Acabnews Bologna

Favolose e autodeterminate in piazza,
molto oltre la 194 [foto+audio]

Un corteo “performativo” e colorato attraversa il centro, per superare i limiti della legge che quarant’anni fa consentì l’aborto: “Come l’obiezione di coscienza, l’attesa obbligata dei sette giorni, i pro-life negli ospedali”.

26 Maggio 2018 - 20:28

Un grande corteo femminista attraversato da tante “favolose e autodeterminate”, oggi per le strade della città, “a quarant’anni dall’approvazione della legge 194, per chiedere molto di più di quella legge che già a suo tempo non era la legge voluta dalle femministe, e che non lo è tutt’oggi perchè piena di limiti, come l’obiezione di coscienza, l’attesa obbligata dei sette giorni, la presenza dei pro-life all’interno degli ospedali o dei consultori”, come spiega ai microfoni di Zic un’attivista di Non Una di Meno, che ha promosso la manifestazione. Ad aprire il corteo anche alcune manifestanti mascherate da ancelle e vestite con drappi rossi, citazione del futuro distopico immaginato da Margaret Atwood nel libro “Il racconto dell’ancella”, che indaga il tema della sottomissione del genere femminile: “Non vogliamo che quel futuro possa esistere. Vogliamo un nuovo modo di intendere corpi e desideri. Vogliamo la pillola abortiva a 63 giorni perchè pensiamo che abortire non debba essere un trauma, vogliamo che gli obiettori di coscienza non esistano più negli ospedali, questo è un paradosso che avviene solo in Italia e che non permette oggi alle donne di abortire”. Il corteo, partito da piazza del Nettuno, si è mosso lungo via Indipendenza e poi via Irnerio, dove le ancelle si sono spogliate al grido di “i nostri corpi nudi non sono osceni”.

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Corteo #moltopiùdi194

Intanto proprio nella mattinata di oggi aveva fatto apparizione in città il manifesto dei “pro vita”, affisso e portato in giro grazie ad un camion-vela, con la foto di un neonato e la scritta: “Non sono un fatto politico. Non sono un’invenzione della Chiesa. Sono un bambino, guardami”. Messaggi di questo tipo “in tutta Italia li hanno affissi, a Bologna invece si sono messi sul carretto mobile. Forse avevano paura che non sarebbe durato a lungo”, queste le parole di un’altra attivista di Non Una Di Meno, che continua: “Insomma i contestatori dell’aborto ci danno l’idea che stiano un po’ scappando”. Rispetto al manifesto, non si parli di “feto” perchè quella riportata “è l’immagine di qualcosa che assomiglia a un bambino appena nato, praticamente è un neonato che viene posticciamente messo dentro ad una pancia”. Insomma si tratta di “un bambino spacciato per embrione ma sono due cose assolutamente diverse”, continua l’attivista, aggiungendo che il messaggio proposto viene del tutto “decontestualizzato dalla donna che ci sta intorno”. In questo modo, il portare avanti una gravidanza viene trasformata in una funzione “completamente scorporata dalle vite effettive e dalle scelte delle donne: questa è una propaganda che i movimenti sedicenti ‘pro vita’, ma noi diciamo ‘contro la scelta’, utilizzano da tempo, ma è completamente priva di fondamento scientifico. Producono un’immagine un po’ terroristica, che non corrisponde in alcun modo alla fisiologia della gravidanza o del parto”.

Dai microfoni della manifestazione parte anche un messaggio alle istituzioni: “Lanciamo un messaggio al prossimo governo: l’alleanza fra Movimento 5 stelle e Lega non ci garantisce nessun futuro migliore. Noi l’utopia la vogliamo nel presente. Per questo rispondiamo agli attacchi dei neo-conservatori. Per noi in alto sta l’autodeterminazione delle donne. Noi come le ancelle lottiamo, resistiamo. Siamo molto più che madri e donne, vogliamo molto più di 194!”.

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