Culture

Iniziata la rimozione dei murales dalle colonne di via Zamboni

I graffiti erano comparsi durante il “Batti il tuo tempo festival”, come forma di “arte illegale nel segno dell’autogestione”. E mentre ora i disegni vengono cancellati, i turisti si fermano per fotografarli.

23 Agosto 2016 - 13:09

battiSolo Pochi giorni fa alcuni murales della zona universitaria sono stati danneggiati da ignoti, che nottetempo li hanno parzialmente ricoperti di vernice bianca. E’ di oggi, invece, la notizia che è iniziata la cancellazione dei disegni che un paio di mesi fa erano apparsi su numerose colonne di via Zamboni durante il “Batti il tuo tempo festival”, organizzato dal Cua. Alcune operatrici armate di spugne, carta abrasiva e pennelli stamattina hanno iniziato a lavorare sulle colonne per rimuovere la vernice dei graffiti e poi ridipingere la superficie. Il significativo paradosso è che, proprio negli stessi istanti, non manca qualche turista di passaggio che si ferma per fotografare i murales ancora integri: una scena che, del resto, capita spesso di vedere attraversando via Zamboni. Dopo la realizzazione dei murales sulle colonne, il profilo Facebook della rassegna aveva salutato così l’iniziativa: “Arte illegale in festival illegale, nel segno dell’autogestione. I portici di via Zamboni hanno ora nuovi colori e nuove storie da raccontare, grazie ai tanti artisti che hanno partecipato”.

Con la solita puntualità, invece, la Procura aveva aperto un fascicolo per danneggiamento aggravato di beni di interesse artistico e, pochi giorni dopo, erano stati identificate e denunciate sei persone. Il Cua replicò così: “Rispediamo al mittente tutte le accuse di vandalismo e danneggiamento aggravato per le quali siamo stati denunciati in sei dopo il ‘Batti il tuo tempo festival’, il festival della zona universitaria. L’ennesimo tentativo di criminalizzare la cultura in zona universitaria e l’arte libera e ribelle in questa città. Le aggressioni della Procura non ci fanno paura, anzi dimostrano tutta l’ipocrisia di quel mondo, il loro, che ammira la street art solo quando puo diventare profitto per il loro portafogli. In una zona che tutti i giorni attraversiamo, viviamo e difendiamo da chi vuole speculare sulle teste di noi studenti, una zona che vogliamo libera meticcia e solidale, gli unici che portano degrado, danneggiamento e vandalismo sono coloro che alzano gli affitti alle stelle, coloro che reprimono il dissenso e stringono le mani ai fascisti d’oggi, coloro che offrono cibo scadente a prezzi improponibili, coloro che vogliono fare di questa zona una vetrina per ricchi”.

Negli stessi giorni il rettore Francesco Ubertini, pur precisando di non volersi esprimere sulla valenza estetica dei disegni, sottolineò che certe espressioni non sono compatibili con la valenza storica degli edifici di via Zamboni: un modo per dire, evidentemente, che l’Ateneo avrebbe proceduto con la cancellazione.