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Dozza “illegale”, e tenerci i bambini “è sadismo”

Il commento del circolo Chico Mendes al primo rapporto semestrale 2017 dell’Ausl: la situazione è tale che “occorre giungere ad una dichiarazione formale di inagibilità igienico-sanitaria”.

23 Agosto 2017 - 18:10

“La Dozza era e rimane ‘illegale’; adesso è diventato anche un ‘carcere pediatrico’! Occorre respingere questa forma di sadismo nei confronti dell’infanzia”. E’ il commento che il circolo Chico Mendes rilascia alla luce del primo rapporto semestrale 2017 redatto dall’Ausl sulle condizioni del carcere a Bologna. Il riferimento all’infanzia riguarda i bambini costretti a vivere all’interno del penitenziario insieme alle mamme, ma si tratta solo di una delle criticità rilevabili. “Per la Dozza occorre giungere ad una dichiarazione formale di inagibilità igienico-sanitaria”, scrive il circolo Mendes, nel commento firmato dal medico del lavoro Vito Totire: “Il quadro complessivo ed i problemi sono i ‘soliti’; le persone detenute risultano 766 di cui 688 maschi e 78 femmine; nel precedente rapporto risultavano complessivamente 762 (693 maschi e 69 femmine); dunque sia pure di poco la popolazione detenuta è cresciuta con lieve decremento dei maschi e incremento delle femmine; si sono aggiunti però, fatti gravissimo, quattro bambini; dunque rispetto alla capienza teorica vi sono 283 persone in più; certo in passato la Dozza ha visto cose peggiori (anche oltre 1000 ‘ospiti’: vedi i nostri precedenti commenti dal 2004), ma se non ci muoviamo, sia pure lentamente, il trend potrebbe riportarci alle condizioni del passato; sono detenuti – con le loro madri – quattro bambini di età inferiore a tre anni; la cosa è intollerabile; dopo anni di chiacchiere e di leggi disattese constatiamo che per questi quattro bambini non esiste – oggi – una alternativa: che sia quella ottimale degli arresti domiciliari per l’adulto o della casa famiglia o, in subordine, quella dell’ Icam, residenza a vigilanza attenuata prevista della legge 62/2011; tra l’altro l’Icam deve essere attivato nelle condizioni in cui ci siano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, che ci paiono improbabili visto il profilo della popolazione femminile detenuta; in alternativa devono essere attivate le case‐famiglia; cosa rispondono le istituzioni locali e nazionali a questa nostra denuncia?”. Indipendentemente dalla situazione del genitore, “il bambino cosa c’entra?”, scrive il circolo Mendes “Che idea interiorizzerà delle relazioni tra le persone e della organizzazione sociale? Che rapporto potrà avere da grande con le istituzioni? Sarà possibile non fare di questa esperienza un trauma difficile da metabolizzare? Come giocherà in quel mare di cemento rovente che è la Dozza?”.

Per il resto, in base al rapporto Ausl “la sequenza dei problemi citati o più spesso rimossi sono quelli di sempre: si parla di ‘sale di culto’; in verità il plurale pare fuori luogo in quanto, ci risulta, essere presente una sala per il culto cattolico; si parla di presenza di una biblioteca; le biblioteche risultano essere invece 7, il che è positivo ma denota l’approccio da ‘questionario/fotocopia’ dei rapporti semestrali, insomma, quel che non dovrebbero essere; sul patrimonio librario delle carceri avanziamo da tempo una proposta: che l’archivio (a livello nazionale) venga collocato online per consentire a chi vuole donare libri di orientarsi sulla destinazione; le modalità di contatto attuali con l’area educativa sono lente e dispendiose: in teoria si dovrebbe inviare l’elenco di libri che si vorrebbe inviare e …attendere risposta per il via libera; questa prassi non risponde a criteri di ergonomicità in quanto aumenta inutilmente il lavoro per tutti; per chi contatta dall’esterno non è chiaro se e quali siano i vincoli; sarebbe anche importante conoscere ed essere periodicamente aggiornati sulla composizione linguistica e sui paesi di provenienza degli ospiti, per modulare meglio gli invii dei materiali; le ore d’aria giornaliere sono 5‐6: si può fare di meglio; gli infermieri della Ausl sono 28 più due di una agenzia e due operatori sociosanitari; pareva che gli infermieri fossero diventati tutti Ausl (il che ci è sembrato un dato positivo); forse si sta ricorrendo ad un supporto di lavoratori interinali? Se è così ci parrebbe un inizio di passo indietro; i soggetti tossicodipendenti sono 224 uomini e 14 donne; essendo evidente che il carcere non è il luogo adeguato per la presa carico di soggetti tossicodipendenti e che tutti loro sono reclusi in relazione a reati connessi con la ‘necessità’ di procurarsi sostanze, è evidente che una seria politica di prevenzione scarcererebbe ben 238 persone avvicinando sensibilmente la Dozza agli standard teorici di recettività; peraltro la opinione pubblica non è stata informata delle cause di decesso della persona detenuta accusata di aggressione a un tassista; in sostanza la istituzione garantisce che l’ambiente sia immune dalla circolazione di sostanze stupefacenti ‘illegali’? i soggetti Hiv positivi sono otto uomini; nessuna donna; Hcv positivi 55 uomini e tre donne; Hbv positivi otto uomini e nessuna donna; una persona con handicap motorio; a proposito di personale si conferma la totale assenza di educatori professionali”.

Rispetto alle attività lavorative “manca del tutto un quadro chiaro della situazione occupazionale”, rileva il circolo Mendes. E ancora: “La mensa detenuti non esiste: qui dobbiamo tornare su un diritto a cui violazione si configura come un elemento che concorre a definire il trattamento subito alla Dozza come disumano e degradante; la assenza del refettorio (che è uno dei requisiti proposti come fondamentali nientemeno che dall’Onu) determina: a) la sovrapposizione dello spazio per i servizi igienici con quello necessario per il consumo dei pasti e l’igiene delle stoviglie; questa grave ‘lacuna’ deve portare gli organismi di controllo che la prassi all’italiana ha voluto ibernare, a decretare la inidoneità igienico‐edilizia della Dozza”.

Tra le proposte avanzate, il circolo Mendes propone che ad eleggere il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale siano gli stessi detenuti, perchè “ormai è evidente che i Garanti, per come sono nominati oggi, non servono ai detenuti ma ai Consigli comunali per consentire al ceto politico di dire ‘facciamo qualcosa…'”. Il circolo Mendes propone anche che il rapporto Ausl prenda “in esame anche la Rems di via Terracini e tutte le condizioni in cui le persone sono trattenute contro la loro volontà con particolare riferimento alle strutture psichiatriche”. La Rems è “carcere o non carcere? Quel che è chiaro è che la Rems è una struttura in cui la persona permane contro la sua volontà; allora comunque deve essere inclusa nel monitoraggio e nel rapporto”.