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Due giugno, “cosa ci sarebbe da festeggiare?”

Presidio antimilitarista promosso stamane sotto le Due Torri dagli anarchici del Berneri, mentre in piazza Maggiore si celebravano le Forze Armate.

02 Giugno 2018 - 17:26

In piazza contro “l’ostentazione di della violenza che lo stato italiano mette in opera continuamente fuori e dentro i propri confini”. Si è tenuto questa mattina in piazza di porta Ravegnana l’annunciato presidio antimilitarista promosso dal Circolo anarchico Berneri,  con tanto di impianto acustico a batteria montato a bordo di una cargobike a scatto fisso autoprodotta ricavata da una Graziella. Nel mentre in piazza Maggiore sindaco e prefetto, accompagnati (perché?) dall’ex ministro dell’Ambiente Galletti, passavano in rassegna le forze armate di stanza in città.

Scrive il Berneri: “Ogni 2 giugno, nell’anniversario del referendum che nel 1946 sancì finalmente la fine della monarchia, si celebra la nascita della repubblica italiana. Ma come ogni stato che celebra se stesso quel giorno è in realtà la festa delle forze armate. A Roma il presidente della repubblica depone la solita corona d’alloro all’altare della patria e la parata militare invade i Fori e non risparmia neppure il cielo. Un po’ ovunque parate, marce e marcette fanno sfoggio di simboli e retoriche militari. Uomini e donne in divisa, armi e mezzi ostentano il monopolio della violenza, ammorbando l’aria di retorica patriottica, mentre chi riceve le commesse si sfrega le mani ingrassando gli ingranaggi della perdurante rapina e gli esecutori continuano a eliminare essere umani per mezzo mondo seminando terrore e distruzione. La guerra è guerra, ovvero distruzione e morte, a meno che non si voglia credere alla retorica del peace keeping o delle cosiddette ‘guerre umanitarie'”.

Si chiedono dunque gli anarchici: “E allora 2 giugno cosa ci sarebbe da festeggiare? Il fatto che l’esercito italiano contribuisca ad ammazzare civili in Medio Oriente, Africa, Afghanistan ecc., per terra, per mare e per cielo? Il fatto che risorse pubbliche vengano sottratte a tutti noi per utilizzarle al fine di accrescere una grandeur italiana fatta di armi e mezzi sempre più tecnologicamente avanzati, non ultimi automi e droni che sono in grado di ammazzare con ancora più freddezza e precisione? Il fatto che intere porzioni di territorio, dal Friuli alla Sicilia, dal Veneto alla Campania, alla Sardegna, siano state sottratte per essere utilizzate come caserme, poligoni e basi militari? Il fatto che la popolazione di questi territori subisca sovente effetti mortali sulla propria salute per l’utilizzo di urano impoverito durante le esercitazioni, come avviene ad esempio a Salto di Quirra (Ogliastra) e a Capo Teulada (cagliaritano)? Il fatto che, nonostante la contrarietà della popolazione locale, sia stato finalmente installato il sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza Muos (Mobile User Objective System) a Niscemi, per meglio permettere all’esercito americano di perpetuare il proprio dominio globale? Il fatto che le potenze mondiali, Stati Uniti e Russia in testa, ci stiano regalando una nuova, precipitosa corsa agli armamenti nucleari in cui anche lo stato italiano fa la sua parte, ad esempio con i nuovotpredisposti per missioni nucleari “tattiche” o con i suoi porti sempre più nucleari? Il fatto che la propaganda militarista si stia dispiegando in maniera sempre più diffusa, insinuandosi nelle università, nelle scuole e nei vari ambiti educativi anche attraverso percorsi di alternanza scuola-lavoro, corsi formativi e stage che vedono la presenza più o meno manifesta delle forze armate?”.

“Il 2 giugno – si legge in conclusione  – non c’è niente da festeggiare; c’è da far sentire il dissenso nei confronti dell’ostentazione di quella violenza che lo stato italiano mette in opera continuamente fuori e dentro i propri confini. C’è da dire ad alta voce che se vogliamo fermare le guerre bisogna farla finita con gli stati nazionali, eliminare le frontiere e gli eserciti. Altra via d’uscita non c’è”.