Acabnews Bologna

Due giorni di lotta contro l’odio cattofascista, per l’autodeterminazione

Domani, mercoledì 27, mobilitazione contro il “bus dell’odio” antigender . Giovedì alle 15 presidio all’ufficio scolastico e dalle 18 manifestazione in piazza Re Enzo per interruzione di gravidanza e libertà di scelta.

26 Settembre 2017 - 09:51

Giovedì 28 sarà la giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito e contro ogni strumentalizzazione del corpo delle donne, nell’ambito della quale, dalle 18 alle 21, la rete Non una di meno ha chiamato un presidio in piazza Re Enzo, annunciando “Con sfertility game, Litanie della Sacra Vulva, distribuzione gratuita di ‘pacchetti Sicurezza’ contenenti preservativi, lubrificanti e indicazioni sovversive su genere, sessualità, accesso alla salute”.

Tuttavia, durante i preparativi per questa importante data, si è diffusa la notizia che proprio il giorno prima, ovvero domani, farà tappa in città il “bus delle libertà” promosso da una delle associazioni promotrici del family day: intuibili le parole d’ordine dell’iniziativa, dallo spauracchio della fantomatica “teoria gender” all’opposizione ai diritti lgbtq. Di qui la necessità di una nuova mobilitazione, già annunciata dalla Rete “Stop agli integralisti cattolici e ai neofascisti” riattivatasi proprio in questi giorni contro l’inquietante schedatura delle scuole, e che prevederà anche un presidio all’Ufficio scolastico regionale per reclamare una presa di posizione a favore dell’educazione al rispetto delle differenze.

Così scrive Non una di meno nel testo di convocazione del presidio: “Giovedì 28 settembre, nella Giornata di azione internazionale per l’aborto sicuro, a Bologna, come in altre città d’Italia e del mondo, le donne tornano in piazza per rivendicare il diritto a scegliere sul proprio corpo, sulla propria vita, sulla propria sessualità.  Un diritto negato in molte parti del mondo, fortemente a rischio anche in Italia. Dove il rifiuto di curare (detto ‘obiezione di coscienza’), la disorganizzazione e non omogeneità dei servizi sul territorio, la difficoltà di ottenere la pillola abortiva sono problemi largamente ignorati sia dal Ministero della salute che da molti governi regionali”.

Prosegue la rete: “La legge 194, già insufficiente, è di fatto erosa dall’abuso del ricorso all’obiezione ‘di coscienza’, oltre che da interventi propagandistici, come il ‘Piano nazionale per la fertilità’ e la presenza dei movimenti antiabortisti nei consultori di alcune regioni. Affermiamo con chiarezza che ‘donna’ e ‘madre’ non sono sinonimi, che la maternità non è un destino dei corpi dotati di utero, bensì una possibilità e una scelta. Le donne e gli uomini trans FtM (female to male) devono poter accedere liberamente all’interruzione volontaria di gravidanza senza subire stigma, discriminazioni, pratiche mediche inappropriate o invasive. No alla strumentalizzazione dei corpi delle donne e a ogni ricatto sulla nostra libertà sessuale!”.

Si legge poi: “Rivendichiamo forme di salute sessuale e riproduttiva in senso complesso, nel contesto più ampio della libertà da ogni forma di violenza di genere e di violenza maschile sulle donne.  Ci opponiamo alla narrazione mediatica per cui il carabiniere che stupra è un’anomala ‘mela marcia’, mentre lo ‘straniero’ che stupra è ‘il classico esempio della sua categoria’. Mentre si produce una narrazione razzista e falsata, si ignora che la violenza sulle donne è un problema strutturale e trasversale.  La violenza maschile sulle donne si esercita in ogni dimensione del vivere comune, a partire proprio dalle famiglie eterosessuali tradizionali o nei rapporti di coppia. Il 62,7% degli stupri, infatti, è commesso da un partner attuale o da un ex, solo il 4,6% commesso da estranei (Fonte Istat).
Ricordiamo che anche le persone trans, soprattutto le donne trans, sono vittime della stessa violenza. Rifiutiamo la stigmatizzazione delle donne per stile di vita, scelte sessuali, aspetto o abbigliamento – che venga da chi stupra, da un giornalismo sessista e moralista, da avvocati e pubblici ministeri, da professionisti della salute che colpevolizzano o cancellano la nostra libertà di scelta se ricorriamo alla pillola del giorno dopo o all’IVG”.

