Acabnews Bologna

Di nuovo un tentato suicidio al dormitorio Beltrame

Il Tpo raccoglie la denuncia di un rifugiato ospite della struttura: a due ragazzi tunisini viene negato un pasto, uno dei due tenta di impiccarsi all’inferriata, intervengono le forze dell’ordine e li portano via

08 Luglio 2011 - 16:18

Solo tre settimane fa allo stesso dormitorio un altro ragazzo tunisino aveva minacciato il suicidio perché non gli veniva permesso di dormire all’interno.

> Il comunicato:

Scene di ordinaria follia

Raccogliamo e diffondiamo la testimonianza di Ahmed (nome di fantasia), un giovane cittadino tunisino titolare di permesso per motivi umanitari inserito nel Piano di Accoglienza Profughi coordinato dalla Protezione Civile ed alloggiato presso il dormitorio Beltrame, in Via Sabatucci a Bologna, una delle strutture dove vengono accolti i titolari del permesso per motivi umanitari varato dal decreto sull’emergenza del Nord Africa.

Il racconto di Ahmed si riferisce a quanto accaduto nella notte tra il 7 e l’8 luglio.
“Ieri sera verso le 21 due ragazzi tunisini si presentano al Beltrame, in portineria chiedono di poter mangiare, ma l’operatore dice loro che non dormendo lì non possono usufruire dei pasti. I ragazzi ribadiscono che vorrebbero mangiare. Arrivano così le volanti dei carabinieri. Pare che sia una routine chiamare le forze dell’ordine e i problemi si risolvono così. Uno dei due ragazzi inizia a tagliarsi con una lametta e un carabiniere punta la pistola contro di lui.
Il ragazzo lascia immediatamente la lametta. I militari se ne vanno.
Il ragazzo allora si dirige verso il muro dietro il centro, c’è un grande e alto cancello e si arrampica, trova il sostegno di una telecamera e con la cintura prova a suicidarsi. “E’ sempre la stessa storia, lo stesso teatro, già altre volte ci ha provato”, pensiamo. Questa volta però succede per davvero.
Il compagno corre per salvarlo, sale sulle sbarre del cancello e prova a togliergli la cintura dal collo, chiede aiuto, “chiamate l’ambulanza, sta per morire”. Gli operatori assistono alla scena senza dare niente fino a che il ragazzo che è salito per salvarlo, cade dal cancello e si rompe le gambe.
Tutte le persone urlano, italiani, tunisini, tutti. C’è grande disperazione. Dopo un quarto d’ora arrivano due ambulanze e 4 volanti prendono i due ragazzi e li portano all’ospedale. Non sappiamo più niente di loro”.
Quello che è successo ieri sera al Beltrame non è un’eccezione. Ahmed ci parla anche delle sue condizioni di vita nel centro.
“Al Beltrame ci sono molti problemi, arrivano tanti ragazzi stranieri che non sanno dove dormire, non sanno dove mangiare, dormono nei giardini. Qui però anche chi ha trovato posto non può dormire perchè ci sono sempre problemi, ci sono tanti ragazzi giovani, non conoscono la soluzione per il loro futuro, hanno problemi psicologici, non capiscono la lingua, non capiscono i diritti e la storia dell’Italia. Non riescono così a comunicare, a integrarsi realmente. Sono isolati.
Io sono in uno stato psicologico difficile, tutte le sere ci sono i carabinieri, non riesco più a dormire, è difficile continuare a vivere cosi. È difficile andare a scuola, cercare lavoro, se le condizioni di vita sono così disumane. Siamo venuti in Italia per cambiare la propria vita, per vivere tranquilli, chi a studiare chi a lavorare chi per viaggiare e conoscere il mondo. Ma ormai una frase detta tra noi è diventata proverbio: “che la cosa migliore che uno può ottenere in Italia è non perdere il proprio spirito”.
*Ahmed ci racconta anche dell’utilizzo di farmaci per sopportare la situazione e si chiede quale futuro ci sia per loro.*
“Tanti ragazzi prendono dei tranquillanti, medicinali, pour oublier, per dimenticare quello che stanno vivendo. Anche ieri sera alcuni ragazzi hanno fatto vedere ai carabinieri e agli operatori la loro disperazione: “Guarda come facciamo per dimenticare questa orribile situazione” e mostrano le pastiglie di novatrine(?) recuperate da spacciatori di medicinali. Mentre si discute di permesso di soggiorno e di quello che è successo, un ragazzo dice “vi prego, datemi da mangiare.” Al Sabatucci infatti si mangia solo due volte al giorno e non puoi di certo arrivare in ritardo. So che il comune sta cercando soluzioni ma sta diventando troppo tardi. Mancano gli elementari diritti. Io mi chiedo, chi ha lasciato soli gli operatori del Beltrame?Dove andremo se il Sabatucci verrà chiuso? Quando potremo vivere degnamente?”

Tpo