Attualità

Germania / Ad Amburgo una partita cruciale

A dicembre resistano alle cariche diecimila in corteo contro lo sgombero di un teatro occupato. A gennaio la polizia reagisce inventandosi un assalto a una caserma e instaurando un coprifuoco di fatto.

14 Gennaio 2014 - 11:04

(da indipendenti.eu)

«LIBERTATEM QUAM PEPERERE MAIORES DIGNE STUDEAT SERVARE POSTERITAS»

«I posteri abbiano cura di conservare degnamente la libertà che gli antenati partorirono»

(Motto della città di Amburgo)

Ad Amburgo in questi mesi si sta giocando una partita, che ha il gusto di una vera e propria battaglia, e purtroppo non è giocata né su di un campo da calcio ufficiale né nei giardinetti di quartiere. Una partita che si muove tra spinte autoritarie da una parte e riproducibilità del conflitto dall’altra e il cui esito, assolutamente non scontato, potrebbe svolgere un ruolo fondamentale per il futuro dei conflitti in Germania (ma anche in Europa) in particolare sui dispositivi vecchi e nuovi di repressione del dissenso.

Ci sono innanzitutto due premesse da fare per comprendere esattamente quello che sta accadendo ad Amburgo. La prima premessa è che Amburgo è una città che è stata governata quasi ininterrottamente dal dopoguerra ad oggi dall’SPD (il Sozialdemokratische Partei Deutschlands, membro di spicco del Partito Socialista Europeo, che ha nel PD italiano un alleato, e partito il cui apporto è stato fondamentale per la formazione del nuovo governo Merkel di Grosse Koalition); partito che ancora oggi governa la città con una solida maggioranza assoluta e senza bisogno di alleanze. L’SPD tuttavia perse la sua roccaforte elettorale (una dinamica affine a quella “bolognese” in Italia) per un breve periodo qualche anno fa a favore della CDU (il partito conservatore della Merkel) scivolando sul tema della sicurezza, dopo una lunga stagione di conflitti radicali e occupazioni. La CDU per normalizzare la situazione della città, che ha legislazione autonoma come un vero e proprio L
and, nella sua brevissima fase di governo di Amburgo inserì, unico caso in Germania dove sia possibile farlo, la Gefahrengebiet (la “zona di pericolo” che ricorda il coprifuoco militare), utilizzata però solo a tempo determinato e in circostanze molto limitate e il cui utilizzo già comunque produsse all’epoca proteste e malumori diffusi in tutta la Germania (comprese quella, e questo è davvero grottesco, all’epoca dei della stessa SPD amburghese). Insomma lo strumento legislativo della Gefahrengebiet in Germania esisto solo ad Amburgo ed è uno strumento ideato dalla CDU anseatica nel suo breve periodo di governo.

La seconda importante premessa è la descrizione di Amburgo come la città politicamente più attiva della Germania negli ultimi anni. Una città dove (esattamente come a Berlino) i rifugiati politici schiacciati dal decreto Dublino e dalle leggi di Schengen occupano stabili abbandonati, organizzano conferenze, montano campi in pieno centro città costruendo alleanze sociali importantissime (che vanno da settori della chiesa luterana alla curva della squadra di calcio locale, il St. Pauli). Il “gruppo Lampedusa” (Lampedusa in Hamburg) è stato protagonista degli scontri e manifestazioni nelle giornate all’indomani della strage sull’isola siciliana e ha costretto la polizia cittadina ad arrivare al punto di sgomberare con un’irruzione violenta la chiesa luterana del quartiere di St. Pauli, sgombero che ha indignato l’opinione pubblica e costretto il sindacato di polizia a pubblica ammenda. Polizia che nelle vicende odierne è, insieme all’SPD, la protagonista assoluta (e quasi unico visto l’atteggiamento freddo ed ambiguo della CDU locale) di una campagna di repressione senza precedenti in Germania (nei primi giorni di gennaio il rappresentante sindacale della polizia ha dichiarato che qualora la polizia si fosse trovata in situazioni come quelle che ad Amburgo si stanno verificando non avrebbe esitato a usare fucili e pistole; dopo le reazioni indignate di censura di questa grave affermazione da parte dell’opinione pubblica, c’è stata poi un’incredibile inversione a U ripiegando sulla richiesta comunque grottesca che gli agenti si potessero dotare di “Taser”, cioè armi a scarica elettrica usate dalla polizia americana).

