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E Maroni evita la piazza (ma domenica sul ‘crescentone’ Bossi e Tremonti)

Per domani il ministro dell’Interno avrebbe in calendario solo incontri istituzionali e una conferenza stampa nella sede elettorale della Lega. Altri interventi sullo sciopero, intanto, da parte di Tpo, Bartleby e Primo marzo.

05 Maggio 2011 - 17:34

Non prevederebbe un comizio in piazza la visita a Bologna, domani, del ministro leghista Roberto Maroni. In calendario, nel giorno dello sciopero generale e generalizzato che riempirà la città, ci sono sia incontri istituzionali (probabilmente con prefetto, questore e con il commissario Anna Maria Cancellieri), ma la Lega non rende noti i dettagli. A seguire un incontro con la stampa nella “Casa del sindaco” di via Nazario Sauro, sede elettorale del candidato Manes Bernardini, previsto alle 17,30.

Sempre domani, inoltre, è prevista la visita bolognese di un altro ministro, Mara Carfagna, al mattino; la sera, invece, toccherà a Maurizio Lupi.

L’appuntamento più grosso, però, Lega e Pdl lo hanno preparato per domanica a partire dalle 18. In piazza Maggiore, infatti, ci sarà un doppio comizio dei ministri Umberto Bossi e Giulio Tremonti, con tanto di palcoscenico coperto rivolto verso San Petronio, piu’ di 300 posti a sedere, tre maxischermi, 12 gazebo.

Tornando a Maroni, da segnalare una dichiarazione rilasciata ieri da Cathy La Torre, coordinatrice di Sel e candidata in Consiglio comunale: “La citta’ e’ di tutti e qualsiasi leader puo’ attravesarla”, è “giusto che in citta’ vengano tutti i leader nazionali”.

Il Tpo, invece, giudica quella della Lega una “provocazione bella e buona”, anzi un “gioco pericoloso”, per cui il Carroccio “farebbe bene a rinunciare”. Il centro sociale, domani, prenderà parte ad uno dei due cortei della Cgil “ma arrivati in via Rizzoli ci staccheremo per un corteo selvaggio che sara’ caratterizzato da azioni condivise e di massa”. Un obiettivo, ad esempio, saranno i negozi aperti lungo via Indipendenza: per protestare contro il contratto separato del commercio firmato da Cisl e Uil, sottolineando che “il 90% delle catene saranno aperte a cause delle condizioni di lavoro imposte ai precari”. Il corteo di Uniti per lo sciopero affrontera’ anche il tema dei beni comuni e dei referendum su acqua e nucleare, per poi fare un passaggio nei pressi della sede dell’Inps e “segnalare il furto non solo del nostro presente ma anche del futuro, vista la truffa delle pensioni che noi stiamo pagando oggi ma che non avremo mai”. Il tema della mobilita’ sara’ affrontato, invece, riproponendo il “ticket crossing” alle fermate dall’Atc, invitando i passeggeri che scendono dall’autobus a lasciare i biglietti ancora validi a chi deve salire. Infine l’universita’, con azioni contro gli stages non retribuiti e l’ingresso dei privati in Cda.

Bartleby intanto sottolinea che già “dal giorno dopo” lo sciopero è necessario “aprire uno spazio di confronto con tutte le realtà sociali che stanno costruendo questo sciopero generale e generalizzato”. Anche se “con un ritardo non da poco, il giorno dello sciopero è finalmente arrivato e nelle ultime settimane non ci siamo solo limitati ad aderire a questa importante giornata di mobilitazione ma ci siamo posti il problema di come era possibile agirla dentro le 24 ore e generalizzarla il più possibile”. Dunque “c’è bisogno di sciopero, certo, ma a partire da quella data sarà maggiormente necessaria una nuova capacità di confronto e di proposta politica in grado di definire lo spazio di un ‘iniziativa sociale, politica e culturale nel nostro contesto metropolitano all’altezza dei problemi che la crisi economica ci pone”. Nelle prossime settimane, dunque, Bartleby invita a discutere di crisi, precarietà e “nuovo welfare”, del ruolo produttivo dell’Università, di produzione artistica e culturale e della “desertificazione” dei luoghi pubblici della città.

Infine, sulla giornata di domani interviene anche il comitato Primo marzo: “Il 6 maggio saranno tanti i migranti che, come sempre accaduto in questi anni, sciopereranno insieme agli altri lavoratori, ma finché non si dirà chiaramente e non per finta che la legge Bossi-Fini va cancellata e che il permesso di soggiorno va sganciato dal contratto di lavoro torneranno al lavoro il giorno dopo con l’amaro in bocca. Noi crediamo che il primo marzo abbia mostrato la possibilità di produrre esperienze nuove di cui oggi c’è assoluto bisogno, che sappiano rendere protagonisti i lavoratori, migranti, operai, precari. Per questo sosteniamo anche questo sciopero, ma invitiamo tutti a riflettere e discutere costruttivamente ai problemi che rimarranno insoluti dal giorno dopo”.