Attualità

Grecia / Atene, il progrom dell’austerità

Operazione Zeus Xenio, migliaia di arresti e deportazioni di migranti. Il governo Samaras riconcorre a destra i nazisti di Alba Dorata

10 Agosto 2012 - 12:23

(da Infoaut)

Circa 1500 persone sono state arrestate durante l’ultimo fine settimana, altre 4900 lunedì. I primi rimpatri sono iniziati subito, come le deportazioni verso le caserme delle accademie di polizia di Komontini, Xanthi e Didymoteicho. Siamo ad Atene e le cifre, che con molta probabilità raggiungeranno tra domani e dopodomani una prima decina di migliaia, contano uomini e donne migranti, obiettivo dell’operazione di polizia. “E’ un pogrom!” ha dichiarato un portavoce di Syriza, e va aggiunto: atroce! Sembrano numeri e aggettivi per un’iperbole e invece accompagnano un’infame storia d’oggi nell’Atene della crisi e dell’austerità. Catturati, rastrellati per le strade e le piazze del centro, sottoposti ad esami clinici obbligatori, rinchiusi in lager, espulsi e deportati, altri invece tratti in arresto tra cui donne ammalate di HIV accusate di attentato alla salute pubblica. Le autorità, mentre si apprestano ad inaugurare un nuovo centro di detenzione nei pressi d’Atene, sono determinate a “ripulire” il centro città il prima possibile per accontentare quella parte della popolazione che contro i migranti scatena tutte le sofferenze sociali prodotte dalla crisi. Sono quelli che hanno votato per i nazi di Alba Dorata, per Nuova Democrazia e che forse fino a qualche tempo fa votavano anche a sinistra. Oggi al posto di leggere quotidiani operai preferiscono scrivere volantini per il comitato “contro il degrado” del rione e applaudire una ventina di robocop che si lanciano sul corpo di un ragazzo d’origini pakistane. E poco importa se il suo sguardo da preda smarrita e terrorizzata, con ogni probabilità completamente ignara dell’inferno che l’aspetta, cerca intorno a sé un volto amico o qualcuno che gli spieghi perché. No, ad Atene in questi casi e in alcune zone (limitate e circoscritte per fortuna!) si battono le mani perché da oggi “non abbiamo più paura ad uscire di casa”. Piazza Omonia, Piazza Vittoria, i parchi pubblici e altri quartieri del centro sono il palcoscenico di questa storia crudele ed efferata su cui gran parte dei partiti si giocano il consenso popolare e non in ultimo le istituzioni la propria stabilità. Il governo non è disposto a farsi scavalcare a destra dai nazi di Alba Dorata che nei comitati “contro il degrado” hanno i loro primi covi sociali, e così ordina una maxi operazione senza precedenti per mostrare, tagli alla spesa pubblica a parte, quanto è vicino “ai bisogni concreti” dei propri cittadini! A rendere ancora più inquietante la vicenda di cui siamo testimoni in questi giorni è anche il nome che le autorità hanno scelto per la maxi operazione di pogrom: Zeus Xenio che nella mitologia classica era il protettore dei viandanti stranieri e dio dell’accoglienza. Quale brodo culturale legittima e produce tale barbarie così orgogliosa di sé da scherzarci anche sopra? Quale meccanismo permette che delle istituzioni arrivino a pianificare un’operazione di tale proporzioni ricamandoci anche una sciagurata ironia? La riposta va trovata nelle pieghe perverse dell’attualità della crisi nella Fortezza Europa.

Horror show propagandistico a parte, l’operazione Zeus Xenio tutto sembra tranne che un episodio straordinario, un’anomalia circoscritta, un gap improvviso nel “regolare e democratico” corso della gestione dei flussi migratori. Al contrario la disinvoltura politica con cui si sta gestendo l’operazione, il non voler dare conto ai reclami delle opposizioni da parte delle autorità, l’ostinarsi a ripetere che ora il problema è capire se dare ragione o meno ai comitati dei paesi della Tracia che non vogliono nei propri centri di detenzione i migranti da poco catturati, dà il segno della traiettoria che percorrono le istituzioni della crisi ed in crisi. C’è un punto di non ritorno da cui prende le mosse questa direzione: le Olimpiadi d’Atene del 2004. Quell’orgia di quattrini e di speculazione che per produrre la bolla, presto scoppiata, del settore dei servizi ha avuto bisogno di spremere fino all’ultima fibra muscolare il lavoro migrante, pagato una miseria ed oggi espulso e\o irregimentato al punto di sprofondare in carcere, sulla linea del genere e del colore della pelle, donne migranti ammalate di AIDS con l’accusa di attentato alla salute pubblica. Come garantirsi altrimenti che oggi chi si asciuga la fronte sudata nei campi, nelle fabbriche e nei capannoni degli indotti dei porti dell’Egeo, o sui marciapiedi accetti, mansueto e docile, una scatoletta di tonno e una mela come retribuzione del lavoro svolto?

Se è vero che l’operazione Zeus Xenio in superficie riequilibra i consensi a destra del sistema dei partiti, nel profondo, ed è quello che dovrebbe interessare di più, è parte del modo con cui la crisi e l’austerità oggi riorganizza la produzione e riproduzione sociale, ed Alba Dorata qui non fa la parte del protagonista piuttosto del sintomo politico. E non c’è “fronte democratico” nel parlamento che tenga alla violenza e durezza di questo processo agito dall’alto contro i lavoratori e le lavoratrici migranti. Come convengono diversi attivisti e avvocati antirazzisti con cui abbiamo discusso in queste ore la questione oggi ripropone il problema dell’assenza o dell’insufficienza di processi di organizzazione delle forme di insubordinazione e resistenza del lavoro migrante in questi ultimi anni. Se l’attacco è così forte oggi, mostra il vuoto parziale di forme ricompositive politiche e sociali delle lotte migranti nella ricco spettro della conflittualità dei movimenti in Grecia del recente passato.

L’operazione Zeus Xenio mentre va avanti nelle strade d’Atene fino alle frontiere con la Turchia segnate dal fiume Evros diventa una moneta di scambio con la Troika e soprattuto con la UE e i gettiti di credito che questi hanno promesso per settembre. I porti e le frontiere italiane in queste settimane non saranno attraversati da uomini e donne che hanno atteso il momento sbagliato per provare a lasciarsi alle spalle anche Atene, e c’è da credere che vista l’efficienza delle autorità greche sarà l’Italia ad espellere ad est e fare spazio nei propri CIE per altri migranti senza documenti. E’ il pogrom dell’austerità, atroce tentativo da parte delle elites neoliberiste di far anticipare e bruciare dalle istituzioni le straordinarie forme di solidarietà e mutualismo, di sperimentazioni di autorganizzazione meticcia delle lotte contro la crisi che da mesi si intrecciano nel Mar Mediterraneo. Nella Fortezza Europa la crisi avanza anche così, con questo carico inaudito (ad oggi) di violenza, e pone ai movimenti l’urgenza di continuare a moltiplicare spazi transnazionali di lotta e organizzazione, di iniziativa comune contro la crisi. Visto da qui, il pogrom dell’austerità si batte contro e al di là delle frontiere della Fortezza Europa, si batte a partire da quello spazio e da quella libertà mediterranea per cui milioni di uomini e donne sono disposti a rischiare la vita

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