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In piazza per dire che ”la salute non si vende, si difende!”

Ieri anche a Bologna mobilitazione contro la commercializzazione della salute e la privatizzazione della sanità, con una giornata di informazione e confronto in piazza Re Enzo: “Fermare le politiche dettate dall’austerità imposta dell’Unione europea”.

08 Aprile 2018 - 16:07

Un’intera giornata in piazza per dire con forza che “la salute non si vende, si difende!”. E’ l’iniziativa che si è svolta ieri in piazza Re Enzo all’insegna della parola d’ordine “#health4all”, nell’ambito della Giornata mondiale della salute e della Giornata internazionale contro la commercializzazione della salute e la privatizzazione della sanità. Con banchetti, momenti di discussione e anche una mappa interattiva degli spazi e realtà che sotto le Due torri fanno salute “dal basso”, Bologna si è così affiancata alle mobilitazioni organizzate in altre città: Madrid, Barcellona, Parigi, Lille, Nizza, Bruxelles, Milano, Napoli e molte altre città in tutta Europa, come nel resto del mondo. E’ stata la Rete europea contro la commercializzazione e la privatizzazione della salute e della protezione sociale a lancia la campagna “Un anno per dire no alla commercializzazione della salute, per tutte e tutti”. In Italia a coordinare le mobilitazioni è la campagna Dico32! Salute per tutte e tutti!, che a Bologna ha raccolto l’adesione e la partecipazione di numerose realtà sociali cittadine: tra queste Csi, Gruppo Prometeo, LuBo, Non Una Di Meno, Mujeres Libres, Smaschieramenti, Comitato B.E.C.C.O., Aria Pesa, Comitato Rigenerazione No Speculazione.

La campagna internazionale è stata attivata in vista delle elezioni europee del maggio 2019. Spiega l’appello diffuso per la giornata di ieri da Dico32: “L’Europa impone politiche di austerità ai Paesi membri che causano un disinvestimento pubblico nella sanità e nella protezione sociale. Così, il ruolo del mercato diventa sempre più preponderante in diversi settori della sanità, creando disparità di accesso a cure di qualità. Questo è il motivo per cui la rete europea richiede maggiori investimenti in un’assistenza sanitaria di qualità, accessibile a tutta la popolazione, senza l’ingresso di operatori commerciali. Il messaggio per le istituzioni europee e agli Stati membri è chiaro, e mette in evidenza: le conseguenze negative di una austerità prolungata sulla qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari; le politiche interne, fiscali e commerciali, che favoriscono la crescita delle assicurazioni private e dei servizi commerciali nel settore della sanità, con peggioramento delle diseguaglianze in salute; la politica dei brevetti e degli accordi segreti tra Stati membri e industria farmaceutica, che fanno esplodere i prezzi dei farmaci. La richiesta è che queste politiche vengano fermate, per le conseguenze estremamente negative sulla salute della popolazione”.

Ha scritto LuBo dalla piazza: “Vogliamo promuovere la salute a 360 gradi: lottando contro la privatizzazione della sanità ma anche costruendo luoghi in cui si produca benessere. Consapevoli che salute non è solo assenza di malattia, e consapevoli che fattori economici e politici incidono sulle nostre vite quotidiane molto più di batteri e virus, pensiamo che vadano promossi e preservati tutti quei posti e quei progetti in cui si fa socialità libera, si lotta per l’autodeterminazione individuale e collettiva, si sperimenta un consumo sostenibile, si autogestiscono spazi antirazzisti, antifascisti e femministi. La salute non passa solo per le stanze di un ambulatorio, ma è prima di tutto libertà e autodeterminazione!”.

Da Non Una Di Meno: “Il 22 maggio di quest’anno ricorre il quarantennale dell’approvazione legge 194, che per la prima volta regolamentava l’accesso all’interruzione volotaria di gravidanza nelle strutture sanitarie pubbliche. Da allora l’aborto non è più un ‘delitto contro l’integrità e la sanità della stirpe’, reato sancito dal codice penale fascista, per il quale ogni anno venivano denunciate e processate centinaia di donne. La legge 194, come l’istituzione dei consultori pubblici, non è stata la gentile concessione della politica istituzionale, ma sono il frutto di una lunga stagione di conflitto e lotte femministe. E’ a quelle lotte che Non Una Di Meno si riconnette, per difendere e riaffermare il principio di autodeterminazione in tutte le scelte sessuali, affettive, riproduttive e non riproduttive. Richiediamo l’accesso universale al sistema sanitario pubblico per tutte e tutti, promuovendo idee e pratiche alternative di salute, non riconducibili solo al sapere medico contrastiamo la violenza del sistema sanitario quando attraverso il controllo biomedico produce e riproduce norme sociali, fondate sull’eterosessualità e la maternità come unici orizzonti possibili di realizzazione di sé per le donne”.