dalla Regione Emilia-Romagna, il comune e la provincia di Bologna.
Riteniamo infatti inaccettabile pensare di risolvere il nodo della disoccupazione giovanile e della precarietà, ormai paradigma del mondo del lavoro, con uno strumento inefficace e sbagliato, quale la “Youth Garantee”.
Sappiamo che l’unica “garanzia” che abbiamo è la precarietà che permea le nostre vite. Vogliamo ribaltare tutto ciò e vogliamo farlo prendendo parola, perché siamo convinti che né imprese né amministrazioni incapaci possano decidere sulle nostre vite.

La Youth Guarantee dovrebbe essere la risposta europea alla disoccupazione giovanile, che utilizzando i fondi europei del progetto 2020 (1,5 miliardi di euro in tre anni stanziati per l’Italia, in vigore dal primo maggio di quest’anno, su base regionale), intende definire piattaforma di incontro tra domanda e offerta di lavoro, con intermediazione di società pubblico-private garantite a livello regionale, in cui si delineano tre percorsi di inserimento al lavoro in attesa di poter essere poi assunti con contratto a tempo determinato: servizio civile (semi gratuito), stage (semi gratuito), lavoro volontario (gratuito). Il modello è quello delineato dal contratto del 23 luglio 2013 per l’Expo di Milano, che ora viene esteso a livello nazionale. L’obiettivo è aumentare l’occupabilità, ovvero definire occupati a costo zero circa 600.000 giovani, così da toglierli dalle statistiche sulla disoccupazione giovanile e consentire al governo Renzi di mostrare che nel 2015 il tasso di disoccupazione è miracolosamente diminuito.
Il programma è rivolto ai cosiddetti “Neet” (“Not -engaged- in Education, Employment or Training”), in Italia per i giovani compresi tra 15 e 29 anni che “non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessun percorso formativo”.
Una definizione irreale, visto che la maggior parte dei giovani compresi in questa fascia di età sopravvive con lavori precari, in nero e sottopagati.
Il lessico usato e il paradigma di “produttività” e “competitività” contrapposto a quello di “inefficienza” e “inattività” fa comodo alla governance (che opera ormai tra “superamento” dell’austerity e avvio di fase che si basa su sviluppo di nuova “competitività”) per virare verso un maggiore sfruttamento e una ricattabilità nel mondo del lavoro.
In Italia la Garanzia Giovani ben si incastra con la conversione in legge del Decreto Poletti (prima parte del Jobs Act), due strumenti che rappresentano lo stesso modello di precarietà e di sfruttamento: liberalizzazione definitiva del contratto a tempo determinato e dell’apprendistato, bassi salari, minori oneri per le imprese, quindi precarizzazione strutturale e selvaggia.

A livello nazionale sono oltre 90 mila i giovani che si sono già registrati al programma e i possibili beneficiari sono circa 2.3 milioni di persone, ma le risorse investite non bastano.
In realtà la “garanzia giovani” non è altro che un “business della disoccupazione”: servizio civile e fondi distribuiti alle imprese che approfitteranno di tirocini ed apprendistati recependo bonus occupazionali, utilizzando manodopera precaria, a basso costo ed estremamente ricattabile. In Italia i veri beneficiari della Garanzia Giovani saranno infatti le agenzie interinali, gli enti privati di formazione e di orientamento accreditati con le regioni, le agenzie tecniche della pubblica amministrazione.

Perdipiù l’attuazione del Piano Giovani in Italia è in forte ritardo: il Ministero del Lavoro e le regioni non sono in grado di portare avanti il programma e i centri per l’impiego non riescono a gestire il flusso dei tanti iscritti.
Intanto la disoccupazione giovanile arriva a livelli senza precedenti (46%) e la precarietà diventa strutturale.
La Garanzia Giovani e il Jobs Act non fanno che accentuare questa situazione, celandosi dietro a trovate pubblicitarie.

Solo coincidenza lo spostamento del vertice europeo sulla disoccupazione giovanile in programma l’11 Luglio a Torino? O inadeguatezza a dare risposte concrete sul tema? Intanto il semestre europeo a presidenza italiana è cominciato, e Renzi ha scongiurato le contestazioni previste per la sua inaugurazione. Ma non ha fatto i conti con noi, con chi quotidianamente lotta per conquistarsi il proprio futuro, con chi continua giorno dopo giorno, passo dopo passo a voler cambiare l’esistente.
Anche il nostro semestre di lotta è iniziato. Il rinvio del vertice non ci interessa: sappiamo bene che serve al governo per preparare un piano concreto da presentare e non le inconsistenti politiche in materia di welfare, rappresentate dalla miseria del piano giovani e dall’incompleto Jobs Act.

