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Foggia / ”Lavoro, diritti, dignità”: la lunga marcia dei braccianti agricoli [foto+video]

Grande corteo e sciopero indetto da Usb, che ha raccolto la partecipazione di tantissimi lavoratori agricoli: “I padroni devono capire che senza i lavoratori, niente pomodori. Basta morti sul lavoro. E basta razzismo”.

08 Agosto 2018 - 16:01

“Sciopero, sciopero, sciopero”: l’hanno ripetuto centinaia di volte i tantissimi lavoratori, per la maggior parte provenienti dall’Africa subsahariana, che questa mattina hanno incrociato le braccia, rifiutandosi di raccogliere pomodori come fanno ogni giorno all’alba, perché “oggi dobbiamo dimostrare che tocca anche ai padroni capire che il nostro lavoro non può essere usato solo a loro piacimento”. La manifestazione e lo sciopero dei braccianti sono stati indetti dall’Unione sindacale di base (Usb) dopo i due terribili incidenti stradali avvenuti in provincia di Foggia tra sabato e lunedì scorso in cui 16 persone sono morte. Il corteo è partito nella prima mattinata dall’ex-ghetto (ancora abitato da molti lavoratori che non possono permettersi una sistemazione migliore) situato nel comune di Rignano Garganico, poco distante dalla città di Foggia, dove il paesaggio è formato da continui campi coltivati a ortaggi e frutta.

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Numerose le occasioni nelle quali sono stati ricordati gli attivisti sindacali che dalle lotte dei braccianti agricoli hanno dato forza e dignità a uno dei lavori più duri che ci sia, a cominciare da Soumaila Sacko, giovane lavoratore ucciso in Calabria pochi mesi fa con un colpo di fucile. E nondimeno i riferimenti politici e sindacali hanno affondato le radici nella storia più lontana, come dice al microfono un sindacalista: “Queste campagne sono state teatro delle lotte di Giuseppe Di Vittorio e vedono oggi di nuovo scendere in piazza i braccianti. I padroni devono capire che senza i lavoratori, non ci sono i pomodori. Non possiamo morire di lavoro. Basta morti sul lavoro. E basta razzismo”. Nell’anniversario della strage di minatori di Marcinelle, in Belgio, molti dei quali erano nati in Italia, i lavoratori stranieri hanno voluto sottolineare come oggi sia inaccettabile la discriminazione nei confronti di chi lavora  e vive in Italia, pur essendo nato a migliaia di chilometri di distanza: “I lavoratori costretti a scappare dall’Italia morirono lì, loro lottavano per la dignità, come oggi accade a chi muore in questi campi. Vogliamo difendere quella memoria. Può anche darsi che la lotta per ottenere la Costituzione italiana sia stata fatta da persone che avevano lo stesso colore di pelle. Oggi non è più così. Oggi qui vive un popolo meticcio. Le lotte sono di tutti”.

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Manifestazione dei braccianti agricoli, Foggia 08/08/2018

Il corteo ha percorso le strade della città pugliese e si è concluso a pochi passi dalla prefettura, dove – dopo aver osservato un minuto di silenzio a ricordo dei compagni morti a causa del lavoro – è stato mandato un messaggio al governo: “I grandi monopoli di ieri oggi si chiamano Grande distribuzione organizzata. Sfruttatori erano ieri, sfruttatori sono oggi. Questa giornata è una giornata di sciopero, per la prima volta sfidiamo lo strapotere della grande distribuzione organizzata, degli sfruttatori, dei caporali. Vogliamo tutto, vogliamo il pane, vogliamo la libertà, vogliamo la giustizia sociale. Noi non siamo migranti, noi non siamo extracomunitari, noi siamo persone come voi. E ai padroni vogliamo dire: noi non siamo schiavi”.

La manifestazione si è conclusa davanti alla Prefettura, dove una delegazione di lavoratori è stata ricevuta. Nel pomeriggio sempre nel capoluogo daino si terrà un’altra iniziativa convocata dai sindacati confederali insieme a Migrantes, Arci, Acli, Anpi, Libera, Caritas, Cittadinanzattiva. Al corteo di stamattina ha preso parte anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che dai microfoni ha voluto intervenire dicendo: “Senza diritti nessuno dovrà andare a raccogliere i pomodori, d’ora in poi ci dovrà essere un autista riconosciuto che porti i lavoratori ai campi. Non si può morire per i pomodori”.