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La rabbia in strada: “Ammazzateci tutti, padroni assassini” [video+audio+foto]

I contributi dal nostro inviato al corteo convocato dopo la morte di un operaio a Piacenza e caricato dalla polizia. Numerose prese di posizione da sindacati conflittuali, collettivi e spazi sociali.

15 Settembre 2016 - 22:48

Corteo Usb dopo morte operaio (foto Zic)Dopo la dura carica in piazza Medaglie d’Oro, è terminato in piazza dell’Unità il corteo convocato di Usb dopo la morte dell’operaio investito da un camion durante un picchetto ai magazzini Gls di Piacenza e sfilato da piazza Roosevelt dietro gli striscioni “Gls ha ucciso Abdesselem, ma non fermerà la nostra lotta. Sciopero” e “Ammazzateci tutti, padroni assassini”, tra interventi e slogan contro Procura di Piacenza (a cui si addebita “il tentativo di derubricare” l’accaduto “a mero incidente stradale”), Governo e anche contro Merola.

In una nota diffusa circa un’ora dopo i fatti, la Confederazione Cobas racconta: “Si è cercato di entrare in stazione centrale per denunciare la gravità dell’accaduto a più persone possibili, i poliziotti in tenuta antisommossa hanno fatto blocco e hanno picchiato con i manganelli l’ondata di chi cercava di entrare nell’atrio”.

“Perché tanta violenza? – chiede il sindacato  – Tutt* ci siamo chiesti, perchè? E’ morto un lavoratore come noi, uno che lottava e non voleva piegarsi ai padroni avidi e mafiosi. Il lavoratore morto ci chiede di intervenire pubblicamente e dire che questo paese ha ancora con spazi democratici praticabili, ma è vero?”

“Cariche della polizia a Bologna contro i manifestanti in piazza contro gli omicidi di stato. Anche qui la violenza poliziesca colpisce, durante lo sciopero di 24 ore convocato da USB contro la morte di Abdel Pagherete caro, pagherete tutto. Quando devono salvare un operaio non muovono un dito, quando devono caricare i solidali invece sono pronti a tutto”, attacca invece su facebook Noi Restiamo.

Oggi si è manifestato anche in città a Piacenza, in questo caso il corteo è riuscito a entrare all’interno della Stazione bloccando a lungo la circolazione ferroviaria.

(l’articolo prosegue sotto i contenuti multimediali)

> Il video della carica:

> Gli audio e le altre foto dal nostro inviato in piazza:

 

 

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Corteo Usb dopo morte operaio (foto Zic)

 

Numerose le prese di posizione e gli attestati di solidarietà diffuse nel corso della giornata e durante la manifestazione. Così il Laboratorio Crash: “In corteo a Bologna, con tutta la nostra rabbia per quanto accaduto a Piacenza questa notte! Abdesselam è vittima del sistema di sfruttamento generalizzato che si chiama settore della logistica, che arriva ad ammazzare chi mette il suo corpo in prima fila per difendere i suoi diritti! GLS assassina!”.

Làbas: “Siamo in presidio sotto la Prefettura di Bologna. Per Abdesselem, assassinato a Piacenza mentre lottava per i suoi diritti e quelli dei suoi colleghi. Per tutti e tutte noi, per la nostra dignità di uomini e donne che lottano contro ogni sfruttamento”.

Per Hobo “questa mattina, durante un picchetto davanti alla sede logistica della GLS di Piacenza, il boss dell’azienda ha ordinato a un lavoratore di far finta che non ci fosse nessuno davanti a quei cancelli, il camionista ha eseguito, e ha ucciso Abdesselem el Danaf, uno dei tanti lavoratori scesi in sciopero. Dell’importanza della logistica all’interno del ciclo di produttività sentiamo parlare spesso dai Big del ministero del lavoro, delle condizioni di chi questo settore lo porta avanti mai. Il ciclo lavora – stai in silenzio – accetta questo misero stipendio può ed è già stato stato rotto. Sono tanti i miglioramenti che sono stati ottenuti nei magazzini in lotta e che hanno giovato anche a chi in quei magazzini non ci è mai entrato. I principi dei nuovi contratti del modello di lavoro del “dopo crisi” sono gli stessi e gli effetti anche : precarietà, instabilità, de/sensibilizzazione; almeno 1000 morti sul posto di lavoro senza contare chi è indotto al suicidio. Il fatto di questa mattina non può essere chiamato ‘incidente’ è un attacco vero e proprio contro chi ha ancora la forza di alzare la voce ma ‘Schiavi mai’, piuttosto ‘Ammazzateci tutti'”.

