Culture

“Gli abbracci spezzati”

Recensione dell’ultimo film del cineasta spagnolo Pédro Almodovar.

14 Novembre 2009 - 15:45

CARTEL 01A tre anni dall’uscita di “Volver”, Pedro Almodovar torna nelle sale italiane con il suo ultimo film: “Los abrazos rotos” (Gli abbracci spezzati). Analogamente a quanto accadeva nell’opera precedente, il regista spagnolo sceglie di sviluppare il suo racconto su un doppio binario temporale, stabilendo una continua tensione tra un passato misterioso e un presente che ne risulta inevitabilmete condizionato. La natura schiva e riservata dei protagonisti almodovariani, trova dunque nuovamente una sua spiegazione nel loro trascorso emozionale che lo spettatore ascolta dalla bocca degli stessi personaggi. Nel caso di “Los abrazos rotos”, il protagonista è Mateo Blanco, un ex regista ridotto all’inattività da un incidente stradale che gli ha tolto la vista e non solo. Un personaggio misterioso arriva a turbare la tranquillità rassegnata di Mateo: si tratta di Ernesto Martel, giovane regista anch’egli legato al passato di Mateo e che lo costringe a fare i conti con i propri ricordi. E’ dunque lo stesso Mateo a raccontare la sua storia: il suo amore per Lena, interpretata divinamente da una Penelope Cruz al massimo della forma. Ed è proprio questo amore impossibile e inevitabile come sempre nei film di Almodovar, l’elemento centrale del film; esso condiziona la vita dei diversi personaggi che variamente girano intorno alla storia e ne partecipano in modi diversi. Al di là della trama, sono diversi gli elementi che colpiscono in “Los abrazos rotos”, rivelando il tocco del grande cineasta che vi è dietro. La cecità del protagonista ad esempio, condizione che gli impedisce di lavorare, e soprattutto di vedere il presente trincerandolo nel ricordo e nella nostalgia; l’impossibilità di lasciarsi il passato alle spalle senza prima affrontarlo, ricostruirlo in tutte le sua parti: esemplare in questo senso la scena in cui un ragazzo aiuta Mateo a ricostruire come in un puzzle le sue vecchie foto strappate; l’ambiguità dei diversi personaggi, vittime ognuna di sentimenti plurali e diversi che ne impediscono una divisione manicheista tra buoni e cattivi. Diversi gli omaggi  ai grandi maestri del  cinema italiano: dal felliniano “Otto e 1/2” a “Viaggio in Italia” di Rossellini, di cui durante il film si vede una sequenza. Un film sicuramente da vedere e che di certo non deluderà i fans di un cinema incentrato sui sentimenti e le emozioni umane, qual è sicuramente quello di Almodovar.