Acabnews Bologna

Dopo lo sgombero, sigillati gli accessi alla palestra di via Gandusio

Gli ex occupanti: “Ecco cosa fa Acer, invece di garantire l’utilizzo del suo patrimonio per gli inquilini”. Social Log, intanto, racconta la storia di una famiglia di Ayele, sotto sfratto per morosità incolpevole.

28 Febbraio 2017 - 19:03

Dopo lo sgombero scattato stamattina, accessi murati (o meglio sigillati con grate e piastre di metallo) alla palestra di via Gandusio che, occupata nei giorni scorsi, era stata ribattezzata Spazio popolare Abd El Salam. “Anche oggi- si legge sulla pagina Facebook creata per raccontare l’occupazione- abbiamo potuto constatare la vera utilità dell’Acer: invece di garantire l’utilizzo del suo patrimonio per gli inquilini ha deciso di far sgomberare la palestra di sua proprietà. Il patrimonio pubblico, che siano appartamenti o spazi di aggregazione popolare, deve essere accessibile e usufruibile a chi ne ha diritto. Tutto il patrimonio delle case popolari è stato possibile realizzarlo soltanto grazie alla trattenuta Gescal, una tassa che la classe lavoratrice ha pagato per realizzare l’edilizia pubblica! Svendere, sfrattare, distruggere questo patrimonio vuol dire sottrarre ai lavoratori un proprio diritto, costruito con il sudore del lavoro dei nostri padri e nonni!Acer e Pd: giù le mani dalle nostre case e dai nostri spazi!”.

Il commento di Asia-Usb: “Dopo la scoperta al 36 delle biblioteche, oggi la polizia ha scoperto le palestre! Sempre con il solito ‘tatto’… E il risultato è lo stesso: invece di spazi di socialitá abbiamo spazi vuoti! Basta sgomberi! Basta repressione!”.

Scrive invece Pugno chiuso: “Stamattina la celere si è presentata in reparto antisommossa in via Gandusio ed ha murato la palestra popolare Abd El Salam, recentemente aperta dagli inquilini di via Gandusio coi militanti della lotta per la casa bolognese. Murare gli appartamenti popolari sgomberati è abitudine di Acer, attuale proprietario sulla carta della palestra, che ora procede a murare questo come altri appartamenti e stabili, tolti abusivamente alle famiglie che ne avrebbero necessità e che sono le reali proprietarie del patrimonio Acer tutto, ivi compresa la palestra”.

Il Comitato inquilini resistenti con Social Log, intanto, racconta pubblicamente la storia della famiglia sotto sfratto di Ayele, operaio delle pulizie in stazione ferroviaria, sottolineando “le gravi responsabilità del sindaco Merola e del suo partito nell’abbandonare migliaia e migliaia di cittadini in mezzo ad una strada per poi farli pestare dal questore Coccia nel caso questi si organizzino per rivendicare un diritto inalienabile come quello alla casa. Anche in questo caso infatti le istituzioni che dovrebbero garantire soluzioni al disagio abitativo sono state completamente assenti e non hanno lasciato ad Ayele altra possibilità che resistere. Quello che avverrà il giorno dello sfratto alla famiglia di Ayele sarà di diretta responsabilità della renzianissima assessora alla casa Geri e della giunta Merola. Per quanto ci riguarda saremo al fianco di Ayele, della sua famiglia, per resistere allo sfratto e non abbiamo alcun dubbio che su indicazione della cricca renziana che governa la città al posto di soluzioni dignitose garantite ai propri cittadini in materia di disagio abitativo dovremmo ancora avere a che fare con gli uomini in divisa comandati dal questore Coccia. Il signor Ayele, fino a qualche anno fa, era titolare di una piccola attività di import export con l’estero, attività che con l’arrivo della crisi economica ha subito pesanti perdite, tanto da costringere Ayele ad accedere ad un prestito per far fronte alle spese ed ai pagamenti. Purtroppo nemmeno tale tentativo è riuscito ad evitare il fallimento e la piccola attività è stata costretta a chiudere. Il signor Ayele ha così cominciato a lavorare, come lavoratore dipendente, presso una cooperativa di pulizie alla stazione centrale di Bologna, ma anche in questo caso ha dovuto subire gli effetti della crisi economica, poiché la cooperativa, per esigenze relative alla riorganizzazione aziendale, ha dovuto ridurre gli orari di lavoro, trasformando i contratti di lavoro precedenti in contratti di solidarietà, con orario di lavoro ridotto ed un salario dimezzato. Dunque a causa della crisi, il signor Ayele si è trovato a dover far fronte contemporaneamente sia al pignoramento di un quinto del proprio salario, per onorare il prestito ricevuto per salvare la propria attività, sia al pagamento delle spese dell’affitto, per un ammontare di 550 euro più spese condominiali, per un totale di circa 800 euro al mese, oltre a dover provvedere al mantenimento della propria famiglia composta dal figlio minore e dalla moglie. Queste sono le reali cause della morosità, le difficoltà economiche di una normalissima famiglia che è stata colpita dalla crisi economica e non come sostiene l’avvocato della proprietà, una semplice volontà di non pagare. Del resto, non si capisce come una persona che ha un’introito mensile di mille euro, compreso assegno familiare, possa affrontare, senza alcun tipo di aiuto da parte delle istituzioni competenti, gli elevati costi dell’affitto nel mercato privato oltre che al pignoramento del quinto del salario”.

Scrive ancora Social Log: “Drammi come questo non sono una novità per Bologna, nel 2016, infatti, la nostra città è diventata la città italiana con il primato dell’incremento delle morosità sulle rate condominiali e sugli affitti, con un incremento del 33% rispetto al 2015 ed un totale di 3.896 famiglie morose. Riconoscendo la problematicità della situazione, il giorno dell’udienza di convalida dello sfratto lo sportello legale di Social Log ha provato ad avere un contatto con l’avvocato della proprietà immobiliare per arrivare ad un accordo conciliativo, proponendo l’accesso al protocollo antisfratto siglato tra Comune e Prefettura di Bologna, per consentire alla proprietà di ottenere il risarcimento delle morosità accumulate ed alla famiglia di continuare ad avere una casa. Tale accordo, infatti, avrebbe potuto garantire alla proprietà di ammortizzare la morosità accumulata e le varie spese per un totale di circa 10.000 euro, purtroppo tale offerta che è stata categoricamente e indiscutibilmente rifiutata dal legale della proprietà. Nel frattempo Ayele si posiziona nei primi posti della graduatoria per l’assegnazione della casa popolare con l’attribuzione del punteggio che si assegna quando si è in presenza di una morosità incolpevole. Fatta chiarezza sui fatti, ribadiamo ancora una volta che la resistenza agli sfratti è l’unica pratica che consente oggi a centinaia di famiglie di non finire in strada, di mantenere inalterato il punteggio per accedere alla casa popolare e di superare così la situazione di emergenzialità. Solo l’anno scorso sono state più di 100 le famiglie che hanno partecipato alle attività del Comitato Inquilini Resistenti, trovando una soluzione abitativa adeguata e dignitosa. Il prossimo accesso dell’ufficiale giudiziario il Comitato sarà presente per permettere alla famiglia di Ayele di ottenere la casa popolare ed conquistare il diritto del ‘passaggio da casa a casa’ previsto anche dalla Carta Sociale Europea e lunedi saremo in presidio sotto gli uffici dei Servizi sociali del Quartiere Navile, durante l’incontro con gli assistenti sociali, per continuare a reclamare casa, reddito e dignità per Ayele e tutte le famiglie che vivono sulla propria pelle il dramma dello sfratto”.