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Ex Beretta, il Comune prende tempo

Un mese per rispondere sull’accoglienza dei 40 ex occupanti. Intanto, via alla raccolta fondi per il viaggio della salma di Laye, migrante ucciso alla Lunetta Mariotti. Ieri tre picchetti antisfratto, nuova nascita in via de Maria.

28 Luglio 2016 - 15:08

Presidio per Laye (foto Zic)Il Comune farà sapere solo a fine agosto come intenderà muoversi per gli ex occupanti della clinica Beretta. “Hanno ammesso che la complessità dei temi trattati richiede un lavoro di istruttoria – si legge infatti in una nota diffusa oggi da Sgb, Cispm e Lazzaretto – che svolgeranno entro il prossimo mese concordando con la nostra richiesta di un incontro con finalità esclusivamente operative alla fine di agosto”.

Questa la conclusione dell’incontro di ieri a Palazzo d’Accursio con l’assessora alla casa Gieri, il capo di gabinetto del sindaco e altri funzionari, strappato dagli ex occupanti della clinica sostenuti dalle tre organizzazioni dopo la lunga occupazione del cortile interno di lunedì scorso.

L’eventuale mancanza di “soluzioni concrete per quel termine, sarà considerato un’ammissione di impotenza e/o di scarsa volontà politica da parte della giunta” di fronte alla quale sindacato e collettivi dicono che si sentirebbero “legittimati ad organizzarsi una soluzione quantomeno abitativa con una nuova occupazione”.

Tra le richieste avanzate nel corso dell’incontro: “Apertura immediata di un centro di terza accoglienza per i 40 rifugiati che dopo lo sgombero del ex Beretta in via XXI Aprile sono ancora attualmente ospiti presso il C.S.O. Lazzaretto nonostante le promesse della giunta precedente. Un progetto che possa diventare punto di partenza affinché le istituzioni cittadine affrontino il problema di tutti i rifugiati espulsi dalle strutture di seconda accoglienza”; intanto, la “istituzione di una convivenza anagrafica presso il C.S.O. Lazzaretto che consenta ai suoi abitanti di disporre del diritto di residenza e di conseguenza a tutti gli altri diritti negati ti conseguenza”; rivedere la gestione delle abitazioni di transizione e infine un “intervento politico da parte della Giunta che vada ad inibire i soprusi operati dalla Questura di Bologna verso i migranti, comportamenti che abitualmente avvengono e sono in contravvenzione alle leggi dello stato, come il mancato rinnovo dei titoli di viaggio e la richiesta di un domicilio per il rinnovo dei permessi di soggiorno”.

Lazzaretto, Sgb e Cispm puntano poi il dito contro le forze di polizia: “Durante le due ore dell’incontro hanno assediato minacciosi i rifugiati ed attivisti che continuavano il presidio in piazza Maggiore”.

Al presidio è stato peraltro esposto lo striscione “la vostra ipocrisia uccide, siamo tutti Laye”, richiamando l’omicidio avvenuto alcuni giorni fa alla Lunetta Mariotti di un migrante quarantaseienne molto conosciuto in città, rispetto al quale gli organizzatori indicano “responsabilità precise che hanno, sopratutto nelle politiche abitative, una causa fondamentale”. Intanto, l’associazione senegalese “Cheikh Anta Diop” segnala sul suo profilo facebook una raccolta di fondi per il rimpatrio della salma, per le ore 15 di domenica 31 luglio in via Battindarno.

Sempre dal social network,  così scrive invece Vag61: “Ancora una volta, in questa città, ci si accorge degli invisibili solo quando la loro esistenza si tramuta in tragedia. Come per ‘…quel ragazzone che tutti i martedì alle nove e mezza veniva in cucina e chiedeva due piatti di pasta, quello che infilò per sbaglio due dita in un occhio a Luca, quello che un sorriso non te lo negava mai…’. Ciao Laye!”.

Notizia ben più lieta, pur venendo da una situazione a dir poco precaria, quella che arriva dal Condominio Sociale Occupato di via Mario De Maria: “E’ nata la piccola Nor- scrive Social Log- e abbiamo festeggiato la nascita di una nuova figlia della lotta per la casa con un tris di resistenze allo sfratto che questa mattina (ieri, ndr) ci ha impegnato nei quartiere popolari della nostra città”.

Il primo picchetto “a casa di Carmelo che per lavoro consegna il pane fresco ma il carovita non gli permette più con il salario da fame di pagare l’affitto”, poi dal “signor Nunzio, operaio Sabiem licenziato tre anni fa e con figli piccoli a carico”, e infine per “Antonino, che fino a poco tempo fa lavorava come badante ma è stato licenziato recentemente” e non riesce più a provvedere più “alla famiglia e alla compagna invalida”.

Secondo il collettivo, “tre storie di quotidiana sofferenza sociale che accomuna moltissimi uomini e donne che vivono nella periferia di Bologna e che senza la lotta e la solidarietà sarebbero finite davvero male tra la solitudine e la disperazione. Con la resistenza invece il diritto all’abitare è stato riaffermato e una possibilità di riscatto si è aperta anche per queste tre famiglie! La lotta per la casa durante tutto il prossimo mese andrà avanti e ci vedrà impegnati nel quartiere Navile, San Donato e Barca a difendere decine e decine di famiglie in disagio abitativo a cui i servizi sociali e l’amministrazione non ha saputo offrire niente se non porte chiuse in faccia”.

Social Log informa anche di aver riaperto lo “sportello di ascolto e autorganizzazione contro sfratti, sgomberi e pignoramenti”, così come quello di informazione legale, in via Avesella 5/a, tutti i mercoledì dalle 18 alle 20. “Il numero impressionante di persone che si rivolgono a noi, nonostante le aggressioni repressive con cui la lotta per la casa è stata attaccata negli ultimi mesi – si legge in conclusione – ci racconta del peso reale dell’emergenza abitativa a Bologna, delle insufficienze e indisponibilità da parte delle istituzioni di proporre soluzioni concrete, ma soprattutto della grande spinta a continuare la nostra giusta lotta per il diritto alla casa, al reddito e alla dignità! Le prossime settimane e i prossimi mesi saranno ancora nel segno della resistenza perché fino a quando a Bologna non ci sarà più nessuno senza casa Social Log continuerà con determinazione e coraggio a lottare!”.