Acabnews Bologna

Granarolo “lotta di tutti e tutte”, sabato corteo cittadino [comunicati]

Il primo febbraio concentramento alle 15.30 in Piazza dell’Unità. Domani sera alle 20.30 assemblea cittadina in via Zamboni 38. Intanto il presidio permanente ai cancelli dei magazzini di Cadriano prosegue nonostante la neve.

28 Gennaio 2014 - 16:57

Nove mesi di presidio e picchetti ai cancelli della Granarolo, cortei e manifestazioni in città e nel resto d’Italia. Ad ogni appello alla solidarietà abbiamo risposto sempre mobilitandoci e dando il nostro contributo: dalla sollevazione del 19 ottobre a Roma, fino alle manifestazioni di lotta per il diritto alla casa a Bologna, da Pomigliano fino alle altre lotte operaie, o al fianco degli studenti e delle studentesse e delle donne delle pulizie.

La scorsa settimana il nostro presidio permanente ai cancelli della Granarolo è stato aggredito con grande brutalità e violenza da parte della polizia: siamo stati presi a cazzotti in faccia, alcuni di noi sono stati torturati per ore mentre eravamo sdraiati sotto i camion per bloccarli e la celere ci ha ripetutamente spruzzato in faccia dei gas velenosi, due operai sindacalisti che erano accorsi per sostenere la nostra lotta sono stati arrestati, e la procura ha dichiarato che tanto per iniziare (!!!) sono state emesse 283 denunce contro i nostri scioperi e picchetti.

La nostra storia è nota: siamo stati licenziati dopo aver scioperato per la prima volta insieme al nostro sindacato S.I.Cobas contro le condizioni di sfruttamento con cui venivamo schiavizzati e trattati da bestie per anni e anni nei magazzini della logistica della multinazionale del latte Granarolo. L’accordo firmato in Prefettura per risolvere la situazione non è stato rispettato dalle parti istituzionali e padronali, e così la nostra lotta ha ripreso più dura e determinata di prima.

Contro di noi oggi si sono schierati e compattati tutti i poteri cittadini e nazionali: i padroni (con Granarolo e Lega Coop in testa!), CGIL e CISL (quest’ultima mesi fa aveva chiesto alla polizia di spaccarci le schiene a manganellate!), questura, procura, prefettura, stampa locale e Partito Democratico. Ma noi non ci siamo fatti intimidire. Sappiamo di non essere soli e forti delle nostre ragioni andremo avanti con determinazione e serenità fino a quando non verranno riconosciuti i nostri diritti e le nostre rivendicazioni.

E’ arrivato il momento per la Bologna degna e solidale di schierarsi pubblicamente al fianco di una lotta che riguarda tutti e tutte, e facciamo appello ai movimenti cittadini e al sindacalismo conflittuale a prendere parola durante un assemblea pubblica in cui vogliamo organizzare insieme una manifestazione cittadina per sabato 1 febbraio. Studenti e studentesse, precari, migranti, operai, disoccupati, e lavoratori in lotta e solidali sono chiamati ad intervenire e a portare il proprio contributo. La nostra battaglia è la battaglia di tutti i movimenti in lotta per la dignità e la giustizia sociale! E’ arrivato il momento di denunciare pubblicamente lo sfruttamento a cui siamo sottoposti nei luoghi di lavoro, le violenze dello sfruttamento e di gridare tutti insieme “sciopero fino alla vittoria!”

Assemblea cittadina mercoledì 29 gennaio, via Zamboni 38, 20:30

Corteo “sciopero fino alla vittoria!” sabato 1 febbraio, piazza dell’unità 15:30

Il presidio permanente ai cancelli della Granarolo

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Il Laboratorio Crash rilancia l’appello del presidio permanente ai cancelli della Granarolo: mercoledì alle 20:30 assemblea cittadina in via Zamboni 38, e sabato corteo da Piazza dell’Unità alle 15:30.

Siamo al fianco dei compagni facchini da quando a Piacenza si resisteva con grande tenacia ai cancelli dell’Ikea. Da quei giorni in poi ci siamo messi a servizio della lotta degli operai della logistica, con l’umiltà e la determinazione di militanti di un centro sociale che ha fatto delle lotte contro le ingiustizie e lo sfruttamento la sua ragione d’essere.

Non credano le autorità cittadine di intimidirci con i loro pacchetti record di denunce (da ieri siamo saliti a 283 denunce in 9 mesi), di intimidazioni e di brutalità poliziesche.

