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“Il permesso si paga”, così al patronato si truffavano i migranti

Chiesto il rinvio a giudizio per un dipendente dell’Inas-Cisl, che intascava il denaro. E intanto, ora l’Ateneo promette procedure più rapide per il rinnovo in favore degli studenti extra Ue.

28 Marzo 2018 - 14:46

Otteneva denaro facendo credere che il pagamento fosse necessario ad ottenere il permesso di soggiorno, ma ovviamente i soldi finivano nelle sue tasche. Accadeva all’interno di un patronato Inas-Cisl di Bologna: protagonista della truffa un dipendente 46enne dell’istituto, che approfittava dei migranti anche impegnandosi a rendere più credibile la storia tramite false ricevute che consegnava in copia alle vittime. Il tutto, in base a quanto emerso dalle indagini, è andato avanti dal novembre del 2015 al gennaio del 2017: il dipendente del patronato avrebbe raccontato a una decina di stranieri che a causa di modifiche normative (inesistenti) per ottenere il permesso di soggiorno avrebbero dovuto pagare, in contanti, una somma compresa tra i 100 e i 270 euro, per un totale di 2.070 euro. Per l’uomo la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio truffa aggravata, tentata truffa aggravata, falso in atto pubblico e corruzione. Lo stesso dipendente è accusato anche di aver accettato denaro da alcuni stranieri per attestare falsamente il superamento di un test d’italiano.

 

Intanto, dopo le proteste messe in campo nei mesi scorsi dagli studenti migranti, l’Università ha fatto sapere di aver siglato un accordo con la Questura che stando a quanto dichiarato dovrebbe sveltire le procedure di rinnovo del permesso di soggiorno per gli iscritti stranieri. Gli studenti con cittadinanza extra Ue, infatti, devono chiedere il permesso di soggiorno per studio dimostrando la loro iscrizione all’Università e di aver sostenuto il numero di esami richiesto dalla normativa vigente. Grazie all’accordo approvato oggi, sostiene l’Ateneo, “le procedure di verifica saranno snellite e velocizzate, con l’obiettivo di agevolare glivstudenti internazionali nel rinnovo del permesso di soggiorno”.

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