Acabnews Bologna

Famiglie sotto sfratto occupano la sede del Navile

Si teme l’intervento della polizia, blitz stamane di Social Log e inquilini resistenti. Intanto Adl denuncia che il “bambino con la macchinina gialla” sgomberato da via Solferino rischia di essere allontanato dai genitori.

03 Novembre 2015 - 18:27

(foto fb Social Log)Oggi il Comitato Inquilini Resistenti con Social Log si è dato appuntamento alla sede del quartiere Navile, chiedendo a gran voce di essere ricevuto dal responsabile per i servizi sociali. Un blitz, quello di stamattina, preceduto da innumerevoli richieste di incontro, rimaste per troppo tempo inascoltate, a cui le famiglie del comitato hanno voluto porre rimedio, occupando gli uffici di quartiere e pretendendo un incontro immediato con gli assistenti sociali. La condizione di 6 delle famiglie del comitato, infatti, non è più procrastinabile, poiché giovedì si dovranno confrontare con l’ottavo accesso dell’ufficiale giudiziario, senza mai aver avuto l’opportunità di un incontro con i servizi sociali in grado di proporre soluzioni concrete alla drammatica situazione dello sfratto.

Il quadro della vicenda è molto chiaro, una cooperativa di costruttori, proprietaria dell’immobile che va in fallimento, facendo entrare in gioco le banche come curatori fallimentari del proprio patrimonio, sei famiglie costrette ad abbandonare le proprie case affinché queste possano essere messe in vendita e soddisfare il credito delle banche. Un rappresentate legale molto giovane, con tanta di voglia di fare carriera anche a scapito della vita e del futuro di 8 bambini, che non hai mai preso in considerazione la presenza di famiglie e minori, impegnandosi solo a sollecitare da parte della questura l’utilizzo della forza pubblica con ogni strumento in suo possesso. Così in una città che ha ancora negli occhi le immagini di un centinaio di bambini sfrattati brutalmente durante lo sgombero dell’Ex Telecom, banche e questura si preparano nuovamente a ripetere quelle scene.

Dopo l’occupazione degli uffici di quartiere, le famiglie sotto sfratto sono state ricevute dal presidente di quartiere Daniele Ara e dal responsabile dei servizi sociali, che preso atto della situazione hanno ammesso una negligenza da parte degli assistenti sociali di riferimento delle famiglie nel non aver tempestivamente preso in considerazione la vicenda, facendosi carico personalmente sia da un punto di vista politico sia da un punto di vista tecnico della necessità di prorogare la data dell’esecuzione dello sfratto, per consentire alle famiglie di rientrare nel percorso di transizione verso la casa popolare. Grazie all’azione di oggi i responsabili dei servizi sociali si sono fatti carico della necessità di intervenire per consentire il rinvio dello sfratto e proseguire la transizione verso la casa popolare. Dal canto nostro verificheremo se gli enti oggi sollecitati sapranno dare una soluzione, altrimenti sarà la solidarietà tra sfrattati, occupanti e inquilini resistenti a non permettere che altri uomini, donne e bambini siano sbattuti in strada!

Solo pochi giorni fa l’assessore al welfare della regione Gualmini aveva detto “chi occupa si aspetti lo sgombero”, noi oggi rispondiamo che l’assessore la deve smettere di strumentalizzare per fini politici i disagi e le sofferenze della popolazione, e che se non ci sono alternative alla strada l’unica soluzione è nella lotta e nella resistenza.

Comitato inquilini resistenti con Social Log

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Appello alla cittadinanza attiva di Bologna.
Un’opportunità per Libero e la sua famiglia.

Sgombero via Solferino (foto fb Làbas)Lo scorso 15 Ottobre, come molti si ricorderanno, è andato in scena uno dei tanti sgomberi che ormai stanno diventando normalità nella buia città di Bologna. Si tratta di via Solferino 42, stabile che accoglieva 35 persone tra cui 3 nuclei familiari.

Molti si ricorderanno una foto, un bambino su una macchinina gialla, dietro al cordone dei carabinieri. Quella foto scatenò molte reazioni, cittadini indignati per un’infanzia violentata ma anche prese di posizione di politici, come quelle dell’on. De Maria (Pd) e dell’ass. Frascaroli che accusavano i “movimenti” di strumentalizzare i bambini “trasformandoli in occupanti”.

Ecco, oggi quel bambino sta per essere allontanato dai propri genitori a causa dell’incapacità dei Servizi sociali e dell’Assessorato al Welfare di rispondere alle esigenze di chi abita a Bologna. Dopo lo sgombero Sara, Salvo e Libero sono stati ‘parcheggiati’ in un albergo, negando loro qualsiasi altra soluzione.

Anzi. Venerdì scorso, ad un incontro che poteva essere risolutivo, un’assistente sociale del quartiere Santo Stefano (dopo aver negato l’assistenza di un rappresentante di ADL, che da mesi affianca la famiglia), ha intimorito i genitori minacciando di portare via Libero dalla loro tutela a meno che non avessero trovato un alloggio, in affitto o in appoggio, entro giovedì 5 novembre.

Sara e Salvo, i genitori di Libero, grazie alla stabilità trovata nell’occupazione di via Solferino, da qualche mese lavorano tutti e due ma, come capita in maniera sempre più diffusa, vengono pagati tramite voucher, il che non gli permette di affittare alcun tipo di appartamento: i proprietari di casa richiedono altre garanzie, come fideiussioni e buste paga.