Scrive Noi Restiamo: “Capita di leggere, da parte delle varie giunte istituzionali, appelli al buonsenso e alla responsabilità sociale…che dovrebbero avere i sindacati. Intanto un’azienda può ordinare di uccidere un proprio dipendente in sciopero. Intanto la polizia può voltarsi dall’altra parte mentre questo accade. Intanto i giornalisti posso montare storie che sviino l’attenzione e abbassino la gravità del momento”.

I Si Cobas piangono “un nostro compagno che nella lotta per fare valere i propri diritti ha perso la vita.
Onore a lui e condoglianze alla famiglia che ha perso il proprio caro in lotta per una causa in difesa degli interessi della propria classe”.

Recita una nota della Confederazione Cobas: “Sappiamo che i blocchi e le lotte della logistica e trasporti sono dure, mancano legalità e rispetto della dignità del lavoro in tanti magazzini sparsi nelle periferie  e negli Interporti delle nostre città, molti non sanno che dentro a quei luoghi di lavoro lo sfruttamento è altissimo in specie perchè vi sono tante e tanti lavoratrici/ori stranier* che accettano, pur di lavorare, situazioni precarie ricattati da datori di lavoro come cooperative, consorzi e clienti che guadagnanao cifre astronomiche, evadono tasse e non rispettano i contratti nazionali, cambiano appalto in continuazione pur essendo sempre le stesse persone a gestire l’affare.Le lotte degli ultimi anni della logistica trasporti stanno cambiando le cose, i datori di lavoro vedono che parte dei loro guadagni devono andare giustamente a chi lavora per loro, e non lo accettano. Le lotte sono dure ma vanno fatte, ma la morte non non la accettiamo, non si può essere martiri solo perchè devi avere ciò che ti spetta in un paese di diritto. Un abbraccio a Abd Elsalam Ahmed Eldanf, alla sua famiglia le nostre condoglianze e al sindacato Usb solidarietà”.

Così Adl Cobas Emilia Romagna: “E’ con sgomento che abbiamo appreso nello scorse ore della morte di Abdesselem Eldanf, 53 anni padre di 5 figli, operaio presso il magazzino GLS di Piacenza: durante un picchetto di protesta promosso dall’USB è stato travolto da un camion lanciato in corsa nell’intendo di forzare il blocco ai cancelli.
Tutta la nostra vicinanza e solidarietà va ai familiari di #Abdesselem, ai suoi compagni di lavoro, ai compagni di USB. Una scena vista tante, troppe volte, come ci è capitato con il blocco di Adl Cobas lo scorso 5 novembre davanti ai magazzini di COOP/Centrale Adriatica, sotto l’occhio compiaciuto di rappresentanti padronali e delle forze dell’ordine. Anche stanotte si è alimentata una contrapposizione tutta strumentale tra posizioni lavorative e personali sicuramente diverse, ma attraversate dalla comune imposizione di condizioni di sfruttamento e privazione dei diritti di cui è fatta questa moderna schiavitù (in particolare nel settore della logistica, come dimostrano le lotte dell’ultimo quinquennio); una contrapposizione, tutta ad uso e consumo degli interessi padronali, che è cifra caratteristica della condizione del lavoro nel capitalismo neoliberista, diviso e frammentato e che costretto a sacrificare dignità, diritti e persino la vita stessa di chi lavora e di chi si ribella a questa situazione per l’imposizione dell’unico diritto “legittimo”: quello della creazione di profitto tramite sfruttamento e precarietà feroce. Il dolore per la perdita di un compagno di lotta, che sebbene non conoscevamo direttamente sentiamo come uno di noi, non deve quindi confonderci: le responsabilità sono chiare ed enormi, e rispondono in egual misura ai rappresentanti dell’azienda intenti a perseguire i propri interessi a qualsiasi costo e al comportamento complice e connivente della della Polizia.Sempre più spesso assistiamo alla messa in opera di un dispositivo violento contro i percorsi di autorganizzazione e di rivendicazione che combina il ricatto padronale e lavorativo, l’azione repressiva (diretta o per conto terzi) da parte delle Autorità poliziesche, e la delegittimazione politica delle esperienze di difesa e resistenza e degli strumenti di lotta da parte ‘operaia’, come il blocco delle merci o lo sciopero stesso. Non ci stupiremo infatti se nelle prossime ore assistessimo al rovesciamento delle responsabilità sui fatti di Piacenza e al tentativo delle “controparti” di utilizzare l’assassinio di Ahmed per attaccare l’agire sindacale conflittuale e le modalità radicali di lotta in nome della sicurezza, magari proponendo una “regolamentazione” restringente sull’esercizio delle stesse e/o una repressione di quelle che “vanno fuori dal seminato”. Dovremo respingere con forza tali tentativi insieme con tutte le forze sociali, sindacali e politiche che condividono l’importanza dei percorsi di lotta e di autorganizzazione per migliori condizioni di vita e di lavoro, e della legittimità degli strumenti di conflitto anche radicali.
Dovremmo allo stesso tempo sforzarci sempre più di immaginare pratiche e obiettivi che rompano l’isolamento personale e la chiusura in recinti identitari o “di categoria”, per essere in grado di generalizzare e rendere realmente comuni a tutt* diritti e dignità.