Non lasceremo mai soli i facchini dovessimo affrontare anche tutto l’arsenale aggressivo di cui il padronato dispone e di cui in questi giorni Bologna fa bella mostra: gas velenosi spruzzati in faccia agli operai, cazzotti, cariche, manette, arresti di sindacalisti, blackout mediatico, disinformazione, crumiri picchiatori e criminalizzazione politica.

Quanto accaduto la scorsa settimana è gravissimo e riguarda la vita e il destino non solo dei coraggiosi lottatori della Granarolo, ma crediamo di tutti gli sfruttati della nostra società, e della forza dei movimenti nella nostra città. Non possiamo permetterci che nel silenzio a Bologna passi l’uso indiscriminato e offensivo di bombolette cariche di gas velenosi contro manifestanti, e la dura repressione con cui le autorità stanno trattando l’iniziativa sindacale e politica degli operai della logistica. Sostenere la lotta degli operai contro la Granarolo e la cooperativa CTL vuol dire oggi lottare per essere più forti tutti domani, sul posto di lavoro, in una casa occupata, in un quartiere resistente, tra i banchi di scuola, o nelle facoltà universitarie! Vuol dire anche dare forza alle lotte antirazziste contro la Bossi-Fini che gli operai della logistica con la loro iniziativa stanno sostanzialmente mandando in crisi delegittimandone i ricatti picchetto dopo picchetto, sciopero dopo sciopero.

Per questa ragione facciamo appello ai movimenti, ai singoli solidali e al sindacalismo conflittuale della città ad esprimersi e a prendere parole all’assemblea pubblica di mercoledì e scendere in strada insieme per gridare nel centro città il nostro slogan di rabbia e dignità: “sciopero, sciopero fino alla vittoria!”.

Laboratorio Crash!

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Lo sciopero del 29 aprile 2013 davanti ai cancelli di Granarolo,a cui abbiamo partecipato in tanti e tante contro i soprusi all’interno deimagazzini CTL e Zero4, gestiti dal consorzio di cooperative Sgb in subappalto e con lauti profitti anche per Granarolo, è costato il licenziamento a 51 lavoratori che avevano alzato la testa per il riconoscimento dei propri diritti.
La protesta era iniziata pochi giorni prima contro un taglio del 35% in bustapaga, giustificato da presunti “motivi di crisi” (proprio mentre Granarolo quotavail marchio in borsa!), contro le pratiche di caporalato all’interno dei magazzini e contro le condizioni e i ritmi di lavoro. Rafforzati dalle vittorie conseguiti in altri magazzini, i facchini hanno ripreso in mano la propria vita. Senza piegarsi perfino di fronte al licenziamento, sono andati avanti rivendicando il reintegro sul posto di lavoro.
È una lotta per la dignità quella che hanno intrapreso i facchini della logistica, sostenuti dal sindacato Si Cobas. È una lotta contro lo sfruttamentoe il razzismo implicito ed esplicito che nel settore della logistica viene usato come fattore di divisione all’interno dei magazzini, dispositivo dicontrollo e gestione del lavoro.

La lotta è andata avanti per mesi con ripetuti picchetti e il blocco dei camion, con iniziative di boicottaggio dei prodotti a marchio Granarolo nei supermercati, con scioperi del settore e manifestazioni. I lavoratori hanno così raccolto la solidarietà di tanti e tante e ottenuto un tavolo di trattativa in prefettura con la controparte (Granarolo, Cogrefrin, Sgb eLegaCoop, organo di rappresentanza delle cooperative “rosse”… di vergogna). L’accordo siglato nel mese di luglio prevedeva il reintegro dei lavoratori in due fasi, ma non è stato mai rispettato dai padroni. E i blocchi, temporaneamente sospesi in luglio sulla base dell’accordo, sono ripresi in ottobre. La Prefettura, schierata a proteggere gli interessi dei padroni, cioè di Granarolo e Legacoop, ha fatto orecchie da mercante. Il 20 gennaio la determinazione dei lavoratori, disposti ormai a giocarsi il tutto per tutto, ha dato vita a un presidio permanente davanti i cancelli dello stabilimento di Granarolo. Lavoratori, studenti e precari solidali, militanti dei centri sociali e dei collettivi universitari si sono organizzati per bloccare in entrata e in uscita le merci. Unico obiettivo la vittoria!

