Culture

Erri De Luca: “Per le parole non esistono manette”

Lo scrittore intervistato da Zic dopo l’incriminazione da parte della Procura di Torino, che gli contesta il sostegno espresso al movimento NoTav: “Le parole sono libere, rimangono libere, anche in un regime tirannico”.

26 Febbraio 2014 - 17:32

Due giorni fa si è appreso che la Procura di Torino ha deciso di incriminare Erri De Luca per il sostegno al movimento NoTav che lo scrittore ha espresso pubblicamente, contestandogli il reato di istigazione al sabotaggio. Ieri un nostro collaboratore ha incontrato De Luca allo SCuP di Roma, dove si è svolta la presentazione del libro “Nemico pubblico. Pecorelle, lupi e sciacalli”. Quella che segue è l’intervista rilasciata dallo scrittore per Zeroincondotta.

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Ciao Erri, ti chiedo prima di tutto come stai e poi un breve commento su quel che è successo ieri (l’altro ieri ormai).

“Sono sempre molto felice di essere in un posto occupato, uno spazio che offre servizi alla gente di un quartiere: sono queste le realtà che mi rendono contento, felice, persino soddisfatto di essere un cittadino italiano. Meno il fatto che mi hanno incriminato per un reato di opinione. Ieri mattina (due giorni fa, ndr) sono arrivati due agenti in borghese della Digos e mi hanno portato un pezzetto di carta in cui le mie parole erano il capo stesso di imputazione, parole che io ho pronunciato e che stavano tra virgolette. Anche se a me sembravano già essere in manette.

Però, e c’è un però, anche se le persone posso finire in manette, le parole no: le parole sono libere, rimangono libere, anche in un regime tirannico, dittatoriale; non è ancora questo il caso ma insomma ci stanno provando, anche con questa incriminazione, contro il diritto di parola o con l’invenzione spropositata del reato di terrorismo per delle persone che hanno danneggiato un macchinario, come in Val Susa”.

La domanda sorge spontanea, considerando l’accanimento mediatico che ti hanno riservato per la solidarietà che hai espresso anche attraverso il libro “Nemico Pubblico”: quale pensi che debba essere il ruolo dell’intellettuale nell’odierna società italiana?

“Il ruolo dell’intellettuale, oltre quello di produrre al meglio che può delle idee, dei prodotti artistici, è per me quello di proteggere e difendere la libertà di parola. Ma non la libertà di parola di un altro intellettuale, la libertà di parola di quelli che non ce l’hanno: per esempio dei muti, di quelli che non parlano bene la nostra lingua, di quelli che stanno rinchiusi dentro una prigione, di quelli che non hanno diritto di essere ascoltati.

Dunque credo che debba essere questo il compito, non oggi, ma sempre, di uno che si occupa della parola, che usa la parola come suo strumento principale; credo questo sia in assoluto il suo compito, e quando non lo fa, beh credo che non sia un intellettuale ma solo uno che ci tiene a farsi i fatti suoi. E di certo non si merita questa parola”.