Editoriale

Editoriale / Croci celtiche sul Comune:
queste nessuno le cancella? [foto]

Insieme alla scritta “Dux” sono visibili all’ingresso di Palazzo D’accursio, nel cuore della città in cui tutti pensano a pulire i muri. Intanto, dopo la figuraccia sulla street art, Merola affida i musei a Roversi Monaco.

24 Aprile 2017 - 13:55

All’inizio di aprile è circolata la notizia del fermo di una coppia di coniugi, sorpresi a tracciare con un pennarello parole inneggianti a Mussolini e simboli nazifascisti sui muri del centro storico. Negli stessi giorni, un paio di scritte dello stesso genere (croce celtica e la parola “Dux”) sono apparse anche sulle colonne che si trovano proprio di fianco all’ingresso principale di Palazzo D’Accursio, cioè la sede del Comune. Non sono di grandi dimensioni, ma risultano ben visibili: proprio davanti all’Ufficio relazioni pubbliche, sotto gli occhi del dispiegamento di poliziotti che staziona quotidianamente in quel punto esatto, esposte alla vista dei turisti che passano per piazza Maggiore e a pochi metri dal Sacrario dei caduti partigiani davanti al quale nei giorni scorsi si sono svolte le cerimonie istituzionali per l’anniversario della Liberazione della città dal nazifascismo, come accadrà anche per il 25 aprile. Davvero un bel biglietto da visita. Eppure, a Bologna la cancellazione dei graffiti e la criminalizzazione esasperata del writing sono diventate tra le attività più in voga: cittadini volontari, rettori, amministratori, magistrati e compagnia cantante quasi non pensano ad altro. Ma settimana dopo settimana, le croci celtiche sul Comune sono ancora lì. Non disturbano, evidentemente, neanche quei solerti consiglieri comunali che vorrebbero andare ad eliminare di persona il murale di piazza Verdi. Così come non disturbano i tanti esponenti politici entusiasti del decreto Minniti che, in nome del “decoro urbano”, fa scempio di diritti e libertà.

Ma si sa, Bologna è una città strana. Talmente strana che in questi stessi giorni il sindaco Virginio Merola ha deciso di affidare il coordinamento di tutti i musei cittadini e della provincia al sempiterno Fabio Roversi Monaco. Un bel tocco di rinnovamento, non c’è che dire. Ma al di là di questo, Roversi Monaco è il promotore della mostra sulla street art che ha provocato la cancellazione delle opere di Blu presenti in città, come gesto di protesta contro la malsana idea di staccare i murales dalle pareti su cui e per cui sono nati al fine di chiuderli in un museo. Una figuraccia planetaria che per il sindaco, evidentemente, meritava di essere premiata con l’ennesimo incarico per l’ex rettore. A proposito, Palazzo D’Accursio è anche sede museale, visto che ospita le Collezioni comunali d’arte: magari ora Merola potrebbe chiedere a Roversi Monaco anche di trovare cinque minuti per cancellare le croci celtiche. O, se preferisce, di staccarle dai muri e mettersele in un museo…