Acabnews Bologna

Il Comune vuole svuotare via Gandusio, insorge il comitato inquilini [audio]

Interviene anche Asia-Usb, che inoltre dà notizia di due sfratti rinviati tra Bolognina e Savena e annuncia la mobilitazione contro al riforma Erp: martedì 20 dicembre presidio sotto la Regione.

13 Dicembre 2016 - 21:24

Case popolari via Gandusio - © Michele LapiniAttingendo a sette milioni di euro ricevuti dal governo Renzi, il Comune ha intenzione di avviare la ristrutturazione degli appartamenti di via Gandusio, dove oggi vivono centinaia di inquilini su due piani: “Faremo un intervento importante – aveva confermato lunedì l’assessore alla casa – bisognerà trasferire le persone da questo grande comparto per procedere alla ristrutturazione, l’anno prossimo ne sentirete parlare”. Per non perdere i finanziamenti, l’intervento deve essere realizzato entre il 2017.

Si è subito mobilitata l’associazione sindacale Pugno Chiuso, nata proprio come comitato inquilini del palazzo a ridosso del ponte Stalingrado: “L’intento di Acer e del Comune è di sgomberare i palazzi di edilizia popolare di via Gandusio – scrive l’associazione – senza offrire una reale alternativa agli inquilini, sia quelli con contratto a termine (per lo più scaduto, la maggioranza) sia quelli con assegnazione a tempo indeterminato, che con le nuove norme di assegnazione basate sul calcolo dell’Isee si ritroveranno al di fuori della fascia di assegnazione, ovvero impossibilitati ad accedere a un altro alloggio”.

Ricorda inoltre l’associazione che Acer “ha murato le porte e distrutto i sanitari di tutti gli appartamenti sfitti in Gandusio, una trentina su 160. Con l’emergenza abitativa attuale è normale che gli sfitti vengano occupati da singoli e famiglie che si ritrovano senza alternative: o smurare o congelare in strada”.

Pugno chiuso ha poi tenuto una conferenza stampa in serata: “La casa popolare non è nè dell’Acer né del Comune, ma di tutta la classe operaia, hanno preso i soldi dalle tasse sui salari – hanno tra l’altro aggiunto gli attivisti – in questi giorni andremo nei palazzi, scala per scala, a spiegare cosa sta succedendo”.

 

> Ascolta un estretto della conferenza stampa:

 

A fianco degli inquilini si è schierata anche Asia-Usb: “Come sempre la giunta PD vuole risolvere a modo suo’ l’emergenza abitativa, soltanto dopo aver abbandonato le famiglie in difficoltà abitativa tramite assegnazioni temporanee o soluzioni tampone. Con i soliti metodi: promettendo sgomberi e sfratti (come succede ogni giorno in tutta Bologna e provincia). Un’escalation di dismissione del patrimonio abitativo erp, lasciato all’incuria o svenduto ai privati, e giustamente riguadagnato da chi ne aveva necessità, come in via Gandusio”.

E proprio da Asia-Usb arrivano altre notizie dal fronte della lotta per l’abitare: innanzitutto quello di due sfratti rinviati, uno in via Tibaldi in Bolognina, l’altro in via Toscana: “Da una parte una famiglia con una bambina di 2 mesi, dall’altra un inquilino di casa popolare. Le stesse case popolari nel mirino del PD regionale (con la nuova riforma erp) e di quello cittadino (la minaccia di sgomberi e sfratti in via Gandusio): Nella fredda Bologna l’attacco al diritto all’abitare continua, ma uniti e organizzati lo possiamo fermare!”.

Asia annuncia infine che alle 15.30 del 20 dicembre, giorno in cui l’assemblea regionale dovrebbe approvare il bilancio, sarà in presidio in piazza Aldo Moro per chiedere il ritiro dell’annunciata riforma Erp. La decisione è stata presa sabato scorso in una partecipata assemblea pubblica: “E’ stata forte la presa di coscienza collettiva – scrive il collettivo – dell’importanza oggi di difendere il patrimonio pubblico e, anzi, lottare per ampliarlo, in modo che il diritto di tutti a un alloggio a prezzo equo sia rispettato. Così come forte è stata l’indignazione espressa, il senso di tradimento percepito dai cittadini nell’apprendere che una legge che ha conseguenze così pesanti è stata approvata senza alcun confronto con le parti sociali in causa, con gli assegnatari stessi. L’assemblea ha quindi deciso una prima data di mobilitazione, per far ritirare da subito questa legge e discutere, con la presenza di un comitato di controllo popolare composto dagli inquilini stessi, una vera riforma del patrimonio abitativo pubblico, che punti all’ampliamento con politiche attive invece che all’annullamento, a partire dall’utilizzo immediato degli stabili sfitti”.