Culture

Ilaire – Teatro dell’Oppresso a Vag61

Venerdì 12 marzo Teatro dell’Oppresso a Vag61 in via Paolo Fabbri 110. Dalle 19 aperitivo, cena e spettacolo teatrale.

09 Marzo 2010 - 16:48

ILAIRE – TEATRO DELL’OPPRESSO

Venerdì 12 Marzo 2010 alle ore 21,15

a Vag61, Via Paolo Fabbri, 110 – Bologna

Inoltre, nel corso della serata, sarà possible visitare le mostre fotografiche

“I VOLTI DEL 1° MARZO” di Marco Mensa

“SFIDE MIGRANTI” di Flavia & Giulio

Il tutto avviene nell’ambito di “VAG DI VENERE”, i venerdì culturali di Vag 61.

– alle ore 19,30 Aperitivo Rinforzato

– alle ore 20, 15 Cena Frugale

– alle ore 21,15 inizia lo Spettacolo

ILAIRE – TEATRO DELL’OPPRESSO

Gli spettatori diventano attori in una messa in scena di Teatro dell’Oppresso dal titolo “ILAIRE”, proposta da “Impiccio Psicosociale” e dal Collettivo “Malasorte”. Si tratta di una forma di “Teatro-Forum” dove il pubblico è chiamato a confrontarsi con la scena presentata; la scena mostra una difficoltà tra persone, un conflitto o un disagio ed il pubblico, dopo aver visto la scena, può fermarla e intervenire sostituendosi ai protagonisti per cercare delle soluzioni possibili.

Si tratta di una forma di teatro che vuole coinvolgere gli spettatori facendoli partecipare “alla finzione di ciò che spesso è realtà intorno a noi”. In questo tipo di teatro l’attore principale è lo spettatore, “Impiccio Psicosociale” e Collettivo “Malasorte” proporranno uno spettacolo che parla di un conflitto non risolto, e starà alpubblico, risolvere la situazione. Al termine della rappresentazione gli spettatori potranno intervenire dando suggerimenti, modificando glieventi e sostituendo gliattori. Tutto verrà gestito da un personaggio, che cercherà di approfondire ildibattito. Agli spett-attori quindi verrà proposto di prendere in mano le redini dello spettacolo.

COS’E’ IL TEATRO DELL’ OPPRESSO?

“Tutti possono fare teatro… anche gli attori… si può fare teatro dappertutto… anche nei teatri…”

Augusto Boal

Lo spettacolo-forum a cui assisterete utilizza il metodo del Teatro dell’Oppresso (TdO) , nato in Brasile negli anni ’60 ad opera di Augusto Boal, direttore del teatro Arena di San Paolo, in cui introduce il metodo Stanislavskij che rivoluziona il rapporto tra attore e personaggio: l’attore non mostra il personaggio ma lo vive.

Come altri Boal si pone il problema dell’uso sociale dell’arte e della sua funzione politica: l’obiettivo è lo sviluppo della teatralità umana, cioè della capacità di ognuno, non solo dell’artista, di usare il linguaggio teatrale per conoscere e trasformare la realtà interiore, relazionale e sociale: “Basta con il teatro che non fa che interpretare la realtà: bisogna trasformarla!”. Sono passati anni, fatti e storie dai primi passi di Boal e gli “oggetti” verso i quali poter agire, agire per cambiare, hanno assunto vesti diverse; anche se manganelli e poliziotti sono a poco a poco venuti meno concretamente, essi hanno trovato una collocazione a tratti meno scardinabile, ponendosi sotto forma di giudizio, senso di colpa o struttura sovraordinata in molte menti.

Il Teatro-Forum è una tecnica per cui il pubblico è chiamato a confrontarsi con la scena presentata; la scena mostra una difficoltà tra persone, un conflitto o un disagio ed il pubblico, dopo aver visto la scena, può fermarla e intervenire sostituendosi ai protagonisti per cercare delle soluzioni possibili.

Lo spettatore, dunque, è portato ad essere protagonista dell’azione drammatica perché si ritiene che questo stimoli la successiva estrapolazione di quell’esperienza nella vita reale. Lo “spett-attore” (come lo chiama Boal), entrando in scena e reagendo all’oppressione nella finzione teatrale, si arricchisce di idee ed energie, ha la possibilità di capire e trasformare, in una situazione protetta, per poi affrontare con un maggior bagaglio di strumenti ed esperienze l’oppressione reale.