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Francia / Ruspe in azione alla “Giungla” di Calais

Demolito un settore dell’accampamento nato a ridosso del tunnel della Manica. Il governo costruisce nuovi container ma c’è posto solo per un terzo degli abitanti. Si moltiplicano le aggressioni da parte di gruppi neonazisti.

19 Gennaio 2016 - 12:10

E’ stata sgomberata una parte della Jungle di Calais, la vasta tendopoli dove stazionano centinaia di migranti di ogni nazionalità per tentare l’impresa quasi impossibile di raggiungere il Regno Unito nascondendosi tra i numerosi camion, treni e navi che passano quotidianamente la Manica. In un’area limitrofa, il governo ha messo in piedi un villaggio di container, recintato e con controlli all’ingresso.

Ad aggravare la situazione, le scorribande di gruppi di estrema destra: da settimane si sono susseguite le aggressioni verso migranti, volontari e attivisti che popolano l’accampamento. Nella notte tra domenica e lunedì una studentessa antirazzista è stata accoltellata. Durante le operazioni di sgombero, poi, la polizia ha stazionato all’ingresso dell’area, nella zona più vicina alla sede del gruppo neonazista Calaisien en Colere.

Come racconta il blog Calais Migrant Solidarity, i bulldozer sono entrati nel perimetro della Giungla scortati dalle forze di polizia. Alcuni residenti avevano già lasciato quel settore dell’accampamento, quando era diventato chiaro che lo sgombero fosse imminente. Quanti hanno scelto di rimanere, furiosi, hanno distrutto le loro case e urlato contro i poliziotti. Ma la loro rabbia è stata soffocata dal rumore dei bulldozer.

La rete Refugees Welcome ha annunciato una manifestazione a Calais per questo sabato 23 gennaio.

Calais jungle (foto twitter @CWBIreland)La Giungla di Calais 

A partire dal 2009 ci sono stati fra i 100 e i 4000 migranti a Calais, nel nord della Francia, in attesa di poter superare il confine con la Gran Bretagna, e numerose altre comunità sparse lungo tutta la costa nord del paese. Vi si trovano persone provenienti da tutto il mondo: Iran, Afghanistan, Pakistan, Somalia, Egitto, Siria, Sudan, Palestina, Ciad, Eritrea, Iraq, Albania, Senegal, Kurdistan, Libia ed Etiopia. Le comunità più numerose vengono dall’Africa orientale e dall’Afghanistan.

Dalla chiusura, nel 2002, del centro della Croce Rossa di Sangatte (vicino Calais), che svolgeva un ruolo di accoglienza, e a fronte del rifiuto da parte dello stato di offrire un alloggio, le persone hanno cominciato a costruire le proprie abitazioni in tutta la città di Calais, in edifici in disuso, o in campi abusivi noti come “giungle”, sia all’interno che alla periferia della città.

La stabilità di questi luoghi e il tenore di vita possibile in queste case è variato notevolmente nel corso del tempo. In alcuni momenti la polizia ha sgomberato la gente dalle case quotidianamente, anche più volte al giorno; in altre occasioni vi sono state occupazioni legalizzate durate mesi, con la polizia impossibilitata ad ottenere l’ingresso.

Le occupazioni sono comunque sempre state sgomberate, e si sono concluse con arresti di massa e episodi di violenza da parte della polizia. In alcune occasioni sono stati distrutti oggetti appartenenti agli occupanti tra cui tende e coperte, anche attraverso l’utilizzo di spray al pepe, che li rende inutilizzabili.

Perché Calais?

Nel 2003, i governi britannico e francese hanno firmato il trattato “Le Touquet” in cui hanno deciso di istituire controlli incrociati sui movimenti dei migranti sulle rotte dei traghetti che attraversano il Canale della Manica. Il trattato è stato firmato per far sì che la maggior parte delle persone che cercano di attraversare il confine rimangano sul suolo francese piuttosto che inglese, col risultato principale di aver creato una sorta di collo di bottiglia nella città di Calais. Lì si trovano ad oggi alcune migliaia di persone bloccate nel campo, col governo britannico che versa milioni di euro per impedire loro di lasciarlo.

La legge britannica sull’immigrazione rende quasi impossibile per la maggior parte degli stranieri l’ingresso nel paese. E’ necessario infatti avere un visto per entrare, per il quale bisogna pagare e devono essere soddisfatti criteri molto rigidi. A meno che non ci si trovi già nel paese con un visto, non si può chiedere asilo dall’estero: la legge pertanto obbliga sostanzialmente all’ingresso illegale nel Regno Unito quasi tutti coloro che vogliano chiedere asilo.

In realtà molte delle persone che cercano rifugio in Europa, e che si trovano a Calais, vanno in altri paesi (Francia, Germania e Svezia ricevono molte più richieste di asilo rispetto al Regno Unito). E infatti tanti fra coloro che vivono nella Giungla stanno chiedendo asilo in Francia e non intendono attraversare il confine con la Gran Bretagna. La loro presenza a Calais è dovuta alla inadeguatezza dello stato francese nella fornitura di alloggi e sostegno a coloro che fanno domanda di asilo.

Il nuovo accampamento 

Il governo francese aveva annunciato da tempo l’intenzione di sgomberare la Giungla. La costruzione del nuovo centro è partita ad ottobre 2015 per dare una sistemazione a 1500 persone. Il 5 gennaio il comune di Calais aveva comunicato che avrebbe accettato soltanto 2000 persone, e due settimane fa è passato all’azione dando il via ad un processo di trasferimento coatto dentro il nuovo campo.

L’ultima volta in cui sono state censite 2000 persone residenti nella giungla era quasi un anno fa, a marzo 2015. Da allora i numeri nella giungla hanno continuato a crescere fino ad arrivare a un numero compreso fra le 4000 e le 6000 persone, tutti costretti dentro un unico spazio: la giungla com’era fino a ieri.