Acabnews Bologna

La solidarietà agli studenti del “36”, oggi mobilitazione nazionale con le altre università

Diamo spazio a nuovi contributi inviati dai nostri lettori. Questa mattina allestita dagli studenti una sala studio provvisoria all’ingresso del rettorato. Alle 16 corteo da piazza Verdi, con l’adesione di studenti di altre città.

16 Febbraio 2017 - 16:17

 Pubblichiamo nuovi contributi, dopo i tre che abbiamo riportato nei giorni scorsi, che i nostri lettori inviano alla redazione sulla vicenda dei tornelli e delle cariche al 36 di via Zamboni. Alcuni si allontanano un po’ dal punto di vista della redazione di questo giornale, ma pare giusto mantenere aperto questo canale di comunicazione su un tema evidentemente molto sentito”. Questa mattina, inoltre, gli studenti hanno allestito una sala studio studio provvisoria con tavoli e panche al civico 33, al piano terra dell’edificio dove ha sede il rettorato dell’università, in protesta contro la decisione di non riaprire ancora la biblioteca del “trentasei” da parte dell’Università, e chiedendo nuovamente le dimissioni del rettore Ubertini e del questore Coccia. Oggi pomeriggio alle 16 partirà una nuova manifestazione da piazza Verdi che vedrà anche l’adesione, in altre città d’Italia, di studenti solidali di altre università con la lotta contro i tornelli e la risposta poliziesca.


> I contributi dei lettori:

“Forse in molti, indipendentemente se studenti, fanno fatica a rendersi conto di quanto grave sia stato, anche simbolicamente, l’atto di aver richiesto e permesso alla celere di entrare in una biblioteca universitaria per ‘risolvere’ in armi una diversa visione di come accedere e utilizzare un luogo del sapere. Sarebbe più che sufficiente, di per se, questo episodio per rendersi conto quale inquietante deriva autoritaria abbiamo di fronte. D’altronde, le modalità utilizzate in questa città per contrastare ogni forma di espressione, dissenso e conflitto, per chi non ha smarrito totalmente la memoria, sono evidenti: parate militari e manganellate. Senza vergogna e senza pudore. Vergogna e pudore sono i più semplici stati d’animo che dovrebbero rappresentare una soglia minima al dubbio quando si sta per commettere una scelleratezza. Vergogna e pudore avrebbero dovuto provare i vertici di questa università per aver contribuito, loro si, all’oltraggio della ‘gloriosa alma mater studiorum’ dando il là allo sgombero di una biblioteca universitaria con scudi e manganelli; al contrario hanno addirittura rivendicato la necessità di ‘ripristinare l’ordine’.
Invece di spingere, studenti e non, dentro le biblioteche, emeriti docenti passano il loro tempo e impiegano le poche risorse a costruire impedimenti e ostacoli e buttare fuori coloro che provano a far vivere quegli spazi. Vergogna e pudore non hanno impedito al sindaco di bologna di esprimere frasi sconnesse sul ’77, con considerazioni, proprio a ridosso del quarantennale, a dir poco farneticanti. La realtà è che, alterando la citazione di Marx, in questa città si passa di tragedia in tragedia. Mettere i tornelli alle biblioteche equivale a tirar su muri. Muri sempre e solo contro persone non compatibili con ordini e regole che sopprimono libertà e diritti. Sconfortante è la presa di posizione di molti student* – non mi riferisco a le improbabili petizioni o ai fantomatici sondaggi – e lo è ancor di più l’indifferenza di coloro che in quell’atto non sono riusciti a coglierne il significato devastante.”

