Acabnews Bologna

In città almeno 1.000 senzatetto

In tutta la regione si arriva a quota 4.400 persone costrette a dormire per strada. Intanto il Tpo commenta la notizia dei 300 rifugiati che a breve si ritroveranno senza mezzi per sopravvivere: “Assistenzialismo nefasto”.

18 Ottobre 2012 - 17:58

Aumenta il numero delle persone senza dimora in città: oggi, stando ai dati diffusi dall’Istat, sarebbero circa 1.000 (in tutta la regione si arriva a 4.400 persone). Si tratta per la maggior parte di stranieri (oltre il 50%), più del 60% ha perso un lavoro stabile, il 63% ha vissuto in una casa. L’eta’ media e’ di circa 49 anni per gli italiani e 36 per gli stranieri. La maggior parte sono uomini (87%).

Restando in tema, intanto, lo sportello migranti del Tpo commenta la notizia dei 300 rifugiati che con la fine della cosiddetta emergenza Nord Africa, dal gennaio 2013, si ritroveranno senza alcuna risorsa per il proprio sostentamento. “Salvo rare eccezioni, il cosiddetto ‘modello emiliano-romagnolo’ è ai nostri occhi poco più che un modello di assistenzialismo nefasto- recita un comunicato- che in diciotto mesi è riuscito soltanto a distruggere le persone che abbiamo conosciuto insieme alla loro dignità, a sprecare montagne di soldi (regalandole alla Protezione Civile e alla Croce rossa), a trasformare i diritti in utopie, a danneggiare l’esperienza di accoglienza dei soggetti attivi nel Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar). Se non viene immediatamente rimessa a tema la dignità dei richiedenti asilo (costretti d’ufficio a presentare la domanda di asilo), il dibattito che parte oggi sui media locali rischia di prendere la brutta piega di un gioco delle parti: da un lato gli enti locali che fingono di contestare il Governo che chiude i fondi (ma solo un mese fa hanno sottoscritto insieme un accordo di “exit strategy” all’emergenza!), dall’altra il Governo che elemosina altri finanziamenti all’Unione Europea e, su tutti, la retorica – speriamo che resti solo retorica – razzista e xenofoba che contesta l’investimento di altri fondi per “mantenere i profughi”. Stritolati nel mezzo, i cosiddetti “profughi” appunto, privati con questa parola persino di un’identità giuridica, dato che l’emergenza e le sue politiche sono riuscite anche a far perdere ogni traccia dei loro diritti e del loro status”.