Le riforme del mercato del lavoro sono il ventre della bestia del passaggio italiano alla post-austerity e siamo convinti debbano essere oggetto di una radicale campagna di opposizione sociale.

Vogliamo una garanzia sul nostro futuro e siamo disposti a lottare per conquistarla. La nostra garanzia giovani è reddito contro la precarietà, contro il lavoro gratuito di stage, tirocini e apprendistati, contro il ricatto che ci costringe a scegliere tra salari da fame, contratti vergognosi e disoccupazione.
Garanzie oggi non ne abbiamo, ma vogliamo prendercele.

#civediamoingiro

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Per la UE e il Governo Renzi la garanzia per i giovani è quella del precariato a vita.

Il convegno di oggi organizzato dal Comune, Regione e Provincia sul piano “Garanzia Giovani” non è solo l’ennesima vetrina per i soliti specialisti dell’aria fritta ma la celebrazione di un piano complessivo per rendere sempre più la precarietà come normale orizzonte per i giovani disoccupati.

“Un piano voluto dall’Unione Europea che viene tradotto in Italia con la sponsorizzazione di contratti precari e sottopagati, dai tirocini all’apprendistato, dal servizio civile alla presa in giro dell’autoimprenditorialità” spiega Tiziano Loreti di Ross@.

“Questa “European Youth Guarantee” – continua Loreti – è tutta orientata all’invito ai giovani di vendersi nel mercato del lavoro al minor prezzo e alla massima subalternità: è questa la “risposta” europea alla crisi dell’occupazione giovanile”.

“Certamente dei finanziamenti ne godranno le tante società private e sindacali che operano nel settore della formazione – denuncia Loreti – ma di lavoro vero e di reddito dignitoso non ne vedremo traccia, grazie alle norme che questo governo su richiesta della commissione UE sta attuando dal Job Act al Civil Act sul no profit”.

“Se questo futuro lo vogliamo ribaltare – conclude Loreti – dipenderà dalla volontà e dalla capacità di costruire un blocco sociale antagonista che metta al primo posto la rottura della gabbia dell’Unione Europea e l’opposizione ai Governi sostenuti dalla troika. Per questo anche la contestazione di questa mattina in Sala Borsa è una manifestazione di indisponibilità politica e culturale a questi piani che si inserisce nel controsemestre europeo”.

 Ross@ Bologna

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Garanzia di sfruttamento

Questa mattina assieme ad altre realtà antagoniste cittadine abbiamo voluto fare sentire la nostra voce al convegno organizzato in Sala Borsa da Regione, Provincia e Comune dall’ossimorico titolo: “La garanzia giovani parte. Con le imprese”.
Ci siamo presentati a una «festa» a cui non siamo stati invitati pur essendo gli oggetti protagonisti delle belle parole che venivano spese lì dentro: giovani, lavoro, garanzie. Ci siamo presentati per ricordare a tutti che non lasceremo prendere ad altri le decisioni che riguardano il nostro futuro.
Il progetto che ci viene offerto è molto lontano da ciò che si può definire «garanzia». L’unica soluzione che continuano ad offrire al problema della disoccupazione giovanile in questa Garanzia Giovani rispecchia lo spirito del Decreto Poletti (Jobs Act): precarietà diffusa e lavoro praticamente gratuito nelle forme contrattuali degli stage e degli apprendistati, forme di sfruttamento che garantiscono solo forza lavoro non pagata alle imprese.
Non potrebbe essere altrimenti visto che questo piano segue le linee guida per i giovani dell’Unione Europea, assai poco interessata alla garanzia di un lavoro dignitoso per i giovani dei paesi più colpiti dalla crisi (l’esempio Greco insegna) ma molto più interessata a garantirsi manodopera a basso costo, flessibile.
I più fortunati, quelli che si sono potuti formare, infatti, hanno la grande opportunità garantita dall’unione delle frontiere europee di emigrare per andare nei paesi del nord a vendere il proprio lavoro per due lire in più; per gli altri precarietà e sfruttamento.
Oggi ribadiamo la nostra opposizione alle politiche europee e ai loro fantocci politici italiani che a suon di tagli e riforme sul lavoro distruggono ogni prospettiva di vita dignitosa per vecchie e nuove generazioni delle classi popolari.
Il controsemestre popolare continua.

Noi Restiamo