La risposta è arrivata in grande stile. Prefetto, questore, sindaco, Cgil, Legacoop e ovviamente Granarolo hanno fatto quadrato. Immancabile larepressione di polizia e carabinieri che con estrema violenza hanno sgomberatoun picchetto pacifico il #20g, il #23g e il #24g. Pugni in faccia, polsispezzati, spray uriticante: ecco il trattamento riservato ai lavoratori. L’arresto di due delegati sindacali (poi scarcerati per mancanza di prove) e svariate centinaia di denunce sono il provvisorio bilancio giudiziario di mesi di mobilitazione. Ma non è finita qui. Granarolo ha acquistato una pagina sui quotidiani locali per comunicare ai bolognesi, con una lettera aperta, di essere in ostaggio di un manipolo di provocatori. Ovvero i lavoratori che chiedono diritti e il rispetto di un legittimo accordo.

L’arroganza e la prepotenza dei poteri costituiti di questa città ci sembra direttamente proporzionale alla paura che la lotta dei facchini sta suscitando. Paura di dover concedere diritti, rispetto e dignità. Vincere a Granarolo vuol dire allora guadagnare più rispetto e più dignità, più diritti e più potere, per tutti e tutte. Vuol dire mettere un’argine a chi cavalca l’austerity per indebolirci e impoverirci.

Findall’inizio siamo stati al fianco dei lavoratori in lotta, davanti ai cancelli dell’Ikea e della Coop Adriatica, della Cogefrin e di Granarolo. Lo abbiamo fatto non solo per solidarietà, ma perché sappiamo che le loro condizioni sonole nostre condizioni, la loro lotta è la nostra lotta, la loro vittoria è la nostra vittoria.

Sabato 1 febbraio i facchini di Granarolo saranno in piazza per gridare le ragioni della propria lotta, contro i poteri di Bologna la “rossa”, contro lo sfruttamento e per la dignità. Come studenti e studentesse dobbiamo essere alloro fianco, perché se vinciamo a Granarolo vinciamo dappertutto!

Appuntamento sabato 1 febbraio h.15 – Piazza dell’Unità: Sciopero! Fino alla vittoria!

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni

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Contro la voce del “padrone”, insieme ai lavoratori migranti della Granarolo!

Da mesi prosegue la lotta dei lavoratori migranti della Granarolo e del loro sindacato SiCobas contro il mancato rispetto dell’accordo firmato a luglio. I recenti tentativi della polizia di sciogliere il presidio permanente davanti ai cancelli della Granarolo sono falliti, incontrando la stessa determinazione con la quale ogni giorno i migranti in questo paese sfidano il ricatto della precarietà e del razzismo istituzionale che il sistema delle cooperative in appalto e il regime della legge Bossi-Fini stabiliscono. A difesa di questo sistema, soprattutto in questi giorni, si è alzata da più parti la “voce del padrone”: alle cariche della polizia, e allo schieramento di forze mediatiche di Legacoop e degli industriali, che invocano un “sindacalismo responsabile”, si è aggiunto addirittura un appello bipartisan di senatori democratici e berlusconiani che invocano i ministeri competenti affinché intervengano contro i blocchi. Non poteva poi mancare la presa di posizione d
ella Filt-CGIL, che ha accusato il sindacato SiCobas e i lavoratori migranti della logistica di creare una “guerra tra poveri” con le loro lotte e le loro vertenze.

Questo, oltre ad essere inaccettabile, è anche ridicolo: l’unica guerra è quella fatta ai poveri da parte dei colossi della cooperazione, che attraverso la precarizzazione estrema e il ricatto del permesso di soggiorno hanno guadagnato miliardi sulla pelle delle e dei migranti e precari. Un sindacalismo responsabile difende i lavoratori, e non fa come la CGIL, che in questi anni ha sempre rifiutato di scioperare contro la legge Boss-Fini, arrivando al punto di definire lo sciopero migrante del primo marzo 2010 come “sciopero etnico”. Il vero irresponsabile è chi si schiera contro i lavoratori quando rivendicano salario e diritti. Non è la lotta ma lo sfruttamento a essere “etnico”, perché si fonda su gerarchie iscritte sulle linee del colore e della provenienza.

Laddove sembrava impossibile, nel settore della logistica, le lotte dei lavoratori migranti hanno messo radicalmente in discussione gerarchie sociali, economiche e razziali su cui i padroni hanno estratto per anni profitti enormi. É una lotta cruciale non solo per tutti i migranti, ma anche per tutti i precari, operai e studenti italiani che ogni giorno fanno i conti con i ricatti della precarietà e la necessità di organizzazione politica. Per questo sabato saremo in piazza, per ribadire il nostro sostegno ai lavoratori migranti della logistica nella lotta contro sfruttamento e razzismo istituzionale.

