Acabnews Bologna

Il Coordinamento Migranti al presidio permanente dei lavoratori della Verlicchi di Zola Predosa

«lla Verlicchi, lavoratori italiani e migranti sono uniti nel presidio e nelle rivendicazioni.»

18 Marzo 2011 - 14:18

> Dal blog del Coordinamento:

Ieri una delegazione del Coordinamento Migranti Bologna è stata al presidio che da giorni i lavoratori della Verlicchi di Zola Predosa stanno portando avanti per impedire la svendita dei macchinari dell’azienda. Abbiamo passato con loro parte della serata, ascoltando come sia in atto una vera e propria truffa: “qui non c’entra niente la globalizzazione, o la competizione come dicono a Mirafiori, qui è solo un proprietario che vuole fare cassa”, questo ci hanno detto. Alla Verlicchi, lavoratori italiani e migranti sono uniti nel presidio e nelle rivendicazioni. Circa il 30/40% dei lavoratori sono migranti, e per loro – come il Coordinamento Migranti denuncia da tempo – la crisi è duplice. A causa della situazione infatti molti non potranno presentare il CUD, questo impedirà ai migranti il rinnovo del permesso di soggiorno, con il rischio della clandestinità, della reclusione dell’espulsione. Una situazione che coinvolge tantissime altre migliaia di lavoratori migranti coinvolti in fallimenti, chiusure di aziende, licenziamenti, prolungamento della casse integrazione. Una situazione su cui i più continuano a tacere, anche in questi giorni, come ci hanno detto diversi lavoratori “sulla stampa escono solo i lavoratori italiani, ma qui ci sono tanti migranti, che lavoravano insieme a noi e stanno lottando insieme a noi al presidio”. Per questo si è deciso insieme di mantenere alta l’attenzione sulla situazione alla Verlicchi e su quella dei migranti in particolare, unendo alle rivendicazioni riguardanti l’azienda anche quelle che riguardano i permessi di soggiorno dei lavoratori migranti.

Da giorni riuniti in assemblea permanente, i lavoratori e le lavoratrici Verlicchi stanno impedendo lo smantellamento della fabbrica, in una incertezza totale sul loro futuro e sul loro presente, dato che la latitanza della proprietà impedisce anche di sbrigare le più elementari pratiche burocratiche per chi – cosa difficile in questi tempi – dovesse trovare un altro impiego. Nonostante la situazione, il morale è alto così come la consapevolezza di avere ragione. “Siamo al limite della legalità, ma abbiamo ragione. Non possiamo permettere la svendita di una fabbrica come questa, non possiamo permettere che ci portino via i macchinari per poi dire che è solo un capannone come tanti altri”.