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Il grido degli universitari in lotta: “Qualcosa si è rotto”

Dall’affollata assemblea in via Zamboni il rilancio verso il corteo di domani pomeriggio. All’ateneo: “Vogliamo risistemare la biblioteca e che a mettere le risorse per riparare i danni siano polizia e Viminale!”.

15 Febbraio 2017 - 20:22

“Dove vivono il Rettore Ubertini e il sindaco Merola?”. Con questa domanda si apre il comunicato a firma “Quelli del 36” diffuso all’indomani dell’assemblea di “quasi mille” persone riunitasi ieri sera in via Zamboni 38 a seguito dei fatti di queste settimane, dall’installazione dei tornelli alla biblioteca alle gravi violenze della polizia dentro e fuori gli spazi universitari.

Per gli studenti, Ubertini e Merola “hanno parlato di pochi facinorosi, ‘4 deliquenti’, una regia di pupari, che hanno preso in ostaggio la zona universitaria per motivazioni futili e non sentite dagli studenti. Un tempismo perfetto perché la facoltà di Lettere e Filosofia al 38 ha visto proprio ieri ben due aule riempite da quasi mille studenti attenti a partecipare a un’assemblea incredibile, ricca e interessante”.

Prosegue il testo: “A fronte della realtà, anche i giornalisti hanno dovuto prendere atto di un dato: a partire dalla battaglia contro i tornelli e dall’irruzione della celere in poi, qualcosa si è rotto. Si è rotto il silenzio sofferto ti centinaia di noi, è saltato il tappo dell’accettazione, la misura si è colmata irrimediabilmente. E’ un urlo generazionale contro la mistificazione della realtà che, ieri sera, tra le altre cose, ha gridato “fuori fuori” ai giornalisti. Di che stupirsi? La verità di questi giorni non è un’opinione, basta scherzare sulla vita della gente, basta strumentalizzare, approfittare e raccontare il falso”.

“E’ quasi un mese – si legge poi – che ci riuniamo in assemblee per discutere della questione del tornello installato alla biblioteca del 36, abbiamo raccolto centinaia di firme, contattato tutti i vertici dell’amministrazione universitaria ma Ubertini, invece che cercare uno spazio di confronto e raccogliere le istanze di centinaia di studenti, si è dato indisponibile, chiuso il 36 e non contento ha permesso alla celere di sgomberare la biblioteca con scudi e manganelli. Non contento, il rettore, continua mostrarsi incapace di gestire quest’università chiudendo ieri, in maniera ingiustificata, le sale studio di Paleotti e Bigiavi negandoci il nostro diritto allo studio. ‘Fuori la polizia dall’Università’ non è solo uno slogan, non possiamo permettere che la polizia entri ancora al 36 o in qualsiasi altro spazio dell’università. Di fronte a quanto accaduto, di fronte alla violenza della celere e alle scelte scellerate de Rettore continuiamo a pretendere le immediate dimissioni di Ubertini, del questore Coccia e la riapertura del 36 senza tornelli!”.

‘Quelli del 36’ confermano inoltre “quanto detto alla professoressa Tomasi due giorni fa: vogliamo risistemare la nostra cara biblioteca e vogliamo che a mettere le risorse per riparare i danni a quanto è successo (parliamo di 50.000€) siano la polizia ed il ministero degli Interni. Basta togliere soldi al diritto allo studio, se la polizia ha attaccato e devastato è lei che deve pagare!”.

Raccontano: “Ieri, terminata la bellissima assemblea, ci siamo mossi in corteo per portare la nostra solidarietà a Sara, compagna, amica e studentessa che si trova agli arresti domiciliari dopo il corteo di venerdì in via Zamboni. Unica colpa: aver difeso assieme a centinaia di coetanei la libertà di studiare e di attraversare una biblioteca senza check-point. Da giorni la zona universitaria lo urla a gran voce : vogliamo Sara libera e Orlando liberi e lo vogliamo subito”.

“Gli attacchi che abbiamo subito – scrivono gli studenti in conclusione – negli ultimi giorni non siamo più disposti a sopportarli e se continueranno avranno ancora risposte all’altezza. Non siamo soltanto gli studenti e le studentesse del 36, siamo una generazione costantemente sotto attacco da politiche di precarizzazione e sfruttamento e dall’impossibilità di prospettive concrete per il futuro, stanchi di dover continuare a sopportare questa situazione. Non vogliamo più essere soltanto numeri, non vogliamo più essere spremuti per arricchire le tasche di chi non ci rispetta! Per questo l’assemblea ha rilanciato per giovedì 16 gebbraio un nuovo corteo, dalle 16.00 in piazza Verdi, per contestare questo modello di università aziendalistico. Riprendiamoci i nostri spazi, il nostro tempo e le nostre vite. L’assemblea di ieri ha anche puntualizzato su alcuni punti: abbiamo profondamente a cuore gli spazi della nostra università, li abbiamo sempre difesi e sempre continueremo a farlo da comportamenti nichilisti, violenti e sessisti”.

E dopo la manifestazione di domani, l’appuntamento è per le 19 della sera successiva, venerdì 17, nuovamente in via Zamboni 38: “Riprendiamo l’assemblea di martedì, mettiamoci in movimento, è tempo di riscatto!”.