Appuntamento sabato 1 febbraio alle ore 15 in piazza dell’Unità a Bologna.

Coordinamento Migranti, Ass. Lavoratori marocchini in Italia, Ass. Senegalese Cheikh Anta Diop, Comunità Pakistana Bologna, SIM Scuola di Italiano con migranti-XM24, Sportello medico-legale XM24, Spazio Pubblico Autogestito XM24, Lavoro Insubordinato, Circolo Anarchico Berneri, Usi, Nodo Sociale Antifascista

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La Confederazione Cobas  ritiene che in Emilia Romagna e a Bologna si sia ormai determinato uno scontro politico che vede contrapposti interessi evidenti: la Lega delle Cooperative, i parlamentari del PD, le organizzazioni sindacali cgil csil uil che hanno sempre firmato accordi sindacali a perdere per i facchini e a favore di cooperative e consorzi della logistica/trasporti, diciamo la parte che si schiera con il padronato sfruttatore e spesso in odore di mafia e di corruzione, evasione fiscale e contributiva, contro lavoratori e diritti del lavoro.

Dall’altra parte facchine e facchini che chiedono la regolarizzazione del loro rapporto di lavoro e del salario, che lottano con i sindacati SI Cobas, l’ADL Cobas e la Confederazione Cobas del settore privato, con il supporto di centri sociali e associazioni del territorio, di studenti e singole persone. Una lotta che vuole migliori condizioni di lavoro, un esempio chiaro da estendere in ogni settore privato e pubblico, un conflitto in controtendenza alle pastoie dei sindacati “complici e amici dei padroni”.
Mercoledì 29 gennaio Rsu e iscritti della Lista cub cobas del Comune di Bologna hanno raccolto più di 300 euro in buoni mensa da consegnare ai facchini licenziati della Granarolo, anche lunedì 3 febbraio ci sarà un altro banchetto di raccolta davanti al Comune di Bologna Libera Paradisus di Via Fioravanti.

La solidarietà dei dipendenti comunali che donano i buoni mensa rappresenta un bell’esempio di aiuto fra settori diversi del mondo del lavoro, mentre la politica, le istituzioni, la polizia che picchia chi difende i diritti del lavoro, addirittura il prefetto di Bologna, con le loro azioni intendono solo aumentare il clima di contrapposizione fra lavoratori, cercando di convincere l’opinione pubblica che la lotta dei facchini è inutile e che la difesa del lavoro è un’azione violenta.

A loro non interessa che si perda il lavoro e non si sappia più come vivere.
Questa è una lotta giusta e riguarda tutti: continuerà aumentando il consenso in altri settori lavorativi; il conflitto è necessario se si vogliono ottenere risultati, la lotta dell’Electrolux con l’occupazione degli stabilimenti è l’unica strada percorribile e anche questa va supportata da tutti noi.

Invitiamo tutte e tutti al boicottaggio dei prodotti della Granarolo sul territorio nazionale e oltre. Contribuite alla Cassa di Resistenza dei licenziati Granarolo per  continuare la lotta!

Manifestiamo sabato 1 febbraio a Bologna, corteo alle 15 da piazza dell’Unità

•       per la difesa del diritto di sciopero e del salario
•       contro le aggressioni di padronato e Stato
•       per il reintegro dei lavoratori licenziati

Confederazione Cobas Bologna    

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Condividiamo e rilanciamo l’appello con cui il presidio permanente ai cancelli della Granarolo invita la città a schierarsi pubblicamente al fianco della lotta che ormai da mesi vede protagonisti i lavoratori della logistica, partecipando al corteo in programma per sabato 1 febbraio con partenza alle 15,30 da piazza dell’Unità. Le violenze delle forze dell’ordine, l’arresto dei delegati sindacali e le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dai poteri forti della città, dai sindacati confederali e da partiti di centrodestra e centrosinistra non fanno altro che confermare che la parte giusta è quella di chi non piega la testa: con i facchini in lotta, fino alla vittoria!

Vag61 – Spazio libero autogestito

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La Federazione Bolognese dell’Unione Sindacale di Base, nel manifestare solidarietà ai facchini della Granarolo in lotta per il proprio posto di lavoro, aderisce alla manifestazione indetta per sabato pomeriggio alle 15:30 in Piazza Dell’Unità.