La detonazione del conflitto quindi e l’innalzamento del livello dello scontro più recente è nota a tutte e tutti: il 21 dicembre scorso è stata convocata ad Amburgo una manifestazione (avente come motivo lo sgombero del Rote Flora) sulle tre lotte cittadine fondamentali , accomunate da un unico slogan: la “città è di tutt@” (manifestazioni simili sono state organizzate anche in altre città tedesche, Berlino e Francoforte su tutte). La città è dei centinaia di rifugiati richiedenti asilo, di chi la abita, (per esempio gli abitanti delle “Esso Häuser”, case che dovranno essere demolite perché dichiarate inagibili, nello storico quartiere di St.Pauli), la città è di chi intesse relazioni e costruisce conflitto e autorganizzazione, come i militanti del Rote Flora, un ex teatro occupato nel 1989 che da allora è parte attiva e integrata all’interno del territorio, uno spazio “comune” di tutto il movimento di Amburgo, senza distinzioni di aree o sensibilità. Quel giorno la polizia (arrivata in un numero spropositato per la prassi tedesca rispetto agli sgomberi) ha caricato il corteo di quasi diecimila attivisti, arrivati da tutta la Germania per impedire che il Rote Flora fosse sgomberato; lo sgombero aveva il fine di far tornare l’immobile nelle mani del proprietario, uno speculatore e immobiliarista, Klausmartin Kretschmer politicamente ultraconservatore che aveva comprato l’ex teatro a una cifra ridicola volendolo trasformare in un “centro polifunzionale” modello Gezi Park in Turchia (con il plauso dell’SPD cittadina). Il corteo è stato caricato senza che neanche riuscisse a partire. La reazione dei manifestanti però è stata talmente tanto compatta, dura e rapida che la polizia non solo non è riuscita a sgomberare lo spazio sociale ma è riuscita a tornare nelle caserme con estrema difficoltà.

Nei giorni successivi il 21 dicembre su tutti i giornali cittadini, le forze politiche di opposizione e molte associazioni culturali e sociali, nonché decine di abitanti hanno criticato l’atteggiamento della polizia e ovviamente l’incapacità del governo cittadino di gestire le questioni politiche in modo diverso da questioni di ordine pubblico. A queste critiche l’SPD e il sindacato di polizia hanno risposto per una settimana con imbarazzanti interviste contro la presunta violenza dei manifestanti, dichiarazioni nervose e scomposte, annunci e smentite isteriche stigmatizzate persino infine dal blocco storicamente conservatore in Germania e cioè dalla CDU della Merkel e dal potentissimo gruppo editoriale Springer (che dopo aver paragonato i manifestanti di Amburgo alla RAF adesso con un rocambolesco e repentino cambio di linea editoriale critica la polizia per l’uso arbitrario della violenza e l’SPD per aver reso un dispositivo “eccezionale e legittimo”, a lor o dire, un coprifuoco militare che in Germania evoca cupi ricordi). Ma il punto di svolta che ha ulteriormente fatto salire il livello di repressione (e arrivare alla Gefahrengebiet a tempo indeterminato dalle ore 20:00 in poi in un’area paragonabile alla metà dell’intera metropoli anseatica) è stato l’assalto alla caserma Davidwache del quartiere St. Pauli.

La polizia ha subito giustificato il proprio nervosismo degli ultimi mesi con questo episodio, in cui alcuni agenti sono stati refertati come feriti, arrivando ad invocare l’uso delle armi da fuoco prima, e l’uso dei taser elettrici poi. L’assalto alla caserma è stato da subito messo in dubbio da quasi tutti i gruppi politici di movimento e molti testimoni hanno affermato che non ci sia effettivamente stato nulla (la polizia invece usa come prova di ciò che è accaduto un post, anonimo di cinque righe su Indymedia Germania). In questi giorni anche i giornali conservatori tedeschi stanno mettendo in luce come probabilmente ci troviamo di fronte a un’operazione d’invenzione (Ministero dell’Interno Tedesco e Polizia di Amburgo stanno scaricandosi vicendevolmente responsabilità). Tuttavia nei giorni immediatamente successivi al “finto assalto”, cogliendo la palla al balzo l’SPD e la polizia hanno quindi potenziato uno strumento repressivo come la Gefaherengebiet, affine ai molti “pacchetti sicurezza” surreali dei sindaci italiani nel pieno della loro ossessione paranoide, in nome di un presunto “rifiuto della violenza politica”.

