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Kurdistan / Cariche sulla folla che chiede la fine del coprifuoco a Sur

L’esercito di Erdogan reprime con la forza la marcia organizzata a Diyarbakir per chiedere la fine del controllo militare che va avanti da tre mesi nel quartiere a maggioranza curda.

04 Marzo 2016 - 16:46

Foto da kedistan.net Mercoledì 2 marzo migliaia di persone hanno manifestato nel Kurdistan turco per chiedere la rottura del coprifuoco nel quartiere di Sur a Diyarbakir. Ma nel corso delle manifestazioni, in diverse occasioni, le truppe di Recep Erdogan hanno provocato e attaccato i diversi cortei riuniti nelle piazze.

La protesta che consisteva in una grande marcia organizzata contemporaneamente in dieci diverse città nella regione di Diyarbakir era stata lanciata da diverse organizzazioni nei giorni precedenti.

Il corteo che ha preso il nome del “Il grande mercoledì” era partito nella mattinata in solidarietà alla popolazione di Sur che da 93 giorni vive sotto il controllo dell’esercito turco. Slogan della giornata: “Amed svegliati e proteggi Sur”.

Secondo la ricostruzione fatta da un sito di informazione curdo Kedistan, tutte le strade di collegamento verso Sur sono state bloccate dai blindati, e delle barricate sono state erette dalle forze speciali per impedire ai manifestanti in marcia di entrare a Sur.

Fino a sera, nei diversi quartieri, polizia ed esercito hanno lanciato gas lacrimogeni, pallottole di plastica e granate verso la folla che ha risposto con delle sassaiole. A fine giornata, come si apprende dalle stesse fonti di informazione curde ci sono stati diversi arresti tra i manifestanti.

I partiti Dtk, Hdk, Hdp, Dbp e Kja hanno lanciato questo appello “Le nostre marce continueranno finché non sarà smantellato il blocco da Sur. Fino a quel momento nessuno deve fare un passo indietro e rientrare in casa, anche se può durare diversi gironi, ognuno può partecipare nel posto dove si trova, facendosi sentire e continuando a marciare verso Sur. Questo è un giorno storiaco, possiamo rompere il blocco attraverso la nostra resistenza, possiamo salvare i nostri dal massacro di Sur. Diyarbakir è già passata alla storia in alter occasioni grazie alla sua resistenza. Lo farà anche oggi”.