L’arroganza e la presunzione politica della Lega delle Cooperative, di Unindustria, dei parlamentari bolognesi del Pd e del centro destra, che con appelli indecenti alla cittadinanza ed interpellanze parlamentari vogliono bloccare la lotta dei lavoratori, additandoli come il male da perseguire, è estremamente pericoloso sul piano dei diritti sindacali e civili. L’operato di questi soggetti, si iscrive benissimo nella logica espressa nel “Jobs Act” di Renzi, il “nuovo che avanza”, riportando indietro di 40 anni il livello dei diritti sindacali e salariali dei lavoratori.

Per questo abbiamo già manifestato la nostra ferma opposizione a livello locale e nazionale e continueremo nella battaglia affinché il Jobs Act non passi.

Quelli che oggi gridano allo scandalo per i picchetti organizzati dai lavoratori, sono gli stessi che giustificano il non rispetto degli accordi sindacali ed è inutile che la Granarolo provi a schivare responsabilità che sono interamente sue. Il controllo di quello che avviene all’interno del posto di lavoro è responsabilità del datore di lavoro.

Tutto questo tira in ballo un sistema di lavoro, quello delle cooperative nella logistica ma non solo, che definire ai margini e probabile fucina delle criminalità organizzate è diventato un eufemismo. Ormai sono sempre più frequenti gli episodi di pestaggio, sfruttamento, lavoro in nero e di cooperative fantasma che spariscono da un giorno all’altro cambiando sede e nome per evitare responsabilità dirette nei confronti dei lavoratori sfruttati.

Di questo si dovrebbe occupare la magistratura e la politica italiana: della situazione lavorativa che precariato e leggi razziste come la Bossi-Fini hanno creato nel tessuto lavorativo e sociale italiano e non di tentare di criminalizzare chi lotta per il lavoro ed una vita dignitosa.

Con queste motivazioni saremo sabato pomeriggio in piazza a fianco dei lavoratori in lotta.

 Usb

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Il csa Brigata 36 di Imola aderisce e parteciperà al corteo di sabato 1/2 a sostegno dei facchini della Granarolo in lotta. Manifesteremo contro i licenziamenti ingiustificati e lo sfruttamento dei lavoratori della logistica di cui l’azienda si è resa protagonista, ed in connessione con la lotta dei braccianti che si battono contro i ricatti e le condizioni di lavoro imposte dalle grandi distribuzioni organizzate.

Csa Brugata 36 – Imola

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In occasione del corteo di sabato 1 febbraio, attraverso il quale il presidio permanente davanti ai cancelli della Granarolo si appella alla cittadinanza affinché prenda posizione, il C.S.O. TerzoPiano esprime piena solidarietà alla lotta dei facchini e alle lotte di tutti i lavoratori del settore della logistica. Nell’attuale processo di centrificazione europea, infatti, il settore della logistica sta assumendo un ruolo di primaria importanza, soprattutto nei paesi come l’Italia, considerati non più come paesi industriali indipendenti, ma come una grande valle della logistica.

La lotta dei facchini della Granarolo dunque riveste un ruolo importante nell’attuale panorama conflittuale, con caratteristiche peculiari che le hanno permesso di diventare un modello vincente: l’individuazione della controparte ovvero la multinazionale Granarolo e il sistema Legacoop che rivestono un ruolo centrale nel panorama capitalistico emiliano, la composizione del fronte di lotta ovvero lavoratori, sindacati conflittuali, centri sociali e studenti e l’efficacia delle pratiche ovvero il blocco delle merci.

È una lotta dunque che fa paura, condotta da chi paura più non ha, come è stato più volte ribadito dai facchini in assemblea. Sabato saremo al fianco dei facchini in lotta, “fino alla vittoria”.

CentroStudioOccupato TerzoPiano

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L’Ass. Primo Moroni è sensibile alla precaria situazione lavorativa vissuta dai facchini della cooperative in appalto alla Granarolo, costretti a rivendicare la propria dignità e il proprio
diritto al lavoro. Per questo Sabato 1° Febbraio parteciperemo al corteo a fianco dei lavoratori della logistica.

Le problematiche legate al lavoro e alle questioni sociali connesse  non si rivolvono con le forze dell’ordine!

Ass. Primo Moroni – Nuova Casa del Popolo di Ponticelli

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Da mesi i lavoratori della logistica – molti tra loro migranti, quasi tutti precari – si battono per condizioni di lavoromigliori, salari decenti, diritti sindacali.

