Attualità

Francia / Un blog smaschera gli abusi di polizia

Dopo due anni di blocco, di nuovo on line il sito che denuncia le infiltrazioni nei cortei. Stanarli è “una pratica snervamente ma legale”, spiegano gli attivisti.

23 Gennaio 2014 - 11:00

di Babba Urra

Torna on line il blog della militanza francese “Copwatch Nord-Ile-de-France”, a renderlo noto il portale Rue89. La pagina web nata nel 2011 a da un gruppo di anonimi a Parigi, era stata bloccata appena un mese dopo la sua messa on line, per ordine del ministro degli interni della Francia. La piattaforma “Copwatcher” diffusa in numerosi paesi, si propone come strumento multimediale per denunciare gli abusi delle forze di polizia che intervengono con prepotenza e segnalarne la presenza in borghese tra i manifestanti. Con l’espressione americana Cop (poliziotto) watcher (osservatore) si definisce infatti la pratica della “sorveglianza dei poliziotti” durante le manifestazioni con lo scopo di tenere monitorate le loro azioni e denunciarne l’uso ingiustificato della forza. Gli attivisti Copwatchers, armati di telecamera, durante i cortei filmano ininterrottamente le forze dell’ordine in azione. Il metodo che arriva dagli Stati Uniti, nel tempo non si è semplicemente limitato a filmare gli scontri, ma in diverse occasioni è anche riuscito a sgominare gli infiltrati in manifestazione e costringerli all’allontanamento.

Nonostante le numerose polemiche e i duri attacchi subiti da parte dei sindacati delle forze di sicurezza, il gruppo vicino all’area anarchica è riuscito a rimettere on line il sito internet che contiene oltre ai materiali per le informazioni legali, anche le foto che segnalano i poliziotti considerati violenti. Già dal 2006 sul sito di Indymedia Parigi, allo slogan “Filmeremo ed identificheremo tutti i poliziotti parigini uno ad uno”, gli attivisti avevano cominciato a pubblicare le foto e i video dei flics (sbirri) imbucati alle manifestazioni.
“Una pratica snervante ma legale” la definiscono i francesi. Perché, secondo una lettura della legislazione, nulla impedirebbe di praticare il Copwatching se si fa attenzione al modo in cui le immagini vengono pubblicate. Del tutto lecito infatti obiettare che la polizia non può opporsi al fatto che le azioni vengano filmate o fotografate.
Obiettivo del gruppo però, non è soltanto quello di monitorare quello che succede nei cortei. “Vogliamo che i poliziotti sappiano che chiunque può essere testimone di quello che fanno e può esercitarne un controllo” è la testimonianza di un attivista. Contro l’abuso dello Stato, i Copwatchers invitano all’uso della telecamera a chiunque sia testimone di episodi di violenza per poter denunciare qualsiasi forma di intimidazione.