Non una di meno Bologna annuncia inoltre che parteciperà alla mobilitazione contro il bus degli ‘anti-gender’ con una biciclettata a mezzogiorno, in luogo da definirsi. Ed ecco la chiamata diffusa in rete della rete Stop integralisti: “Alcune ormai tristemente note associazioni di integralisti cattolici hanno annunciato che un autobus arancione girerà l’Italia portando l’ennesimo messaggio violento e discriminatorio sotto la maschera di un’apparente ovvietà: ‘I bambini sono maschi e le bambine sono femmine. La natura non si sceglie’. E’ evidente propaganda ad un modello sociale stereotipato in cui ‘maschi’ e ‘femmine’ sono gli unici legittimi detentori di identità riconosciute, con rispettivi ruoli definiti, immutabili e gerarchici, perché ‘naturali’. Niente può esistere fuori da un rigido binarismo di genere, le differenze vanno annullate. Questa, è noto, costituisce la radice di ogni fascismo”.

Continua: “Lo stesso autobus arancione sta girando diversi paesi europei e americani, fra le proteste della cittadinanza e i divieti delle autorità. Ciò dimostra che si tratta di un progetto ben organizzato a livello internazionale. Si attaccano i diritti all’autodeterminazione di genere, alla libertà delle donne, all’accoglienza per le migranti e i migranti. Ma in Italia si attacca soprattutto la scuola pubblica statale (non a caso il bus porta anche la scritta “#StopGender nelle scuole”) perché la scuola è un motore del cambiamento sociale, perché da lì parte la costruzione di una società laica e plurale, fondata sul rispetto.Siamo davanti all’ennesimo episodio di una campagna di odio che nel territorio bolognese va avanti da tempo. Prima le intimidazioni alle scuole dell’area Reno-Galliera, poi la schedatura di tutte le scuole della provincia in base al livello di adesione alla “teoria gender” e ora il “bus dell’odio” per le strade della nostra città. Lo scorso giugno abbiamo costituito una rete di associazioni e di cittadini/e per contrastare questa escalation di discriminazione sul nostro territorio. Da allora ci battiamo insieme per una società aperta, plurale e antifascista e continueremo a farlo”.

“Alla loro schedatura fascista – si legge in conclusione – rispondiamo che noi portiamo con orgoglio il “bollino rosso” delle scuole in cui studiamo, in cui lavoriamo, in cui gestiamo progetti, in cui mandiamo i/le nostri/e figli/e, perché siamo orgogliosi/e dell’educazione alle differenze che vi viene insegnata. Per questo, chiediamo ai sindaci e alle istituzioni di tutta la provincia di Bologna di assumere da subito una presa di posizione precisa e inequivocabile: non deve esserci spazio per chi esclude, discrimina, diffama. Invitiamo quindi tutte e tutti a scendere in piazza mercoledì 27 settembre per rispondere all’odio con l’ironia. Ad una visione escludente, rispondiamo con i nostri corpi, con la nostra visione del mondo inclusiva e colorata. Con un maglietta bianca con bollino rosso e tanti cartelloni rivendicheremo una Bologna accogliente, che promuove l’educazione alle differenze e all’inclusività, in cui libertà non è sinonimo di odio e discriminazione. Il 28 settembre alle 15 saremo in presidio all’Ufficio Scolastico Regionale in Via dei Castagnoli a chiedere al direttore Versari una parola chiara in difesa della libertà di insegnamento e dell’educazione al rispetto delle differenze.  Alle 18 risponderemo all’appello di NonUnaDiMeno confluendo in Piazza Re Enzo nella manifestazione internazionale in difesa del diritto all’aborto.  Si tratta della stessa battaglia, la battaglia dei diritti, contro ogni discriminazione di genere, contro ogni razzismo e per una società laica, plurale e antifascista”.

In ordine alfabetico, le sigle che hanno dato adesione alla mobilitazione contro il “bus dell’odio”: “ANPI Pratello, Arcigay, Cassero LGBT center, ArciLesbica, Armonie – Associazione di donne, Associazione Il Progetto Alice, Associazione Indie Pride, Associazione Orlando,Associazione Ass. Primo Moroni – Nuova Casa del Popolo di Ponticelli (BO), Brigate della Pace, CDS ‘70 – Centro di Documentazione della scuola degli anni ‘70, Centro Sociale Tpo, Cesp – Centro Studi Scuola Pubblica, Circolo Arci RitmoLento, Coalizione Civica, Cobas Scuola, Collettivo Cseno – Rete della Conoscenza, Collettivo Exarchia, Collettivo Hobo, Comitato Bologna Pride, Comitato Bolognese Scuola e Costituzione, Coordinamento Precari/ie Scuola, Emilia Antifa, Falling Book associazione culturale, Gateway, L’altra San Pietro – Comune di San Pietro in Casale, Làbas occupato, LàBimbi, Link – Studenti Indipendenti – Rete della Conoscenza, MIT – Movimento Identità Trans, Mujeres Libres. Noi restiamo,  Non Una Di Meno Bologna, Studenti Medi Autorganizzati, Circolo UAAR Bologna, USB Scuola, Vag61”.