Editoriale

Editoriale / Con chi sta il Partito di Repubblica

De Benedetti, gran capo del PdR, elogia e ringrazia Marchionne dopo che, a Mirafiori, 2.325 lavoratori hanno dato una lezione di dignità come se ne vedono poche.

17 Gennaio 2011 - 17:43

“Credo che tutti debbano dire grazie a Marchionne”. Parola di Carlo De Benedetti, presidente del gruppo Espresso e quindi grande capo del Partito di Repubblica (PdR), durante l’inaugurazione della campagna elettorale di Piero Fassino a Sindaco di Torino. All’indomani del referendum di Mirafiori, il PdR scende in campo con tutto il proprio peso e la dice tutta. Non che ci fossero dubbi, per carità. Già durante la lunga notte di Mirafiori Repubblica on line preferiva intrattenere i suoi lettori con i pruriti di Berlusconi e della giovane Ruby piuttosto che con i risultati del referndum. Però le parole del grande capo dicono chiaro e tondo con chi sta il PdR. Con Berlusconi no, ci mancherebbe, vicende come quella Mondadori ancora bruciano. Ma con Marchionne e Confindustria, che giocano ai separati in casa ma vogliono la stessa cosa, sì. Con chi ha lanciato un’offensiva drammatica ai diritti, al reddito e alle condizioni dei lavoratori, sì. Con chi punta a smantellare qualsiasi garanzia per chi lavora in nome dello sfruttamento più selvaggio e della precarietà generalizzata, sì. Il gran capo De Benedetti, è bene ricordarlo, l’impero editoriale su cui poggia il PdR lo ha costruito con la vendita delle proprie azioni Fiat, di cui negli anni Settanta fu amministratore delegato. Tra “padroni del vapore”, evidentemente, ci si intende. E’ lo stesso PdR, del resto, in cui milita il Saviano feroce castigatore degli studenti e precari che si sono ribellati a Roma il 14 dicembre .

Qualche dubbio da sciogliere resta (è il PdR braccio armato del Pd o il Pd braccio politico del PdR?), ma il ruolo giocato è chiaro come il sole.

A Mirafiori, intanto, 2.325 lavoratori hanno dato una lezione di dignità come se ne vedono poche. Hanno detto NO a turni massacranti, pistole alla tempia, accordi separati, sindacati gialli e colletti bianchi. Hanno votato NO e lo hanno detto guardando dritto nelle telecamere che li aspettavano fuori dai cancelli. Hanno rovinato la festa ai tanti Marchionne d’Italia dimostrando che, nonostante le rassicurazioni generali, Mirafiori non è pacificata, così come non lo sono le strade e le piazza del nostro paese.