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Venezia / “Erdogan terrorista”, attivisti per il Rojava sul red carpet

Azione dimostrativa degli attivisti pro-Kurdistan alla Mostra del cinema dove è in programma un docu-film sulle brigate dello YPG. Esposti numerosi cartelloni e cori contro il governo turco e le sue azioni militari.

09 Settembre 2016 - 17:29

(da Globalproject)

Manifestazione pro-Rojava a Venezia (foto GlobalProject)In occasione della presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia di “Our War”, film-documentario sui combattenti volontari che si sono uniti alle unità di difesa popolari in Rojava (YPG).

Gli attivisti e le attiviste dei centri sociali del Nord-Est hanno colto l’occasione per denunciare il gravissimo attacco che la Turchia sta portando avanti da circa un mese contro il Rojava, nell’indifferenza della comunità internazionale.

Dopo mesi di continui attacchi militari alla comunità curda in Turchia, connivenze e appoggio a Daesh e repressione a qualsiasi forma di dissenso interno, il governo turco ha lanciato, a partire dal 24 agosto, un’offensiva militare nella regione autonoma del Rojava.

L’obiettivo di tale offensiva era impedire che le Forze Siriane Democratiche (SDF), dopo la presa di Manbij, potessero prendere il controllo di Jarabulus e dell’ultimo lembo di confine ancora in mano al Califfato Nero, poiché tale conquista avrebbe permesso di unire i tre cantoni della Rojava.
Proprio ieri il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha annunciato, durante una conferenza stampa, che è in preparazione il più grande attacco della storia contro le milizie curde.

La comunità internazionale, ed in particolare l’Unione Europea e gli Usa, continuano a fare accordi con uno Stato la cui leadership si regge sul terrore e sulla guerra. Sul red carpet di oggi c’erano ospiti diversi rispetto a quelli a cui è abituata l’annuale kermesse del cinema di Venezia. Infatti diversi attivisti e attiviste hanno sfilato insieme ai registi, alla troupe ed ai protagonisti del film, tra cui Karim Franceschi, sventolando le bandiere del Kurdistan e del Rojava. L’altra parte è rimasta al di fuori del palazzo a sostenere i combattenti curdi, con striscioni e slogan contro il terrorismo di Stato di Erdogan.