Interviene anche la Rete dei Comunisti: “I fatti di Piacenza del 14 settembre, con l’assassinio dell’attivista sindacale dell’USB Abd Elsalam Ahmed Eldanf fanno emergere con estrema chiarezza una condizione lavorativa oramai molto diffusa nel paese e a livello continentale, che trova massima espressione in alcuni settori strategici di un sistema produttivo al collasso. Il settore della Logistica è uno dei pochi nei quali i padroni riescono a estrarre profitto. In una fase di contrazione produttiva, i guadagni si fanno sulla velocità della distribuzione delle merci, prodotte sempre più da multinazionali straniere che stanno comprando pezzo per pezzo il sistema produttivo nazionale. Uno sfruttamento che si può realizzare solo a certe condizioni, la prima delle quali è l’acquiescenza, il silenzio e la totale subordinazione della mano d’opera. Il governo Renzi ha spianato la strada alle aziende per rendere possibile e legale questa condizione lavorativa di nuovo servilismo e semi schiavitù della mano d’opera. Il Jobs Act e l’abolizione dell’Art. 18 chiudono il cerchio di un attacco che va avanti da oltre un trentennio, indicando la strada anche ad altri governi europei, come nel caso francese con la Loi Travail. Una condizione che alla GLS di Piacenza è saltata, grazie alla determinazione dei lavoratori, valorizzata da un sindacato di classe che rompe con le  logiche concertative di un sindacalismo confederale oramai complice diretto delle aziende e dei governi. L’assassinio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf e il ferimento di un altro lavoratore arrivano al culmine di una vertenza durissima, fatta di continue aggressioni e minacce da parte dei dirigenti della GLS e dei loro servi aziendali, sino ai fatti di questa notte, con i responsabili dell’azienda che hanno spinto il camionista a forzare il picchetto dei lavoratori. Il governo Renzi è in Europa il primo della classe nell’attacco al mondo del lavoro, premiato per questo dalla Troika europea. Le politiche di questo governo illegittimo sono la causa della sofferenza di milioni di lavoratori, non solo per la riduzione in stato di precarietà, paura, ricatto, e neo servilismo della maggioranza di essi, ma soprattutto per aver creato un clima di supremazia assoluta dei padroni sui loro dipendenti, determinando le condizioni per fatti come quello di Piacenza: il dogma della produttività a tutti i costi, le logiche di mercato che innervano ogni anfratto della vita sociale e produttiva sono tali che, di fronte alla legittima rivendicazione di diritti e dignità, si risponde con la violenza, sino all’omicidio. Occorre rispondere con estrema determinazione alla ferocia di queste politiche contro il mondo del lavoro, a partire dalla solidarietà concreta con le avanguardie operaie come Abd Elsalam il quale, pur non essendo un precario, lottava contro la precarietà dei suoi compagni di lavoro e per il rispetto degli accordi sottoscritti. Lo sciopero del 21 ottobre proposto da USB e da altri sindacati di classe,  la manifestazione NO Renzi Day del 22 ottobre proposta ad ampio arco di forze dalla Piattaforma Sociale Eurostop sono due occasioni importanti per dare una spallata a questo governo e alle politiche di morte che importa da Bruxelles.  Sarà il modo migliore per continuare la lotta di Abd Elsalam e dei suoi compagni di lavoro”.