–>Da mesi la risposta è la repressione, tranne in pochi e per nulla generalizzati casi. Repressione da parte delle aziende con i licenziamenti; repressione statale, con cariche della polizia molto frequenti. Negli ultimi giorni si sono aggiunti addirittura due arresti e centinaia di denunce da parte della polizia.

Un passo indietro deciso nella “civiltà del lavoro” di questo paese. Un passo avanti che illumina dove ci vogliono portare le “riforme strutturali” della Troika, il “jobs act” di Matteo Renzi e l’avidità delle imprese del settore.

Vergognoso più del solito il silenzio dei sindacati “ufficiali” (Cgil, Cisl e Uil, per intenderci) su una vertenza generale, di settore, che soltanto alcuni sindacati di base (SiCobas e Usb) hanno cercato di organizzare, rappresentare, gestire.

La lotta alla Granarolo, in particolare, è diventata nel tempo un fulcro di questa battaglia, al tempo stesso sindacale e sociale, di dignità dei tanti lavoratori migranti.

La decisione dei vertici aziendali – non accettare nessuna delle richieste dei lavoratori (rientro dei licenziati e cassa integrazione) – ha costretto i lavoratori a trasformare il presidio e il picchetto in momenti di presenza permanenti.

ROSS@, movimento politico anticapitalista e libertario, è totalmente al fianco di questi lavoratori, appoggia ogni loro rivendicazione e forma di lotta

Ross@

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Non avrei mai pensato di dover assistere, nel 2014, a eventi degni degli inizi del ‘900. Lavoratori licenziati per avere scioperato contro la riduzione ulteriore di paghe da fame, violenze contro poveri diavoli per spezzarne i picchetti, arresti arbitrari e pestaggi di sindacalisti, false promesse e false accuse da parte delle autorità, campagne stampa menzognere che addebitano le violenze a chi le subisce. Vittime di tanta prepotenza gli stessi sfruttati del 1900: i facchini, poverissimi e precari, costretti a un lavoro massacrante e a condizioni di vita indegne.
La sorpresa viene dall’identità dello sfruttatore: cooperative che mantengono arbitrariamente quella denominazione ormai solo formale, appoggiate dal consenso, dalla complicità attiva o dall’indifferenza di sindacati “ufficiali” di cui il tempo ha ingiallito il colore e deturpato le funzioni. Forze che non si vergognano di tradire clamorosamente la loro stessa storia.
Io spero che i lavoratori della logistica tengano duro, in nome di quel valore supremo che ispirò proprio quei proletari come loro che fondarono cooperative e sindacati: la dignità. Auguro invece la sconfitta a coloro che l’hanno persa.

Valerio Evangelisti

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Lo sciopero è sciopero, un picchetto è un picchetto e un crumiro è un crumiro e quindi, tagliando con l’accetta, uno che accetta la logica della guerra tra poveri e tradisce i suoi compagni.
L’accetta che taglia corta la definizione di “crumiro” è la stessa che spacca il mondo in due quando la situazione arriva al dunque. Il “dunque” è che la società è divisa in classi. Il “dunque” è che lo sfruttato sta da una parte e lo sfruttatore dall’altra.
Un padrone è un padrone, un padrone è uno sfruttatore e ogni padrone combatte incessantemente la lotta di classe.
Un padrone “di sinistra” è un ossimoro vivente (anzi, un ossimoro non-morto).
“Cooperativa” è una parola che non significa più un cazzo.
Dovrebbe essere l’ABC, ma l’analfabetismo di ritorno ci strangola.
Il grande, grandissimo merito dei lavoratori in lotta nella logistica, in Emilia e in altre parti d’Italia, è di aver ricominciato ad alfabetizzare.
In questi giorni più che mai afflitti da un discorso pubblico portato avanti quasi solo da infami e interamente composto da minchiate, e mentre i padroni indulgono nei più canaglieschi ricatti (si veda la vicenda Electrolux), le lotte nella logistica sono, come suol dirsi, ossigeno.
E ci sono tanti modi di usare l’ossigeno.
Nella scena finale del film “Lo squalo”, una bombola d’ossigeno viene conficcata tra i denti del mostro e fatta esplodere. Del mostro non rimangono che frattaglie, e i nostri eroi nuotano verso casa.
Buona nuotata, compagne e compagni.

Wu Ming 1