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Il Comune insiste: “Xm24 è una priorità, devono andarsene”

Così Aitini presentando la “sicurezza partecipata” al Navile. Làbas contro l’obbligo di firma per cinque attivisti: “Una parte non indifferente della città non ha guardato il dito della sterile legalità”. A gennaio l’apertura dell’hotel all’ex Telecom.

15 Aprile 2018 - 10:31

Dopo la notizia circolata ieri sulla decisione del Tribunale del Riesame di Bologna di imporre l’obbligo di firma a cinque attivisti, ieri il centro sociale Làbas prende parola per respingere le accuse di presunta pericolosità sociale attribuite ai cinque: “‘Azioni che accrescono la sfiducia e l’insicurezza della comunità, acuendo il degrado e compromettendo lo svolgimento delle relazioni sociali’, indici di un’ ‘intatta pulsione deviante’. L’inizio di un romanzo poliziesco? Un trattato di psicologia criminale? No. Questo non è l’incipit di una storia di finzione né di un saggio di criminologia moderna, non si tratta di pericolosi evasi che seminano il panico né di imprendibili delinquenti seriali. Sono le parole utilizzate da tre giudici del tribunale del Riesame di Bologna nel definire cinque attivisti di Làbas e del Tpo, che hanno difeso l’Ex Caserma Masini dallo sgombero, per motivarne il ricorso a punizioni preventive come l’obbligo di firma giornaliero. Serve ricordare a questi tre magistrati che, dopo la resistenza dell’8 agosto, anche grazie alla generosità di chi ha difeso Làbas, il 9 settembre c’è stata una manifestazione di quasi 20.000 persone per chiederne la riapertura? Forse perché l’ex caserma Masini, per cinque anni, è stato uno spazio collettore di socialità e relazioni genuine, di solidarietà e cultura, non solo all’interno del quartiere ma per la città intera? Un’esperienza che andava difesa da quella volontà, forse legale ma sicuramente ingiusta, di far tornare quel luogo vuoto e privatizzato, chiudendolo alla cittadinanza”.

Continuano da vicolo Bolognetti: “Questi cinque compagni vengono definiti come suscitatori di allarme, disvalore e proclivi a delinquere, eppure una parte non indifferente della città non ne ha avuto paura, non ha guardato il dito della sterile legalità, ma il 9 settembre era per le strade. Perché Làbas, per cinque anni, ha indicato la luna: una possibilità nuova di abitare un quartiere, di praticare l’accoglienza, di partecipare alla politica e all’attivismo. Di tutto questo non se ne possono certo accorgere tre magistrati del Riesame di Bologna, non lo speriamo e nemmeno ci interessa. Sicuramente però ne sono consapevoli tutte quelle persone che frequentano vicolo Bolognetti, dove Làbas sta scrivendo un nuovo capitolo della propria storia insieme a tanti e tante”.

Làbas prende parola anche sugli attacchi partiti sempre ieri dai banchi della maggioranza in Consiglio comunale e in particolare da un consigliere del Pd, Raffaele Persiano, “che, in cerca di visibilità a buon mercato, si appella alle dichiarazioni dei giudici esprimendo preoccupazioni per i bambini della scuola di vicolo Bolognetti. Persiano che addirittura chiede alla Lega di tenere insieme tutte le segnalazioni per dare un’accelerata nel risolvere la situazione. Il consigliere Pd sicuramente non sa che Làbas ha sempre promosso attività educative e di integrazione anche per i più piccoli, facendosi apprezzare da moltissime persone. Se difendere Làbas è indice di pulsioni devianti, il 9 settembre c’erano 20.000 deviati in strada a ribadire che lo sgombero è stata un’ingiustizia e a rivendicare una ‘casa’ per Làbas. A differenza dei giudici e dei Persiano di turno, noi non lasciamo nessuno da solo e per questo invitiamo tutte e tutti a Làbas il 29 aprile per una grande domenica di socialità e un pranzo sociale dove raccogliere i fondi per sostenere il ricorso in Cassazione dei nostri cinque compagni. NB. Persiano, stai sereno: il menu non sarà a base di bambini!”.

Persiano, nello specifico, riferendosi agli attivisti di Labas è arrivato a dire: “Vorrei essere sicuro che non ci sia il minimo contatto con i bambini che frequentano le scuole, non vorrei che quegli alunni fossero sensibilizzati alla violenza col contatto costante con queste persone che sono state definite con una forte pulsione deviante”. Sparata che mandato in tilt lo stesso Pd, visto che diversi consiglieri comunali, il sindaco Virginio Merola e l’assessore alla Sicurezza, Alberto Aitini, hanno preso le distanze da Persiano.

Ieri invece Aitini, parlando a margine della presentazione del progetto di “sicurezza partecipata” al Navile, quella che negli intenti degli amministratori si vedrebbe aumentata tramite le segnalazioni via Whatsapp dei cittadini, ha confermato l’intento della giunta di ritornare in possesso dei locali dell’Xm24 da via Fioravanti. Per l’amministrazione il rilascio dell’ex-Mercato “resta una priorità, in questo caso si tratta non di un’occupazione ma di uno spazio dato dalla precedente Giunta. La convenzione è scaduta, c’è un nostro progetto diverso che verrà presentato le prossime settimane. Loro da lì- dice Aitini- se ne devono andare, c’è un dialogo per capire se ci sono strumenti e spazi in prospettiva, tramite bandi pubblici o accordi coi privati. Nei prossimi mesi la discussione con loro entrerà nel vivo”. Chissà quale coniglio tirerà fuori dal cappello il neo-assessore sulla destinazione dello spazio: dopo la caserma proposta da Merola l’anno scorso, sono in molti a saltare sulla sedia ogni volta che a Palazzo D’Accursio ne sparano una.

Nel frattempo, c’è un aggiornamento sul destino dell’ex Telecom di via Fioravanti, sgomberata nell’ottobre 2015 dopo quasi un anno di occupazione da parte di decine di famiglie senza casa: la catena The Student Hotel, che aveva presentato un progetto per la trasformazione dell’immobile in albergo, ha fatto sapere che l’apertura della struttura ricettiva è programmata per il gennaio del 2019.