Nei primi dieci giorni di gennaio si sono susseguiti perquisizioni, arresti arbitrari, fermi di polizia a ignari cittadini che si recavano nelle zone socialmente più vive di Amburgo, che sono proprio quelle interessate dal coprifuoco. Le manifestazioni in città sono aumentate e gli scontri con le forze dell’ordine sono diventate quotidiane e diffuse. Gli agenti di polizia, coperti e incoraggiati dall’SPD, giustificandosi con l’assalto alla caserma Davidwache, hanno dato il via ad un escalation di repressione senza precedenti. Su più giornali locali non mancano testimonianze di veri e propri abusi di potere commessi dalle forze dell’ordine. Quasi da subito oltre alle manifestazioni si sono messe in campo petizioni, raccolte firme, blocchi spontanei e pressioni politiche all’interno del senato cittadino. Gran parte della cittadinanza amburghese ha più volte ripetuto come i controlli di polizia, i divieti di parlare, radunarsi e fumare siano “degradanti” per loro e rimandino a periodi bui della storia tedesca ed europea. E ancora un ulteriore colpo al governo Merkel è arrivato dall’ambasciatore americano a Berlino, molto probabilmente per una vera e propria ripicca nei confronti dei partiti di governo tedesco dopo la scandalo NSA che in Germania ha avuto moltissima risonanza, il quale non ha perso l’occasione per pubblicare una nota ufficiale in cui ha sconsigliato ufficialmente i viaggi ai cittadini americani nella città di Amburgo trasformando la questione che SPD e CDU volevano mantenere su un livello esclusivamente locale, questione dirimente di interesse nazionale.

In questi giorni la vicenda di Amburgo attraversa la Grosse Koalition della Merkel con proteste che si diffondono in tutta la Germania. E i partiti al governo nazionale stanno difendendo le scelte del governo locale SPD (con un cambio imposto di linea anche alla CDU anseatica come dicevamo inzialmente tiepida nei confronti della gestione dell’ordine pubblico ad Amburgo).

Francoforte, Berlino e Dresda sono interessate ogni notte da manifestazioni, azioni di protesta, attacchi mediatici contro il coprifuoco di Amburgo. Molte organizzazioni sindacali e partiti politici (persino e con molta veemenza il partito di centro destra FDP, cioè i liberali) stanno incalzando il governo nazionale perché intervenga sulle scellerate scelte di polizia e SPD. Tuttavia per adesso non si vede all’orizzonte una smentita delle politiche repressive da parte del governo nazionale che anzi inizia a evocare sui giornali strumentalmente i ricordi della RAF, degli attentati di Monaco e degli anni di piombo in Germania, giustificando chi vede nell’esperimento amburghese un modello di governance del conflitto su scala europea (e non solo basti pensare alla repressione nelle vicine Russia e Turchia). In un primo momento la zona di coprifuoco è stata ieri ulteriormente allargata e tripartita e si è comunicato un aumento dei controllo e dei fermi di polizia dalle 20:00 alle 8:00 del mattino, poi la marcia indietro di oggi [del 10 gennaio, ndR] (rimane tripartita ma solo ridotta alle zone limitrofi le caserme, questo potrebbe essere un primo segnale di vittoria del movimento). A questa serie di annunci i movimenti sociali tedeschi e tutte le organizzazioni politiche di sinistra hanno risposto con un rilancio su scala nazionale del conflitto assumendo le parole d’ordine di Amburgo sul diritto alla città (la gentrification è un processo che interessa in modo più o meno violento tutte le città tedesche di medie e grandi dimensioni) e libertà di movimento come proprie.

La partita come dicevamo all’inizio è apertissima e tesissima e il risultato non è scontato. Tuttavia l’esito può segnare il futuro prossimo del conflitto sociale in Germania e in Europa. Le grandi coalizioni che governano il continente stanno sperimentando ovunque nuove forme di repressione (dalle leggi speciali spagnole al reato di “devastazione e saccheggio” in Italia) e il battesimo della grande coalizione tedesca potenzia la tesi dello stato d’eccezione permanente dentro una crisi economica, sociale e politica permanente appunto. Se la partita dovesse essere persa il modello “Amburgo” potrebbe essere esteso a tutta la Germania e verosimilmente a tutta l’Europa trasformando il continente nella Londra del 2019 della comic novel “V per Vendetta” di Alan Moore. Se la partita dovesse essere vinta una nuova stagione si aprirebbe per i movimenti tedeschi ed europei, partendo proprio dalla critica radicale ai processi di governance che le vicende odierne di Amburgo ci consegnano nella loro continuità verticale, dai banchieri agli immobiliaristi, dai governi alla polizia.

Siamo fiduciosi tuttavia perchè la lotta ad Amburgo non si fermerà, ormai non è più una questione di ordine pubblico locale e di questo ne sono consapevoli tutti gli attori in campo, si è trasformata in una radicale e diffusa questione di critica politica alla catena di comando e controllo tra Berlino, Bruxelles e Francoforte per il diritto alla città, di movimento e di dissenso.

Nodo redazionale indipendenti.eu da Berlino