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Fuan cacciato, i collettivi: che figuraccia l’Università

Dopo l’annullamento dell’iniziativa a Giurisprudenza di ieri, Hobo: “Quando ci si mobilita con determinazione vincere è possibile”. Cua: “Grande battaglia di libertà impedire ai fascisti di parlare”.

10 Ottobre 2017 - 00:57

E’ finito con con gli studenti in corteo da piazza Verdi verso rettorato e complesso  di via Belmeloro il lunedì di lotta contro l’annunciato seminario del Fuan, che su pressione della protesta l’ateneo ha deciso in extremis di bloccare.

I collettivi universitari hanno affidato a Facebook i propri bilanci della giornata. Così Hobo: “E’ stata una grande giornata di mobilitazione antifascista in università e a Bologna. Questo pomeriggio (ieri, ndr) nella sede di giurisprudenza in via Zamboni 22 si sarebbe dovuta tenere un‘iniziativa organizzata dall’associazione Azione Universitaria – Fuan, figlia del Msi, giunta ai giorni nostri grazie ai finanziamenti dell’Università (15mila euro all’anno!). Nel convegno avrebbero dovuto parlare ‘giornalisti’ della rivista Eurasia, il cui direttore risponde al nome di Claudio Mutti, fondatore dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo e impunito stragista degli anni ’70. Dalla mattina a giurisprudenza in tanti e tante abbiamo di fatto occupato la Presidenza della scuola con il preciso intento di non lasciarla finché il convegno fascista non venisse annullato. Qui abbiamo avuto una conversazione con la preside Sarti la quale ha finto di non conoscere (o ha colpevolmente ignorato) i contenuti di questo dibattito. Alle h.14 è arrivata la notizia della cancellazione del convegno fascista. Vittoria dovuta alle pressioni degli studenti antifascisti. L’università ha al contempo ordinato la totale chiusura della sede di giurisprudenza, nel vano tentativo di additare le colpe della chiusura anticipata ai ‘violenti’ e ‘più fascisti dei fascisti’ dei collettivi. Nel pomeriggio infine si è comunque mantenuto il presidio antifascista in Piazza Verdi, che si è mosso fino al Rettorato per individuare nel rettore Ubertini e in tutta l’amministrazione universitaria la loro manifesta incapacità e i gravissimi rapporti con gruppi dichiaratamente fascisti”.

Prosegue il post: “Il dato che dobbiamo avere a mente, e su cui è necessario costruire un ragionamento collettivo, è il senso che si dà al concetto di libertà d’espressione. Dov’è la libertà d’espressione di fronte a saperi di guerra e fascisti? Quale opinione può mai essere quella propugnata da complici del neofascismo e dello stragismo nero? L’università così come il PD in città si è dimostrata ancora una volta connivente con tali squadracce. La giornata di oggi (ieri, ndr) dimostra che quando ci si mobilita con determinazione, non limitandosi al piano simbolico ma praticando l’obiettivo, vincere è realmente possibile. Quando lo diciamo lo manteniamo: fuori i fascisti dall’università!”.

Queste le parole del Collettivo Universitario Autonomo: “Quest’oggi (ieri, ndr), alle 17, in Via Zamboni 22, avrebbe dovuto tenersi un dibattito organizzato dall’associazione fascista studentesca Azione Universitaria. Dibattito che, a partire da una discussione sulla guerra in Siria, avrebbe condotto negli spazi della nostra università non solo i membri di questa spregevole associazione, ma al loro seguito redattori e editorialisti della rivista Eurasia, il cui direttore, Claudio Mutti, è noto per le simpatie stragiste e le amicizie nel noto gruppo terroristico fascista Ordine Nuovo. Per questo, sin dalle 8:30, abbiamo chiuso e presidiato l’aula dove avrebbe dovuto svolgersi il convegno, per impedire senza se e senza ma che questi signori avessero diritto di parola in Università. Senza possibilità di presentarsi pubblicamente per quello che sono, grazie alla gloriosa resistenza antifascista e alle lotte che per 70 anni mai si sono domate, senza possibilità di riemergere dalle fogne ecco che – sotto mentite spoglie – in giacca e cravatta tentano di insinuarsi di nuovo dentro le università. Cacciati dalla storia, si mascherano da intellettuali per propagandare odio. Scovata la dirigenza universitaria abbiamo preteso l’immediata revoca dell’autorizzazione al convegno. A maggior ragione dal momento che l’Università risultava patrocinante l’iniziativa. Preside e sodali sono caduti dalle nuvole, quasi scoprendo seduta stante che Azione Universitaria è un gruppo di estrema destra. Dopo ore di pressione il convegno è stato annullato ma, non sia mai che si assumano fino in fondo la responsabilità, ecco che l’università chiude i battenti di fatto sospendendo le lezioni nell’ira degli studenti”.

Si legge poi: “Se da una parte quanto accaduto stamani non smentisce la pericolosa e colpevole attitudine dell’Unibo di Ubertini ad accogliere nei suoi spazi ex stragisti, leghisti e celerini, dall’altra ci conferma che, oggi più che mai, non abbiamo bisogno di testimoniare la nostra presenza, ma l’urgenza collettiva di impedire con ogni mezzo necessario che tossiche e mortifere cellule fasciste proliferino nelle nostre città: nessuno spazio ai fascisti è la parola d’ordine, occupando gli spazi, cacciandoli. Solo così difenderemo le belle, libere e positive relazioni sociali che negli anni abbiamo costruiti in territori come la zona universitaria. Se Ubertini, fatta l’ennesima imbarazzante figura, vorrà dare un segnale semplice, di ostilità ad ogni fascismo, che rimuova dal rettorato l’immagine di Goffredo Coppola, rettore fascista. Per quanto ci riguarda, 24 ore su 24, ai nostri posti ci troverete. E’ una grande battaglia di Libertà impedire ai fascisti di parlare”.