* * * * * * * * * *

“Un milione di anni fa: Estate 1996 – Trentasei occupato. La sala studio del 36 di via Zamboni è uno spazio pubblico di libero accesso, aperto a studenti di ogni facoltà, cittadini, lavoratori, disoccupati, residenti e non, senza guardioni e tesserini magnetici, aperta 24 ore su 24, in completa autogestione e che sostiene i propri costi di mantenimento con le sole iniziative di autofinanziamento. E’ un luogo di socialità liberata dal profitto e dalla burocrazia accademica, in cui non vigono rapporti di sfruttamento economico, di intimidazione o sopraffazione ideologica, né di asservimento di quelle energie produttive e creative che la comunità studentesca vede negate, represse e coartate quotidianamente in questa città. Un flusso di circa cinquecento-seicento persone attraversa e occupa le sale ogni giorno, feriale o festivo; strapiene a tutte le ore, esse rispondono ad una necessità di studio, di cultura e critica del presente che né
l’azienda per il diritto allo studio né l’università intendono assolvere o semplicemente considerare. L’orizzontalità della pratica assembleare e una politica di critica profonda al sapere e ai modelli amministrativi che ci circondano sono alla base dell’organizzazione del servizio ‘sale studio 36′ – progetto di difesa e di ripresa dei servizi pubblici con l’autogestione. Solo negli ultimi cinque mesi sono nati gruppi di lavoro sulla comunicazione, una mini-biblioteca aperta alla consultazione e al prestito gratuiti, un progetto informatico di nodo per consultazione o semplice battitura di testi o tesi, un gruppo di lavoro sull’antiproibizionismo che parteciperà a un progetto editoriale a distribuzione nazionale ed un gruppo studi sul lavoro e la formazione nel post-fordismo e nel terzo settore. Per non parlare delle decine di gruppi, collettivi, libere aggregazioni: un collettivo femminista, uno sull’università e i suoi diritti, un progetto di radiofonia orizzontale già praticato presso una e più emittenti radiofoniche di movimento della città, un collettivo che si occupa di organizzare rassegne cinematografiche, un’area studio all’aperto per il periodo estivo e le feste, i concerti stracolmi di migliaia di persone. La lotta sistematica e con tutte le forze possibili contro il consumo e lo spaccio di droghe pesanti, contro l’emergente mercato dell’eroina che infesta la cittadella universitaria e che Questura e polizia insistono a concentrare e indirizzare presso piazza Verdi. Incontri, dibattiti, seminari,
presentazioni di libri, lotte sul lavoro e nei servizi; la partecipazione attiva ai movimenti sociali: tutto questo è stato dal 1991 il “36”, coinvolgendo migliaia di studenti. Non ultima l’organizzazione nel mese di giugno ’96 di una serie di seminari su rave e droghe, l’autogestione, il settore no-profit e i lavori socialmente utili, i diritti dei lavoratori nel post-fordismo e il reddito di cittadinanza in Europa. Siamo l’unico spazio-servizio, luogo di socialità pubblico e di critica politica esistente in questa città, aperto con la forza dell’autogestione.”

* * * * * * * * * *

“Sono un ragazzo di 26 anni, lavoratore ultra precario, ma frequento ancora l’ambiente universitario, ho partecipato da semplice attivista ad alcune mobilitazioni tra cui anche le ultime relative al caro mensa e alla questione-tornelli. Quando, sentendo mia mamma in questi giorni, mi chiedeva delucidazioni in merito agli ultimi fatti, dopo avergli spiegato il mio punto di vista, gli ho fatto leggere un paio di articoli, tra cui l’editoriale comparso di recente sul vostro sito. Questa la sua risposta…al di là della frase finale su cui io stesso litigo spesso con lei!..però bo ho ritenuto opportuno farvi leggere la sua breve ma concisa risposta…in un mondo dove veramente le generazioni prima di noi riescono solamente a condannarci e ad etichettarci, senza nemmeno provare a comprendere le ragioni che ci spingono ad arrabbiarci e a protestare mi sembra, pur nella sua piccolezza e semplicità, una grande iniezione di fiducia..per una volta sono (quasi) d’accordo con lei!(sull’ultima frase si potrebbero aprire mille discorsi…ma detto da una mamma direi che va anche bene così!..e mi andava di condividerla con voi. Di seguito il testo della breve mail che mi ha inviato: ‘Carissimo figlio mio, ho letto tutto d’un fiato queste riflessioni, e le condivido pienamente, anche se non ero presente e non ho vissuto da vicino i fatti, è gravissima l’ingerenza violenta dei nostri politici , amministratori ,forze dell’ordine , in sostanza , di chi sta’ nei ‘palazzi del potere’, a dirla come l’avrebbe detta Pasolini, specialmente quando avvengono nelle università . Riconosco le azioni avvenute ai tempi della mia giovinezza ,e questo fa ancora piu’ male . pensavamo di aver cambiato il mondo ma quanto c’è ancora da fare!!! Io vi stimo e vi ammiro l’unico grande rammarico è quello di non poter essere anche io (noi ) in prima fila con voi! Ricorda però figlio mio respingi sempre la violenza e il sopruso.”

* * * * * * * * * *

Una volta passeggiando con Claudio per la città
Ci chiedemmo “ma a che servono i tornelli all’università?
Quale razza di criminali
Dalle aule studio bisogna tener lontani?”
Chiedi a questo, chiedi a quello
Nessuno che sapesse dirci perché il tornello.
Alla fine disperati chiedemmo al collettivo
Che gentilmente rispose al nostro interrogativo:
“Servono servono i controlli
Guardate come siam cattivi, crudeli, folli”
Usciti in strada, i cassonetti ribaltarono
Gli studenti impauriti urlarono, scapparono.
In piazza fecero un gran casino
Una scena già vista, forse un film di Tarantino.
La risposta ci lasciò insoddisfatti
Per tenere fuori gli animali, infatti
È sufficiente mettere un cartello
Mica occorre installare un tornello