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Fiera, la lotta per un “lavoro buono e ben retribuito” non è finita

Usb: “Non abbiamo fatto la battaglia contro gli esuberi per consentire un avvicendamento con lavoratori terziarizzati e precari”. Intanto i dipendenti hanno deciso di scendere in sciopero il 22, nel giorno dell’assemblea dei soci.

08 Dicembre 2016 - 16:31

Sciopero fiera - © Michele Lapini“Non abbiamo fatto una battaglia, quale è stata quella di quest’estate per il ritiro dei licenziamenti, per ‘ottenere’ la smobilitazione incentivata dei lavoratori. Non ci siamo opposti alla loro esternalizzazione per consentire semplicemente la loro sostituzione per pensionamento con lavoratori terziarizzati e precari a nemmeno 6 euro all’ora”. E’ il messaggio spedito ai soci pubblici e privati della Fiera dall’Usb, dopo un incontro che si è tenuto qualche giorno fa tra sindacati e direzione dell’expo, nel quadro del confronto più ampio sul piano industriale della Fiera e sul piano occupazionale. “Un tavolo ‘imposto’, lo ricordiamo- scrive il sindacato di base- dalla straordinaria mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici che a settembre ha fatto si che si ritirasse la procedura di licenziamento per 123 impiegati nel quartiere fieristico”.

Nell’incontro, racconta Usb, il direttore generale “ha illustrato lo stato della discussione sulla riforma dello statuto della Fiera, che vede i soci privati impegnati a contrattare una loro presenza di maggioranza a precise condizioni: tra queste, in combinato disposto con l’abbandono della Golden Share, che ha consentito fino ad oggi la nomina del presidente da parte dei soli soci pubblici, apprendiamo che sia al vaglio una ipotesi di statuto che accoglie gli indirizzi politici del Decreto Madia, recentemente bocciato dalla Corte costituzionale. La discussione in Consiglio di amministrazione si articola mentre sul tavolo sindacale, dopo aver respinto al mittente i licenziamenti, si discute della possibilità di esodi volontari incentivati per alcuni dei dipendenti che avessero maturato requisiti minimi per un accompagnamento all’uscita dal mondo del lavoro. Il tutto mentre ancora non è chiaro la cifra dei soldi che si vuole mettere a disposizione per questa operazione. Difficile pensare che i lavoratori vadano in pre-pensionamento accettando un pacchetto di caramelle e una pacca sulla spalla. Ora, come abbiamo avuto già modo di sottolineare, a noi sembra che la drammatizzazione vissuta l’estate scorsa con l’invio di 123 lettere di licenziamento, abbia avuto a scopo proprio questa ridefinizione di equilibrio tra soci pubblici e privati, con questi ultimi che, Bonaccini Renzi e Decreto Madia a disposizione, abbiano spinto per un cambio di regime (per usare un eufemismo) nella struttura di gestione della Fiera, azienda che col suo indotto porta ogni anno 900 milioni di euro nella nostra area metropolitana, per sottrarre il già flebile controllo pubblico dell’azienda (tra l’altro responsabile di una gestione a dir poco opinabile) e consegnarlo ai privati. Dietro di essi le coop e Unindustria, pronte a gestire, come si usa dire ultimamente, in maniera privatistica BolognaFiere. È il mercato, si potrebbe cinicamente asserire, e dietro la gestione privatistica si cela nient’altro che l’esigenza di garantire dividendi ai soci, efficientare l’organizzazione e ridurre i costi (del lavoro, ca va sans dire). Ecco, ora è questo il messaggio che vorremmo mandare ai soci pubblici e privati: non abbiamo fatto una battaglia, quale è stata quella di quest’estate per il ritiro dei licenziamenti, per ‘ottenere’ la smobilitazione incentivata dei lavoratori. Non ci siamo opposti alla loro esternalizzazione per consentire semplicemente la loro sostituzione per pensionamento con lavoratori terziarizzati e precari a nemmeno 6 euro all’ora. La partita che si gioca in Consiglio d’amministrazione sul pilota della Fiera deve considerare gli interessi di un’intera comunità cittadina, ed in prospettiva, regionale. Comunque vada la ridefinizione dell’assetto societario della Fiera, deve essere chiaro a tutti che non arretreremo di un solo passo sulla necessità di avere lavoro buono e ben retribuito, così come daremo battaglia contro i tentativi di dividere i lavoratori in dipendenti di serie A e di serie B, attraverso l’esternalizzazione o l’affidamento alle solite cooperative di interi segmenti del processo produttivo fieristico. A Bologna come, quando sarà il tempo dell’integrazione del polo regionale, a Parma e a Rimini”.

Nel frattempo, dopo l’incontro a cui fa riferimento Usb, c’è stata anche un’assemblea dei lavoratori con consiglio d’azienda e sindacati. I dipendenti della Fiera hanno deciso di aprire una nuova fase di mobilitazione a difesa del “patrimonio pubblico” rappresentato dalla societa: è stato indetto uno sciopero con presidio per il giorno dell’assemblea dei soci, convocata per il 22 dicembre.