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Dopo tre mesi in carcere, Lorenzo va ai domiciliari

Cua: “Piccolo passo avanti che mette in discussione le vendicative e politicissime accuse”. Hobo interviene dopo le condanne (e le assoluzioni) per la contestazione a Renzi in Montagnola. Intanto, condannato l’ex vicequestore ed ex assessore Preziosa.

25 Aprile 2018 - 10:21

“Dibi, Lorenzo, in carcere da quasi tre mesi (per accuse relative al corteo antifascista a Piacenza del 10 febbraio, ndr) va agli arresti domiciliari”. La notizia è stata diffusa ieri dal Cua, che aggiunge: “Dopo i domiciliari a Mustafa, anche il secondo compagno esce dal carcere di Piacenza che tiene ancora in cella Brescia, a lui va la nostra più forte e determinata solidarietà. Registrando questo piccolo passo avanti che mette in discussione le vendicative e politicissime accuse rivolte contro i nostri compagni dai pm rinnoviamo l’invito a partecipare alla manifestazione antifascista di domani al grido di Dibi, Brescia, Mustafa, Nicolò liberi! Libertà per gli/le antifa!”.

Hobo intanto commenta così l’esito del processo per la contestazione del 2015 contro Matteo Renzi in Montagnola: “Qualche giorno fa a Bologna sono arrivate alcune condanne in primo grado a studenti e precari per la contestazione a Renzi del 3 maggio 2015 durante una farsesca Festa Nazionale del Pd alla Montagnola – ma anche tante assoluzioni a dimostrazione della solita inconsistenza del lavoro di Digos e Procura che avevano già cercato di fare cassa con decreti penali di condanna fino a 45.000 euro, ovviamente dribblati da tutti gli imputati. Farsesca, dicevamo, perché in una settimana di sceneggiata democratica sono state più le contestazioni sociali ai ministri (oltre a Renzi furono attaccati anche il ministro dello sfruttamento Poletti e quello dell’ignoranza Giannini) che le salamelle vendute (pardon, ormai ci sono solo i ristorantini chic); più i celerini a difesa di un circo illegittimo che il pubblico astante. Quel 3 maggio centinaia di persone assediarono il parco della Montagnola in più punti nonostante le cariche della polizia, per scaricare la propria rabbia contro Renzi. In quel giorno durante gli interventi al megafono dichiarammo una cosa: la fine della festa del Pd e la morte sociale del suo partito. A distanza di pochi anni possiamo affermare che quel funerale fu puntuale, fu celebrato e conquistato socialmente, passando da Bologna e dalla spinta sociale che l’ha attaccato in tutta la penisola, prima che nell’urna elettorale”.

Ieri, infine, si è avuta notizia di un’altra condanna: ma questa volta il protagonista è un ex vicequestore ed ex assessore comunale alla Sicurezza (ai tempi di Guazzaloca), cioè Giovanni Preziosa. In primo grado è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere e al pagamento di 2.500 euro di multa e delle spese processuali per omessa denuncia, detenzione illegale di armi comuni da sparo, da guerra e clandestine. Preziosa era accusato di tenere in casa e in ufficio una serie di armi prive di documentazione, senza denuncia di cessione e senza matricola, oltre a numerose munizioni che non avrebbe potuto tenere. La condanna costa a Preziosa anche la revoca della sospensione condizionale dei 18 mesi patteggiati dall’ex vicequestore nell’ambito dell’inchiesta veneziana sul Mose, dove era accusato di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Revoca che diventerà esecutiva solo dopo quando questa sentenza sarà definitiva.