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Fiera, si rialza la voce dei lavoratori: “Il nostro futuro è a rischio”

Il Consiglio dei delegati: “L’azienda non ha rinunciato al progetto di esternalizzazione e precarizzazione. Chiamiamo tutti i dipendenti nuovamente a raccolta”. Nei giorni scorsi, intanto, sciopero all’aeroporto.

26 Febbraio 2017 - 16:14

“Chiamiamo tutti i lavoratori nuovamente a raccolta. Il nostro futuro, il futuro della Fiera ed i soldi pubblici in essa investiti sono a rischio”. Tornano a farsi sentire i rappresentanti dei lavoratori di BolognaFiere, riuniti nel Consiglio dei delegati d’azienda, che nei giorni scorsi ha potuto visionare alcuni stralci del piano di sviluppo consegnato dall’azienda “a seguito di pressanti richieste da parte delle rappresentanze”, visto che sono circolate “voci preoccupanti relativamente a possibile cessione di un ramo d’azienda (esternalizzazioni?), senza averne avuto informazione preventiva per una eventuale discussione, come corrette relazioni sindacali richiederebbero”. Per questo, il Consiglio convoca un’assemblea generale dei lavoratori di BolognaFiere per il 6 marzo 2017 “per discutere ed informare tutti sulla gravissima situazione che si sta vivendo in Fiera. Riteniamo che la documentazione appena consegnataci (oltre ad essere giunta con estremo ritardo) rispecchia un punto di vista unilaterale ed inaccettabile nei contenuti, che prevedono la cancellazione di intere aree lavorative. Tutto questo dopo ripetuti incontri presso la sede Ascom nei quali la direzione, nelle persone del direttore generale e del direttore del personale, faceva melina e tutti noi scoprivamo le vere intenzioni aziendali come al solito dalla stampa! Il fallimento della procedura di licenziamento a firma del presidente è sotto gli occhi di tutti, ma dobbiamo ora purtroppo denunciare alla città che gli impegni presi per una discussione complessiva sul piano industriale al tavolo istituzionale del 10 ottobre 2016, alla presenza del sindaco Merola, sono stati completamente disattesi. La delegazione sindacale presente al tavolo ha sempre espresso massima disponibilità ad affrontare le problematiche di BolognaFiere a 360 gradi e a valutare possibili soluzioni per ridurre il problema principale evidenziato dalla dirigenza, che consiste nella necessità di una diminuzione dei costi generali. A tale scopo si è chiesto di poter analizzare tutti i costi sostenuti dall’azienda a partire da quelli evidenziati alla voce di bilancio denominata ‘servizi’ che corrispondente a circa 40 milioni di euro di spesa, dovuta in parte a consulenze, fornitori e spese tra le più varie e poco chiare e ad analizzare ruoli e costi dei numerosi dirigenti. L’azienda, dimostrando ancora una volta poca trasparenza, a distanza di cinque mesi da tale richiesta, non ha fornito nessuno dei dati necessari all’analisi che si era resa disponibile ad effettuare alla presenza delle istituzioni”.

Per i delegati “è evidente, a questo punto, che non ci sia alcuna volontà della controparte di ragionare su soluzioni che garantiscano il mantenimento delle attuali condizioni lavorative e della professionalità dei dipendenti, nè, tanto meno, si è rinunciato al progetto di esternalizzazione e precarizzazione. Chiamiamo tutti i lavoratori nuovamente a raccolta. Il nostro futuro, il futuro della Fiera ed i soldi pubblici in essa investiti sono a rischio!”. In calce, la firma del Consiglio dei delegati e di diversi sindacati tra cui Usb e Sgb.

Giovedì, intanto, hanno scioperato i lavoratori del trasporto aereo e la protesta ha coinvolto anche l’aeroporto Marconi di Bologna. Tra le richiesta, spiega l’Usb, c’è “la definizione immediata di un sistema di regole valido e applicabile per qualunque operatore in modo da interrompere il dumping sociale e la competizione sleale che producono poi automaticamente tagli occupazionali e peggiori condizioni di lavoro”.