Editoriale

Editoriale / L’orgogliosa guerra ai poveri, in salsa democratica

E’ caccia agli umili averi di chi non ha un tetto per poi buttarli, come si fa con le cose vecchie, inutili, rotte. In nome di un decoro che uccide la solidarietà e uccide la città.

26 Agosto 2018 - 12:44

Nonostante la calura estiva e una Bologna che si divide fra l’ultimo mare e le prime tagliatelle delle Festa dell’Unità, continua imperterrita la guerra ai poveri. Un accanimento degno del peggior leghismo. Succede che addirittura delle “task force” (usano addirittura un gerco militaresco), siano impegnate a scovare pericolosi luoghi dove si nascondono dei materassi o addirittura dei cartoni. Polizia Municipale, Hera e Comune di Bologna sono da mesi impegnati a stanare i poveri, o i loro umili e pochi averi, per poi buttarli, come si fa con le cose vecchie, inutili, rotte. Un impegno rivendicato e sbandierato in nome del decoro, concetto oramai bipartisan per giustificare qualsiasi atto autoritario, antidemocratico e antiumano. Perchè di questo si tratta, di un’azione contro qualsiasi forma di povertà, una caccia al povero, al suo giaciglio. Non si sa quale concezione di “decoro” sia percepita a Palazzo d’Accursio, ma questa sicuramente fa invidia al ministro dell’Interno. Ogni giorno i segugi antipoveri perlustrano ogni anfratto possibile e restituiscono alla città quel senso di pulizia, già respirato in tempi molto bui. Scacciare i poveri o rendere loro la vita ancora più difficile di quanto già lo sia per chi dorme per strada o in giacigli di fortuna. E così si nasconde la povertà, la si criminalizza, si buttano nei bidoni anche quei piccoli ed esili strumenti di resistenza quotidiana.

E’ sorprendente come un’operazione di pulizia sociale come questa stia passando nel silenzio della politica cittadina, troppo impegnata forse ad imitare la disumanità risultata vincente a livello nazionale. Questo decoro uccide la solidarietà e uccide la città. Lo stesso decoro che porta a smontare delle panchine o a cancellare un murale contro la barbarie dell’Isis mentre c’è la camera ardente di un cantautore e poeta militante come Claudio Lolli, proprio a Palazzo d’Accursio, da dove parte questa guerra ai poveri in salsa democratica. Che la città batta un colpo, ce n’è estremo bisogno.