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Docenti indagati per gli esami a studenti sospesi, Cua: “Inaccettabile regime di terrore”

E arrivano dodici nuove sospensioni disciplinari, ai danni di ragazzi del Collettivo autonomo e di Lubo. Ubertini intanto alza il tiro: “Mi aspetto che l’occupazione al 22 si concluda definitivamente”.

13 Luglio 2017 - 17:56

Il Collettivo universitario autonomo dà notizia in un comunicato giunto in redazione del fascicolo per abuso di ufficio aperto dalla Procura sui prof che hanno accetato di far sostenere esami ai ragazzi sottoposti a sanzioni disciplinari per le mobilitazioni studentesche degli scorsi mesi. Intanto, ben lungi da voler svelenire il clima, il rettore Francesco Ubertini torna  a intervenire sull’occupazione di un’aula a Giurisprudenza: “Abbiamo detto che è una cosa che deve rientrare e mi aspetto che si concluda definitivamente”

La nota del Cua  prende le mosse dalla notizia, risalente alla settimana scorsa, della pubblicazione della classifica sulle università italiane stilata del Censis, noto istituto privato di ricerca. L’Alma Mater è risultata prima tra gli atenei sopra i 40.000 iscritti, con punteggi particolarmente alti in quanto a  internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali. Un risultato che ha fatto parlare la stampa mainstream di ‘Medaglia d’oro’. “Si tratta di un primato che – commentano gli studenti – sappiamo bene essere il guscio estetico di una ben più subdola e meschina natura, nemmeno troppo nascosta, che troppo spesso ha coinciso con manganelli, diritti violati e rifiuto totale di rispondere ai bisogni degli studenti. È per questo che come studenti e studentesse ci rifiutiamo di accettare una rappresentazione della nostra Università tanto assurda quanto bugiarda, e oggi, in occasione del Senato Accademico, abbiamo denunciato pubblicamente alcuni fatti piuttosto gravi che stanno avvenendo nel contesto universitario della nostra città”.

Prosegue il testo: “Ci riferiamo agli inaccettabili e numerosissimi provvedimenti disciplinari che in questi mesi stanno colpendo coloro che, in prima persona, hanno partecipato alle lotte sociali in Zona Universitaria durante quest’anno accademico. Dopo le sospensioni legate alla mobilitazione contro il caro mensa, infatti, in questi giorni 10 studenti del nostro collettivo sono stati raggiunti dall’avviso di nuovi provvedimenti disciplinari in riferimento alla ‘lotta dei tornelli‘, che a partire da febbraio ha infuocato i territori ribelli della zona Uni coinvolgendo migliaia di studenti. E’ in questo clima provocatorio che il Rettore si approccia alla riapertura del 36. Come si può pensare che un modus operandi di questo tipo possa meritare una medaglia d’oro? Troviamo assurdo che l’Unibo, oltre a non garantire i diritti fondamentali, quali una mensa ad un prezzo accessibile e degli spazi liberi di aggregazione e condivisione dei saperi, si impegni così assiduamente a punire chi, contro queste mancanze, ha lottato e continuerà a lottare. La pratica dell’esame collettivo, imposto da compagni, amici e studenti solidali, ha dimostrato di essere la strada giusta da percorrere per rompere in modo definitivo questo illegittimo e infame dispositivo repressivo, legittimato da un ‘codice etico’ che, dal nostro punto di vista, di etico ha solamente il nome. Annunciamo quindi a gran voce che a partire dai prossimi appelli daremo battaglia fino alla definitiva fine di questi dispositivi, ogni esame collettivo sarà una barricata!”.

Conclude il  collettivo: “Denunciamo infine le gravi e congiunte pressioni di Università e questura ai danni dei docenti coinvolti nell’esame collettivo. Contro di loro sono stati addirittura aperti fascicoli dalla procura per abuso di pubblico ufficio. Alla luce anche di questo, dell’inaccettabile regime di terrore che Ubertini vorrebbe istaurare in università stringendo e limitando sempre più spazi di libera aggregazioni, iniziativa ed espressione ci chiediamo: dove andrà a finire l’università? Studenti sospesi e professori denunciati…eccolo il codice etico! Daremo battaglia per impedire che tutto ciò diventi il pretesto in futuro per accanirsi non soltanto contro gli studenti ma anche contro chi osa contestare il modello aziendalistico dell’università post Gelmini”.

E sempre rispetto alla lotta contro i filtri all’accesso della biblioteca di discipline umanistiche interviene anche Lubo: “È stata notificata anche a due nostri compagni l’apertura di procedimenti disciplinari da parte dell’Università. Ci ricordiamo bene quei giorni di febbraio: migliaia di persone si sono opposte alla chiusura immotivata del 36 da parte del Rettore Ubertini, liberando e restituendo agli studenti uno spazio simbolo della vita universitaria, che voleva essere chiuso e che invece è stato augestito e riaperto. Ricordiamo bene anche le cariche violentissime dentro la biblioteca e le manifestazioni, le assemblee e le iniziative partecipatissime che ne seguirono”.

Spiega il collettivo su Facebook: “Ai nostri compagni viene contestata la presenza all’interno del numero civico 36 di via Zamboni, in quei giorni occupato. I procedimenti disciplinari si basano su delle parziali indagini della Digos e non tengono conto del fatto che non c’è ancora nessun giudice che ne ha confermato la veridicità. L’Università quindi vuole punirci senza nessuna condanna, con procedimenti sommari e senza garanzie che potrebbero portare fino alla sospensione di 1 anno dall’Università. Non siamo gli unici a essere stati colpiti da questo procedimenti disciplinari e esprimiamo massima solidarietà a tutti gli studenti coinvolti. È inacettabile questo comportamento intimidatorio, volto a criminalizzare una mobilitazione giusta e partecipata. Rimandiamo quindi al mittente le accuse, orgogliosi di quelle giornate di lotta e consci che eravamo e siamo dalla parte del giusto. Il 36 rimane ancora chiuso e vuoto, l’Università pensa di zittirci con delle sanzioni disciplinari, quello che promettiamo è che a settembre, al 36, ci torneremo con la determinazione di sempre”.