Non sono questi due ragazzi ma l’incapacità dell’Amministrazione (con picchi di abuso di potere, come quello dell’assistente sociale) e le ingiustizie delle politiche di precarizzazione e impoverimento del governo Renzi (come il maledetto Jobs Act) a rendere impossibile una vita serena a Libero e alla sua famiglia.

Allo stesso tempo crediamo che esistono tantissim* cittadin* che sono indignati dall’ondata di sgomberi eseguiti in città e che sono in grado di sopperire alla voragine che chi si occupa di Welfare in città ha aiutato a creare. Molti e molte che vogliono cooperare per dare vita un vera solidarietà e mutualismo sociale dal basso.
Questo è il momento di farlo. Da Giovedì mattina Sara, Salvo e Libero verranno cacciati dalla sistemazione temporanea in albergo, e hanno bisogno di un’alloggio idoneo dove potersi trasferire.
Facciamo appello affinché la Bologna degna si metta in gioco e offra a questa famiglia ospitalità, anche tramite un affitto a canone sociale, affinché possa avere la possibilità di un futuro, nonostante le politiche di distruzione del welfare varate, non solo a Bologna, ma in tutta Italia.
Lo chiediamo non per bieco assistenzialismo, ma in nome di quello spirito di umanità che accomuna molti in questa città.

Adl Cobas Emilia Romagna

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DA QUEST’ANNO HANNO RESO ANCORA PIÙ PRECARIO IL VIVERE IN UNA CASA POPOLARE:

La giunta regionale dell’Emilia Romagna, da quest’anno, ha stabilito dei nuovi principi in merito ai requisiti per l’assegnazione delle case ERP, abitazioni pubbliche concesse con affitti agevolati a famiglie o singoli meno abbienti, ovvero più equita nell’accesso e nella permanenza, rispetto della legalità, maggiore turnover, questi i cardini della decisione della giunta. “Con questo provvedimento – sottolinea Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore alle Politiche abitative della Regione Emilia Romagna – finalmente si abbassa la soglia di reddito per la permanenza nelle case popolari. Vogliamo garantire il diritto alla casa alle fasce più deboli, utilizzare in modo equo il patrimonio residenziale pubblico e aumentare di conseguenza il turnover e la rotazione all’interno dell’ERP, inteso come misura temporanea e assistenziale per le persone più in difficoltà, e non come un diritto acquisito per sempre”.

In poche parole, aumenterà la precarietà nel vivere in un alloggio popolare, che va di pari passo con la precarietà che c’è nel mondo del lavoro. Sono a rischio sfratto anche le famiglie o singoli che hanno un assegnazione definitiva. La guerra tra poveri verrà ancor più incentivata.
Evidentemente non considerano la crisi sempre più profonda che sta colpendo i proletari e i lavoratori (italiani e immigrati), e che ormai è diventata strutturale in Italia.

Evidentemente a quella percentuale che conta nel paese, gli va tutto rose e fiori, e se ne sbatte di chi non ha più un lavoro, di chi non ha più la sicurezza di vivere sotto un tetto, di chi per mandare i figli a scuola e dargli da mangiare fa sacrifici enormi, di chi non riesce a pagare le spese mediche.
Ci verrebbe da chiedere alla Sig.ra Gualmini, è questa la legalità per lei?!

Ci sono migliaia di metriquadri di sfitto nell’edilizia pubblica, privata e curiale a Bologna e provincia; invece di fare turnover in quei pochi alloggi che assegnano, perché non riempiono tutti gli sfitti??

La Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, l’ACER, se ne lavano le mani, senza trovare soluzioni degne per chi purtroppo viene sfrattato da un alloggio popolare. L’unica risposta che sanno dare alle famiglie, è dire “andate dai servizi sociali”; ma si sa che le famiglie che hanno figli, soprattutto minori, è l’ultima cosa che farebbero, visto che la soluzione che offrono, anche sotto-forma di minaccia, è quella di togliere ad un padre e ad una madre la loro vita. Dividere una famiglia (mamma e figl* vengono spediti in strutture sanguisughe, e il padre chissà dove).

Inoltre, l’ACER, si deve ritenere fortunato che gli inquilini delle case popolari di Via Gandusio, come in altri complessi di case popolari di Bologna, continuino a pagare l’affitto (compreso le spese per utenze), assai esoso, visto le condizioni pietose degli alloggi. Con gli spuntoni che fuoriescono dalle colonne portanti dei palazzi, la pioggia che filtra nei vani scala, dove ci sono fili elettrici che penzolano, le norme di sicurezza inesistenti o obsolete. Se non fosse per gli inquilini che vi abitano gli appartamenti e i palazzi sarebbero allo scatafascio.
Sappiamo che lo stesso accade in altri grandi complessi di case popolari di tutta Bologna, uniamoci.

BASTA SFRATTI – BASTA AUMENTI – BASTA CONTRATTI A TEMPO LE CASE POPOLARI SONO NOSTRE! ACER E COMUNE SONO GLI ABUSIVI!
IL POTERE AGLI OPERAI

ci vediamo ogni lunedì in via Gandusio 6/A dalle 18 alle 20 a Bologna

Comitato Inquilini via Gandusio